Operazione Civita: scoperta rete di usurai ed estortori.
Una vera e propria rete di usurai, che applicava tassi d’interesse fino al 160% annuo. A scoprirla i militari del Comando Provinciale della Guardia di Finanza di Catania, coordinati dal pool contro i reati di usura ed estorsione della Procura della Repubblica, che stamattina hanno eseguito un’ordinanza di custodia cautelare in carcere nei confronti di cinque soggetti catanesi, responsabili, a vario titolo, dei reati di usura, appunto, ed estorsione.
Si tratta, in particolare, di:
Felice Papaserio, nato a Catania l’08.03.1975, dipendente di un’azienda di trasporti, pregiudicato per gli stessi reati;
La Rosa Antonino Giuseppe (detto “Antonello”), nato a Catania il 13.06.1974. dipendente di una cooperativa di gestione parcheggi, pregiudicato;
Francesco Mirabella, nato a Catania il 07.05.1957, disoccupato, pregiudicato;
Lorenzo Saitta, (detto “il vecchio”), nato a Catania il 06.06.1935, pensionato, pregiudicato per i medesimi reati;
Alfio Alessandro Basile, nato a Catania il 09.07.1965, commerciante, pregiudicato.
Le indagini nascono dalle denunce presentate da alcuni commercianti catanesi che, supportati dall’Associazione Antiracket Antiusura Etnea, hanno deciso di raccontare le prevaricazioni che subivano ormai da diversi anni ad opera di alcuni “strozzini” operanti nei quartieri “Civita”, “San Cristoforo” e “San Berillo” di Catania.
Le investigazioni, condotte dai finanzieri del Nucleo di Polizia Tributaria, si sono avvalse sia di attività tecniche di intercettazione audio/video che di osservazioni e pedinamenti sul territorio, consentendo di raccogliere importanti elementi di prova nei confronti degli usurai.
In particolare, secondo i finanzieri i ruoli erano così suddivisi: il Saitta detto “il vecchio” e Papaserio erano coloro che finanziavano l’attività, mentre gli altri componenti, La Rosa, Mirabella, e Basile si occupavano di individuare “i clienti”, soprattutto fra i piccoli commercianti in difficoltà economica, e di riscuotere le rate settimanali. Il Saitta e il La Rosa, inoltre, intimorivano i soggetti vessati per “convincerli” a onorare gli impegni di pagamento.
Dall’attività investigativa è emerso che il La Rosa, detto “Antonello”, in più occasioni, si era recato anche dentro una chiesa per intimare a una propria vittima la corresponsione dei debiti scaduti.
Uno di loro inoltre per non destare particolari sospetti, sfruttava anche il prorio figlio di 13 anni per condurre l’attività. Era solito inviare il ragazzino presso gli usurati per riscuotere le rate, inoltre, si faceva accompagnare quando doveva recarsi dalle proprie vittime per minacciarle.
Nel corso delle indagini sono stati acclarati 25 episodi di usura e 2 di estorsione in danno di altrettanti soggetti, mentre altri casi non sono stati contestati per la mancata individuazione delle vittime. I prestiti pattuiti variavano dalle poche centinaia ad alcune migliaia di euro, corrisposti sempre e solo con denaro contante.
Il sistema finanziario iIlecito si può così schematizzare:
– veniva prestato denaro contante con l’obbligo di restituzione, entro le 14 settimane successive, con rate settimanali pari al 10% del capitale;
– successvamente, considerato che il più delle volte le vittime non erano in grado di far fronte ai pagamenti dovuti, si procedeva alla ricapitalizzazione del debito. Infatti, l’usuraio prestava un’ulteriore somma in contanti per far fronte al debito originario, trattenendo per sé l’importo e costringendo l’usurato a pagare rate settimanali per restituire una cifra ancora maggiore.
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