Operazione Trolley man: arrestati due cittadini nigeriani
Avrebbero favorito l’immigrazione di una loro connazionale. Giunta in Italia l’avrebbero poi costretta a prostituirsi.
Due cittadini nigeriani sono stati tratti in arresto dalla Squadra Mobile di Catania lo scorso giovedì 8 giugno, uno mentre si trovava a Bologna, l’altro a Caltagirone. Su di loro ci sarebbero gravi indizi di reato in concorso di tratta di persone, con le aggravanti della trans nazionalità, di avere esposto a pericolo la vita o l’incolumità delle persone trasportate, facendole imbarcare su natanti occupati da numerosi migranti, privi di ogni necessaria dotazione di sicurezza, e di avere agito al fine di reclutare persone da destinare alla prostituzione o, comunque, allo sfruttamento sessuale ed al fine di trarne profitto.
Si tratta di: Doris OSAHERUWUMEN, nata in Nigeria, classe 1989, intesa “Anita” tratta in arresto a Imola (BO), su cui grava anche il reato di favoreggiamento dell’immigrazione clandestina e di Godwin OSARIEMEN, nato in Nigeria, classe 1996, inteso “Osariemen”, tratto in arresto a Caltagirone.
Il provvedimento restrittivo, in esecuzione di un decreto di fermo emesso il 3 giugno scorso dalla Direzione Distrettuale Antimafia della Procura della Repubblica di Catania, è l’atto finale di un’articolata attività investigativa di tipo tecnico, coordinata dalla D.D.A. locale ed avviata dalla Squadra Mobile – Sezione Criminalità Straniera e Prostituzione.
L’operazione ha avuto avvio durante le fasi di accoglienza che si sono rese necessarie al Porto di Catania, a fronte dello sbarco di 432 migranti, di varie nazionalità, giunti a bordo della nave “Aquarius” della O.N.G. “SOS Mediterranee”. In quell’occasione il personale specializzato della Sezione Criminalità Straniera, mentre monitorava giovani ragazze nigeriane, aveva individuato una vittima, a cui è stato dato il nome di fantasia “Alyce”. La giovane aveva fornito agli investigatori numerosi dettagli sul viaggio compiuto per raggiungere l’Italia.
In particolare, “Alyce”, aveva riferito, che il fratello l’aveva informata che vi era la possibilità di raggiungere l’Italia, dove una coppia di connazionali, che da tempo vi abitavano, era disponibile ad accoglierla e dove avrebbe potuto lavorare per una donna. La giovane, quindi, aveva deciso di intraprendere il viaggio con la speranza di migliorare la propria condizione economica. Attraverso un rito voodoo, la ragazza nigeriana si era quindi impegnata a obbedire alla donna per la quale avrebbe lavorato ed a corrisponderle la somma di 40.000,00 euro, altrimenti sarebbe morta.
A seguito della denuncia resa da “Alyce”, si è arrivati a delineare la figura di “Anita”, la donna a cui era destinata successivamente identificata, grazie a numerose conversazioni registrate poco dopo l’arrivo della giovane donna a Catania. Dalle indagini si è risaliti anche a OSARIEMEN, giunto anch’esso in Italia nel mese di aprile, collaboratore di “Anita”.
Con l’aiuto di un collaboratore nigeriano, la giovane vittima era stata prelevata e condotta presso il CARA di Mineo dove OSARIEMEN da quel momento ha provveduto ad agevolare la “presa di possesso” della vittima ad opera della madame e la sua immediata immissione nel circuito della prostituzione.
C’è infatti una conversazione, intercorsa tra i due indagati, allorché Anita richiedeva al collaboratore di richiamare “Alyce” la quale, durante una festa, contravvenendo alle disposizioni ricevute, si era allontanata con un uomo “nero” che le aveva dato solo 20 euro come corrispettivo della prestazione sessuale offerta.
I due correi provvedevano, inoltre, a minacciare la giovane per sottometterla del tutto: è stata infatti registrata una conversazione in modalità conference call tra i due indagati e la vittima durante la quale a quest’ultima venivano prospettate le varie rappresaglie.
Le attività investigative hanno dimostrato che OSARIEMEN ricopriva un ruolo fondamentale nell’operazione criminale. Si è potuto ipotizzare che lo stesso fosse stato incaricato di accompagnare la vittima sin dalla Nigeria, con il ruolo di “Trolley man”, per poi imbarcarsi per l’Italia, ma solo dopo essersi accertato dell’effettiva partenza di “Alyce”: le indagini hanno consentito, infatti, di accertare che OSARIEMEN si trovava in Libia con “Alyce” e un altro connazionale, del quale tuttavia non si è poi accertato l’effettivo ingresso in Italia.
Nel corso dell’esecuzione del decreto di fermo, nell’abitazione dell’indagata “Anita”(ad Imola) è stata rintracciata la vittima, “Alyce”, immediatamente collocata in una comunità protetta per donne vittime di tratta.
Espletate le formalità di rito, i fermati sono stati associati presso le case circondariali di Caltagirone (CT) e Bologna e ad entrambi è stata applicata la misura cautelare della custodia in carcere.