Avrebbe riscosso assegni non trasferibili intestati ai suoi clienti e trattenuto indebitamente somme che non gli spettavano.
Un avvocato catanese, classe 1969, è stato sottoposto agli arresti domiciliari poiché accusato di truffa aggravata e autoriciclaggio, inoltre i suoi beni sono stati sottoposti a sequestro preventivo.
L’operazione, condotta dagli uomini del Comando Provinciale della Guardia di Finanza di Catania, su delega della Procura etnea, segue ad attività investigative condotte dalle Fiamme Gialle.
Si tratta di Fabio Gaetano Cavallaro, legale di diversi lavoratori della Multiservizi. Il nome non è stato diffuso dai finanzieri che, anzi, quando abbiamo chiesto notizie sulle generalità pubblicate da altre testate, si sono chiuse nel più stretto riserbo, ma fonti ufficiose a noi vicine, oltre che l’autorevolezza dei giornali che avevano pubblicato nome e cognome, ci hanno confermato il nominativo in questione.
Dalle indagini è emerso che il professionista in un periodo dal 2014 al 2017, avrebbe sottratto ingenti somme di denaro ai propri clienti, assistiti nell’ambito di cause intentate in materia di lavoro per irregolare licenziamento.
Dall’analisi di numerosi conti correnti riconducibili all’arrestato e ai suoi familiari e attraverso delle dichiarazioni di diversi suoi clienti e persone coinvolte nei fatti, si è arrivati a ricostruire il suo modus operandi.
L’avvocato, ottenuto il riconoscimento dell’indennizzo in favore dei propri assistiti, avrebbe provvisto a richiedere agli istituti di credito della società soccombente, l’emissione di uno o più assegni con beneficiari i suoi clienti che, tuttavia, egli stesso, illecitamente, nonostante la clausola di non trasferibilità presente su tali titoli, avrebbe riscosso dalla banca; in seguito, avrebbe deciso, in maniera del tutto arbitraria, quale fosse la quota di sua spettanza, trattenendo una parte dell’importo riscosso per sé, e facendo emettere solo per una parte dell’indennizzo spettante, ulteriori titoli non trasferibili a favore dei suoi clienti. Questi, completamente ignari del raggiro realizzato dal professionista, venivano pertanto frodati poiché ritenevano che l’importo ricevuto fosse l’intero valore a loro riconosciuto a seguito della causa intentata.
Il sistema fraudolento si sarebbe concluso con la destinazione delle provviste di cui si era illecitamente appropriato, per farne perdere le tracce, a favore di conti correnti non riconducibili al professionista, per esempio intestati a suoi familiari, ovvero con l’investimento delle somme nell’acquisto di strumenti finanziari. Per tali condotte il professionista è indagato anche per il reato di autoriciclaggio aggravato dall’aver commesso il fatto nell’esercizio dell’attività professionale.
Le Fiamme Gialle etnee hanno ricostruito per l’intero periodo oggetto di indagine movimentazioni bancarie illecite per oltre € 750.000, importo per il quale, in esecuzione del provvedimento del Tribunale di Catania, sono stati sottoposti a sequestro preventivo beni e disponibilità finanziarie di corrispondente valore riconducibili all’indagato professionista.