A dare l’annuncio Pogliese durante la conferenza stampa convocata per illustrare i dati forniti dalla Ragioneria generale.
di Elisa Catanzaro e Salvo Giuffrida
È racchiuso in settanta pagine il destino del Comune di Catania, tanti sono i fogli che illustrano i rilievi della Corte dei Conti che, come ha annunciato stamattina il primo cittadino in apertura di conferenza stampa, ha chiesto per la città dell’elefante il dissesto.
Il provvedimento è arrivato alle 10.05 sulla scrivania del sindaco provocando lo scompaginamento della scaletta originaria dell’incontro. Ecco cosa ha dichiarato il sindaco Salvo Pogliese .
“Andremo ad analizzare le 70 pagine e valuteremo se ci sono le condizioni per presentare ricorso entro i 30 giorni alle sezioni riunite della Corte.
I debiti del Comune di Catania ammontano alla data del 15 giugno 2018 a un miliardo 580milioni e 78mila euro , inserendo anche le passività per il contenzioso. La situazione economico finanziaria è quindi particolarmente delicata. A noi non interessa attribuire responsabilità, ma voglio fare una riflessione su percentuale di riscossione: la Tari per esempio oggi viene riscossa al 50%, 71 milioni accertato, 35 milioni irriscosso. Vi è una parte non marginale di nostri concittadini che non è nelle condizioni di pagare e una parte che cerca di fare il furbo.
Io ritengo che pagare i tributi sia un dovere quindi credo che sia importante che tutti i nostri concittadini percepiscano quale è la situazione emergenziale nella quale ci siamo ritrovati, e che ci sia un atteggiamento diverso da parte di tutti. Da parte dell’amministrazione comunale saremo consequenziali e cercheremo di aumentare la percentuale del riscosso.
In riferimento invece a questa novità che temevamo, ma che ci saremo augurati di non commentare cercheremo di percorrere tute le strade legittime per evitare il dissesto. Vi aggiorneremo parlando con la solita chiarezza, con il dovere morale della trasparenza dinanzi a giornalisti, testate e a tutta la città come da modello che ci siamo dati”.
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Quindi è intervenuto il vicesindaco e assessore al Bilancio Roberto Bonaccorsi.
“La scaletta della giornata è stata un po’ stravolta perché ci troviamo davanti a scelte importantissime per la città. Il dispositivo richiama la possibilità del ricorso alle sezioni riunite della Corte e verificheremo affinché questa ipotesi traumatica possa essere non attacca in una città che già soffre.
I dati preparati per la conferenza di oggi testimoniavano una situazione debitoria importante, una difficoltà di cassa endemica.
L’idea della giornata era quella di mettere a fuoco i dati non di fare un’operazione verità, termine che non mi piace. Non entriamo in questa logica e neanche in quella della responsabilità perché non è quello che vogliamo fare.
Avendo a cuore le sorti della città, dobbiamo farci carico ciascuno questi debiti. Negli appunti avevo scritto l’insostenibile pesantezza del debito.
LE TABELLE
Il primo dato quello del debito complessivo del Comune è la sommatoria di alcune macrotipologie di voci, con dentro innumerevoli altri sotto conti analizzati in questi giorni. Data più significativo è quello relativo ai mutui succeduti nel tempo e insieme alle anticipazioni costituiscono voce significativa del debito. Anche dal contenzioso sorti debiti fuori bilancio e ci sembrava doveroso renderli trasparenti.
Seconda tabella è relativa alle rate annue per i mutui che traggono origine degli anni ’90 ad oggi.
Una riflessione, Catania non è la città più indebitata d’Italia, quella più indebitata è Torino, ma a differenza delle città del Sud quei mutui sono stati utilizzati per cambiare il volto alla città. Purtroppo nel caso nostro quei mutui sono stati contratti quasi tutti per pagare spese correnti, allora la legge lo permetteva, come per esempio le perdita dell’Amt. Il legislatore ha messo fortunatamente uno stop e dal 2001 non è più possibile.
Altra cosa che incide sui debiti fuori bilancio è quello relativo alla riscossione delle nostre entrate, come da tabella 3.
L’Imu è riscossa quasi integralmente, con la Tari l’indice si abbassa, dovremmo quindi fare una riflessione che attiene al senso di appartenenza a una comunità, al valore dell’etica e anche alla nostra responsabilità di amministrazione. Forse questa tipologia di riscossione per questo tributo non è adatta.
L’ultimo dato vuole ricordare cose successe negli ultimi 10 anni che hanno alleviato le difficoltà di cassa ma non le hanno risolte anzi hanno creato un alibi. Durante il periodo in cui sono stato assessore sono arrivate entrate straordinarie per circa 200 milioni di euro di cui 140 a fondo perduto e altri 60 milioni di euro di anticipazioni della Regione. Stessa cosa successa negli ultimi 5 anni.
Questo ci fa capire che diventa determinante che il legislatore e il governo nazionale si facciano carico attraverso appositi provvedimenti normativi delle difficoltà che hanno le regioni del sud”.