Le donne avrebbero costretto una giovane connazionale anche a mangiare il cuore crudo di una gallina appena uccisa.

Riduzione in schiavitù, favoreggiamento e sfruttamento della prostituzione, questi i delitti di cui sono gravemente indiziate le cittadine nigeriane Sophia Aigbedo e Shirley Inetianbor, poste in stato di fermo dagli uomini della Squadra Mobile di Catania, su delega della Procura Distrettuale della Repubblica.

Le due donne, entrambe dell’87, avrebbero reclutate nel loro Paese di origine due giovani connazionali e le avrebbero fatte giungere clandestinamente in Italia obbligandole poi a prostituirsi per sanare l’esoso debito contratto.

Per tornare in libertà infatti le due avrebbero dovuto pagare 30.000,00 euro , per raggiungere i quali non soltanto dovevano consegnare alle loro aguzzine l’intero incasso delle prestazioni sessuali (30,00/50,00 euro a prestazione), ma durante il giorno erano obbligate a far fronte a tutte le richieste, anche di lavoro domestico, delle “maman”.

Le ragazze erano controllate costantemente, tanto che non erano libere di uscire di casa se non accompagnate e dovevano rendere conto di ogni loro telefonata.
Sotto la minaccia del rito “voodoo” una delle giovani sfruttate è stata persino costretta a mangiare il cuore crudo di una gallina appena uccisa.

Dopo un’intensa attività di indagine, condotta dalla Sezione Seconda “Criminalità Straniera e Prostituzione” e coordinata dalla Procura Distrettuale di Catania, è stata avviata un’attività di intercettazione che ha portato alla luce il caso delle due giovani
Il cui calvario si è concluso lunedì scorso quando la Procura le due donne che erano pronte ad allontanarsi da Catania.

Le vittime hanno confermato quello che le indagini avevano appurato e sono state avviate ad un apposito programma di reinserimento.

Nella giornata di ieri il G.I.P. di Catania ha convalidato i fermi confermando le misure cautelari.