La città di Catania, sebbene catalogata in fascia 2, è una delle città europee a più alto rischio sismico. Il punto della situazione nell’incontro organizzato da Cgil, Sunia e Fillea.
Nei prossimi 150 anni gli esperti si aspettano un terremoto di una magnitudo simile a quella del 1963. La vicinanza della faglia Ibleo Maltese rende Catania, seppur catalogata in fascia 2 per rischiso sismico, una delle città europee a più alto rischio di terremoto. Un evento che desta ancor più preoccupazione in una città che ha un patrimonio immobiliare vetusto e mal conservato.
La Cgil chiederà dunque al Ministero che si possa riaprire l’analisi della classificazione del territorio affinché la zona etnea venga riconosciuta in fascia 1.
Se n’è parlato nel corso del l’incontro “Gli interventi di riqualificazione per la sicurezza sismica e l’efficienza energetica: cosa e come fare”, tenutosi ieri pomeriggio nella sala Russo di via Crociferi organizzato da Cgil, Sunia e Fillea.
Durante i lavori è stato ricordato che più del 60% degli edifici sono stati costruiti prima del 1971, anno dell’entrata in vigore della legge antisismica. In pratica quindi tra vetustà e mancanza di criteri antisismici, l’85% degli edifici costruiti prima della norma avrebbero bisogno di interventi.
A introdurre i lavori, Rosaria Leonardi, del Dipartimento Politiche abitative della Cgil, che ha esordito dicendo: “Solo con la consapevolezza e la partecipazione dei cittadini è possibile trattare la questione per cui è necessario incentivare premialità per interventi di rigenerazione urbana.-Siamo convinti che dall’incentivo ai privati può anche partire una nuova cultura di prevenzione del rischio”.
Intanto, i fondi a disposizione – ricordano i relatori – non soltanto sono insufficienti, ma sono destinati soltanto agli edifici pubblici e alle scuole: ad oggi si tratta di 9 milioni di euro per la messa in sicurezza di cinque scuole, mentre i privati possono usufruire solo di detrazioni fiscali. Mentre i fondi del Patto per Catania, di circa 740.000 milioni di euro, dovrebbero poter incidere su gravi criticità del nostro territorio, sotto il profilo sismico, idrogeologico ed ambientale.
Fra gli strumenti che potrebbero fare la differenza, Giusi Milazzo, segretaria generale del Sunia ha parlato di “microzonizzazione sismica (superamento del ritardo) che fornisce una conoscenza geologica del territorio insieme a dati sulla frequenza sismica. Otterremo così informazioni utili per il governo del territorio, per la progettazione, la pianificazione, l’emergenza e la ricostruzione”.
Per il Sunia è necessario anche completare i piani di protezione civile con l’individuazione dei vuoti urbani facilmente raggiungibili in caso di scosse. Attualmente a Catania vi sono 130 aree di accoglienza che dovrebbero servire in caso di calamità a radunare i cittadini in pericolo. “C’è poi il nodo della patente sismica per gli edifici di cui dovranno dotarsi tutti gli immobili”. A tale scopo sarebbe necessario l’apertura di uno sportello unico sulla sicurezza sismica e la possibilità per i privati di avere crediti agevolati per interventi strutturali.
Sui costi per tali adeguamenti Ivo Caliò del Dipartimento di Ingegneria civile e ambientale dell’Università di Catania, ha riferito che “costa tra 300 e 400 € al mq. Si tratta di un sostanziale incremento della prestazione antisismica, paragonabile agli edifici nuovi. Esistono tecnologie per la nuova edilizia ma non sono mai applicate con questa configurazione negli edifici esistenti”.
La consulente fiscale Annalisa Spanó, ha posto l’accento su come la legge di stabilità 2017 abbia previsto una serie di interventi sul piano delle detrazioni fiscali e dei bonus: tra questi il “bonus ristrutturazioni” (proroga per il 2017 della detrazione per la ristrutturazione edilizia); il “bonus mobili” che prevede la detrazione del 50% sull’acquisto di mobili destinati ad un immobile in ristrutturazione edilizia ed anche per elettrodomestici; l'”ecobonus” approvato per una detrazione del 65% per lavori di riqualificazione energetica degli edifici; il nuovo “ecobonus condomini” che riguarda la detrazione al 70% per le spese di riqualificazione energetica di parti comuni degli edifici condominiali che sale al 75% su parti comuni dei condomini, per opere finalizzate a migliorare la prestazione energetica invernale o estiva.
“Occorre la definizione di un quadro normativo” ha sottolineato il segretario Fillea Giovanni Pistorio “che favorisca il processo di rigenerazione urbana in funzione antisismica e ciò implica anche una opportunità per rimettere in moto l’economia edilizia, senza consumare suolo”.
A concludere l’incontro è stato il segretario generale della Cgil Giacomo Rota, che ha sottolineato la necessità di “un piano ventennale a sostegno della città esistente, senza consumo di suolo e nell’ottica di una forte diffusione della cultura antisismica con il pieno coinvolgimento della Protezione Civile. Pensiamo che si debba lavorare su una strategia pluriennale che coinvolga l’intera città metropolitana e che si debbano seguire logiche globali di rigenerazione urbana. Ma è necessaria una cabina di regia che coordini le azioni nell’interesse del territorio. Presto faremo un’altra iniziativa sulle tematiche della riqualificazione urbana e per l’occasione vorremmo confrontarci anche con l’assessore comunale Salvo Di Salvo, già da tempo nostro importante interlocutore su questi temi”.