Dal 15 al 30 giugno, nella Corte “Mariella Giudice” di Palazzo Platamone, il Teatro Stabile di Catania porterà in scena “La concessione del telefono”, tratta dall’omonimo romanzo storico di Andrea Camilleri.
Si tratta di un’edizione rinnovata che spera di ripetere il successo di quella allestita già nel 2005, che fu per ben tre stagioni campione di incassi e presenze in tournée nazionale.
La versione scenica è stata scritta a quattro mani da Camilleri e da Giuseppe Dipasquale, che sigla anche la regia.
Antonio Fiorentino firma la scenografia, nuovi di zecca sono i costumi di Angela Gallaro ed inedite pure le musiche originali composte da Germano Mazzocchetti. Diverse new entry nel cast che annovera nomi di spicco come Tuccio Musumeci, Pippo Pattavina, Guia Jelo, Miko Magistro, Marcello Perracchio, Gian Paolo Poddighe, Angelo Tosto, Fulvio D’Angelo, e ancora Sergio Seminara, Giampaolo Romania, Cosimo Coltraro, Raniela Ragonese, Liliana Lo Furno.
“La concessione del telefono” è, fra i romanzi “storici” di Camilleri, uno dei più divertenti: una sorta di commedia degli equivoci e degli imbrogli, che trova la sua ambientazione ideale a Vigàta, minuscolo universo plasmato di paradigmatica sicilitudine. Qui si assiste increduli e divertiti ad un crescendo di paradossi che suona estremamente attuale, salvo il fatto che la vicenda si consuma a fine Ottocento, molto prima dell’arrivo di Montalbano.
«Anche nella riduzione – osserva Dipasquale – ad emergere è la lingua di Camilleri, originalissima sinfonia di parlate che approda ad una divertita e teatralissima sicilitudine anche linguistica, fatta di neologismi, sintassi travestita, modi d’uso ricalcati dal dialetto. Quando poi, come in questo caso, si è di fronte ad una forma narrativa che invita il lettore a dar corpo ai personaggi, privilegiando il parlato e non la descrizione, ecco che il Teatro si trova ad agire su un campo familiare. La parola, ed il giuoco che con essa e di essa è possibile intraprendere, fa di questo romanzo un oggetto naturale da elaborare all’interno di un’alchimia teatrale vitale e creativa».