Prendere l’autobus, la metro, andare all’Asp, passeggiare per le strade. Tutto diventa difficile se in città manca la cultura di amministratori, cittadini, commercianti, rispetto al tema della disabilità.
di Salvatore Giuffrida
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Un giro in centro, entrare in un negozio a far compere o semplicemente a dare un’occhiata, prendere un autobus o la metro, recarsi alla sede dell’Asp, l’Azienda sanitaria provinciale, tutto è complicato, se non impossibile, per chi è costretto a viaggiare su una carrozzella.
”Non siamo noi i disabili – ci dice Giacomo Ciliberto – è il contesto che ci rende tali se no potremmo fare una vita normale”.
Gli fa eco Giuseppe Garaffo “Qui riusciamo a cavarcela per la solidarietà della gente, perché qualcuno che ti aiuta lo trovi sempre. Per il resto conviviamo con scivole mancanti, scivole ingombrate dalle auto, scivole che finiscono dentro i tombini…”.
Non parliamo poi di utilizzare i mezzi pubblici e se con Giuseppe la prova sulla metro è andata abbastanza bene, bisogna sottolineare però che ancora troppe stazioni non sono in grado di accogliere i disabili.
Per gli autobus di linea urbana la situazione sembra ancora peggiore, un autista, costretto a rifiutare l’accesso a Davide Lo Dico e al padre, ha ammesso di vergognarsi della propria azienda ma che, a Catania, la pedana per far salire le carrozzelle non c’è.
Situazione non migliore alla sede dell’Asp di Santa Maria La Grande dove oltre a trovare i posteggi per disabili occupati da chi non ne ha titolo, la scivola per le carrozzelle ha una pendenza ben superiore a quanto dovrebbe e quindi scherza Giacomo “Ogni volta sono costretto a fare lo slalom”.
Eppure lì le persone disabili sono costrette a recarsi spesso.
È un problema culturale ci dicono e come tale più difficile da abbattere delle barriere architettoniche.