Architettura: dalla Sicilia a Los Angeles. In mostra “Worlds of City Vision”.
di Lucia Russo
Nel video di Kickstarter a vederli correre e saltare sui tetti di una serie di loft, ci si chiede che mestiere facciano. Tutti giovani, trentenni al più. Né acrobati né saltimbanchi (qualcuno si è pure infortunato durante le riprese), lanciano il loro ultimo progetto – Evolution – sul principale sito web di crowd funding per progetti creativi. Guardano le città dall’alto e si presentano in inglese, annunciando il tour di conferenze in California e la mostra “Worlds of City Vision”, promossa per loro dalla Woodbury University in collaborazione con l’Istituto Italiano di Cultura di Los Angeles. Apre oggi alla WUHO Gallery di Los Angeles e si protrarrà fino al 24 marzo. Loro, sono architetti e creativi riuniti sotto il nome di Cityvision Laboratorio italiano d’architettura indipendente (così lo definiscono i fondatori) e rappresentano una originale realtà che sta emergendo anche su scena globale. Anzi, forse più all’estero che in Italia. Giorni concitati, infatti, per questo studio d’architettura made in Italy, molto global. Anche un po’ complesso da descrivere perché tocca diversi campi, stringe varie collaborazioni a seconda del progetto e si muove in fretta. Fondato a Roma nel 2010, attraverso un percorso strutturato in pubblicazioni, conferenze e concorsi, immagina il futuro delle città alla sua maniera. CItyvision è tante cose. Da magazine (un free press cartaceo dall’approccio interdisciplinare di foto, grafica, design , architettura, urbanistica) lanciato da OFL Architecture, oggi è anche associazione culturale no profit per la diffusione dell’architettura. Co-fondatori dello studio-progetto (e di OFL) sono Vanessa Todaro e Francesco Lipari, architetto siciliano, classe 1980 (originario di Campofranco in Sicilia), oggi coadiuvati e accompagnati a Los Angeles da Stephanie El Hourany, Sebastian Di Guardo, Boris Prosperini, Riccardo Mussati ed Ilja Burchard.
L’ultima realizzazione a Roma su progetto di Francesco Lipari, Vanessa Todaro e Federico Giacomarra è stata inaugurata lo scorso ottobre. Un orto in terrazza, tecnologico, musicale, dotato di micro sensori collegati a Twitter, grazie a cui viene indirettamente innaffiato. Si chiama St. Horto (GUARDA IL VIDEO SOPRA) e proprio in questi giorni è stato scelto tra tra i finalisti del sito Architizer A + Awards. È uno dei 3 progetti italiani in finale insieme a OBR e Fuksas, selezionato tra oltre cento nazioni e messo in concorso tramite votazione del pubblico.
Del loro investigare su nuovi modelli architettonici, il portavoce Francesco Todaro dice: « La ricerca dovrebbe tendere alla parte sognante e poi la parte concreta dovrebbe rendere effettiva la ricerca. Ci si può spingere verso confini lontani per poi tramutarlo in qualcosa di concreto, cercando l’anello mancante per costruire in modo nuovo. Lavoriamo ad un nuovo modello di città, ispirandoci al libro “Future Shock” di Alvin Toffler».
L’esposizione a Los Angeles ha un nuovo approccio anche per le installazioni che – continua l’architetto siciliano – vedrà I mondi di Cityvision rappresentati come un grande Peep Show, vecchia modalità di rappresentazione che permette di vedere una serie di immagini o oggetti attraverso un foro in chiave tridimensionale. I teli satureranno l’intera galleria e si divideranno in 7 mondi: Roma, Venezia, New York, Rio de Janeiro, Past Shock, Sick&Wonder ed Evolution. Raccoglierà opere iconiche tratte dai concorsi internazionali, insieme ad una installazione site specific che andrà nello spazio principale della galleria.
In occasione dell’Open alla Wuho Gallery, un edificio di tre piani quasi tutto per loro, si lancerà la nuova tematica – Evolution – come naturale prosecuzione dei precedenti concorsi sul futuro delle città. «Quest’anno – continua l’architetto Lipari – sarà su Beijing, là dove è in atto una rivoluzione sociale che pensiamo influenzerà sicuramente anche le caratteristiche del genere umano. Il concorso, in una sua fase ed è questa una cosa molto importante conterrà una tavola per riflettere sull’evoluzione dell’uomo nel suo sempre più complesso rapporto con la tecnologia. La tecnologia da sola, non cambierà il mondo, c’è bisogno di un cambiamento che prima deve essere sociale. Andiamo incontro ad un’evoluzione biomeccanica, epigenetica legata alla città. Perciò in giuria ci sarà uno dei suoi massimi esperti, Sanford Kwinter, professore di teoria dell’architettura ad Harvard».
Due giorni fa, la mostra è stata preceduta da una lecture a Los Angeles presso la Woodbury University. Boris Prosperini, project manager Cityvision, ci ha raccontato al telefono di essere stati accolti con calore dagli studenti del campus universitario ed edotti sulla metodologia di studio. «Alla lecture – dice Boris – erano presenti circa 250 persone, ivi compresi il direttore ed i docenti. Gli studenti ascoltavano in maniera “religiosa” e professionale prendendo molti appunti. Ci siamo sentiti molto apprezzati!».
Nella foto uno scorcio di St. Horto
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