L’onlus denuncia atteggiamenti discriminatori da parte del Comune che replica “Non aveva l’autorizzazione”.
Secondo Salvatore Mirabella, presidente dell’associazione “Come Ginestre” sono diversi gli episodi discriminatori subiti dalla Onlus, che opera nel settore sportivo con atleti disabili, anche a livello nazionale.
“Da 3 settimane – scrive infatti in una nota Mirabella – il nostro sodalizio subisce atti discriminanti da parte della Direzione Sport, diretta dal Dott. Paolo Italia, e del Responsabile degli impianti sportivi Dott. Roberto Marzà, che per più di una occasione hanno deliberatamente vietato l’accesso sia nella Piscina di Nesima sia al Palacatania dove svolgiamo le nostre regolari attività di nuoto paralimpico e di wheelchair rugby (rugby in carrozzina), senza una reale motivazione”.
Gli episodi cui si riferisce Mirabella sono 4 e si sono svolti gli scorsi 5,11, 12 e 21 aprile nelle strutture del Palacatania e della piscina di Nesima.
L’11 aprile spiega a Catania Pubblica Mirabella, gli addetti all’ingresso della piscina ci hanno inizialmente negato l’accesso, poiché non risultava loro che la Onlus fosse in regola con i pagamenti.
“Ma le somme, dovute in anticipo, afferma Mirabella, erano state versate. Si tratta di una quota mensile di circa 600 euro per la piscina di Nesima e di circa 80 euro per il Pala Catania. Avevo la copia cartacea del bonifico che ho mostrato agli impiegati di turno. Nel frattempo avevo chiamato la Polizia, che non mi ha risposto, ho chiamato i Carabinieri che mi hanno detto che non avrebbero mandato nessuna pattuglia perché le avevano tutte impegnate. Frattanto che facevo queste telefonate, nel giro di qualche minuto, mi hanno aperto i cancelli e quindi siamo entrati”.
L’episodio, però, non è stato isolato, prosegue il presidente della Onlus, “una settimana prima, il 5, era successa la stessa cosa al PalaCatania dove ho prodotto celermente tramite messaggio Whatsapp le ricevute, tanto è vero che, il tempo di inviare la foto agli operatori della piscina, e tutto è stato risolto, ma la cosa più indecorosa è il messaggio che è passato davanti alle tante famiglie presenti all’ingresso delle piscine, in barba alla privacy. Mentre il 12 aprile, sempre al Palacatania, volevano negarmi l’ingresso perché mancava l’autorizzazione, che posseggo e che mi scade nel giugno 2017, ma non ce l’avevo dietro”.
L’ultimo episodio si è poi verificato lo scorso 21 aprile al PalaCatania. Mirabella ci racconta che “Quel giorno l’impianto era occupato poiché c’era un campionato di Judo. Il giorno prima avevamo chiesto alla società che lo stava organizzando e agli impiegati e responsabili del Pala Catania se era possibile stare un’oretta all’interno dell’impianto, perché avevamo ricevuto la telefonata dei tecnici della Nazionale di wheelchair rugby che volevano venire a vedere degli atleti da selezionare. Tutti erano d’accordo e eravamo rimasti che ci avrebbero lasciato uno spazio di circa 100 metri libero per fare le selezioni. Avevo fatto la comunicazione scritta alla Direzione Sport, avevo chiamato addirittura il Direttore allo Sport nella mattinata e mi avevano assicurato che non c’erano problemi, ma tra le 14:15 e le 14:30 del giorno in questione la direzione sport mi ha chiamato dicendomi che non potevo entrare all’interno perché non avevo l’autorizzazione, poiché loro non avevano avuto tempo di potere gestire questa operazione. Quindi ci hanno lasciato fuori con i tecnici della Nazionale”.
Fin qui i fatti raccontati da Mirabella, abbiamo quindi chiesto una replica al Comune e siamo riusciti a parlare con il responsabile degli impianti sportivi Roberto Marzà che ci ha detto quanto segue “Il problema è che il pagamento da solo non è sufficiente, è uno degli elementi; poi bisogna prendersi tutte quelle clausole che sono inserite nell’autorizzazione, firmarle, sottoscriverle, e ritirare l’autorizzazione. Il pagamento è stato presentato all’ingresso dell’impianto, invece va presentato qui in ufficio da me. Noi lo registriamo sull’autorizzazione e rilasciamo copia dell’autorizzazione e quello è il titolo per entrare nell’impianto”.
Per quanto poi riguarda l’utilizzo del PalaCatania nel pomeriggio del 21 aprile, Marzà ha dichiarato che “Mirabella non aveva chiesto l’autorizzazione né aveva pagato lo spazio, aveva soltanto chiesto a voce di potersi allenare, dopo che si era messo d’accordo con gli organizzatori del Judo. Quindi all’interno dell’impianto se non si è autorizzati, e se non si è firmata e protocollata l’autorizzazione non può entrare nessuno. Questa è una regola del nostro regolamento comunale. Per me andava bene se era prevista nell’autorizzazione mensile, e siccome non lo era, tale ingresso non era autorizzato. Se mi avesse chiamato la mattina anziché il pomeriggio alle 16:00, anche con i salti mortali avremmo fatto l’autorizzazione. Lui invece è andato direttamente al campo pensando di essere autorizzato”.