Parco scientifico: tutti a casa!
La società, nota per importanti scoperte nel settore agroalimentare, è forse l’unica partecipata della Regione che si è autofinanziata. Nonostante questo i dipendenti vengono licenziati.
Sono in presidio davanti gli uffici dell’azienda i l lavoratori del Parco scientifico e tecnologico di Sicilia, infatti spiega la Uiltucs “Nonostante i risultati ottenuti, 17 dipendenti su 23 sono a casa”.
Il sindacato, che ha indetto per oggi, dalle 9 alle 14 la protesta contro i licenziamenti, spiega come il Parco sia “una società consortile per azioni partecipata dalla Regione Siciliana e da vari centri di ricerca e imprese con sede a Catania esistente da oltre 10 anni. Si è distinto per importanti scoperte nel settore agroalimentare, brevetti depositati, consolidati partenariati nazionali ed internazionali ed ha sempre avuto bilanci in attivo, forse unica realtà fra le partecipate siciliane che non ha fatto ricorso ai soldi della Regione, autofinanziandosi con i soldi dei progetti da loro stessi presentati, istruiti e gestiti”.
Con tutto ciò sono già arrivati i primi licenziamenti e a breve saranno licenziati anche i 6 rimanenti in scadenza.
“I dipendenti, pur di conservare il posto di lavoro – – spiegano il segretario del sindacato Giovanni Casa, Sergio Romano e Pietro Giordano componenti della segreteria provinciale – nel 2012 hanno firmato un accordo con l’azienda con cui rinunciavano a contestare innanzi all’Autorità Giudiziaria le violazioni contrattuali subite fino a quel momento e a ogni tipo di risarcimento pur di poter continuare a lavorare. Oggi il Parco scientifico ricambia gli stessi lavoratori non rinnovando il loro contratto di lavoro giustificando la presa di posizione con la legge Regionale che vieta assunzioni ma, nel frattempo, l’Ente ha provveduto all’assunzione di nuovi “precari” al posto di confermare il precedente organico, che costituiva la parte virtuosa dell’azienda”.
L’Ente, infatti, conclude il sindacato, oggi si ritrova con un pacchetto di progetti (vecchi e nuovi) da completare ed avviare e senza personale competente e di esperienza, quindi nella paradossale situazione di mandare a casa i lavoratori non per mancanza di commesse, ma per l’incapacità e la mancata volontà di dipanare un groviglio legislativo che permette di mandare a casa il personale esistente ed assumere nuovi precari.
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