Traffico illecito di rifiuti: 17 custodie cautelari e confisca di 6 imprese
Titolari di discariche e impianti di trattamento realizzavano da anni ingenti illeciti per conto di “Cosa nostra” con la complicità di funzionari regionali infedeli.
Era almeno dal 2010 che facevano ingenti profitti in barba a tutte le normative ambientali. A capo di questa organizzazione, secondo la Procura, l’imprenditore Antonino Paratore, che con il figlio Carmelo, sarebbero legati direttamente al boss Maurizio Zuccaro, per il quale operavano anche da prestanome, realizzando enormi guadagni dalla gestione e trattamento illecito di rifiuti provenienti da tutto il territorio nazionale.
A loro è riconducibile la Cisma Ambiente Spa, che con sede a Melilli, operava nel trattamento e smaltimento dei catalizzatori esausti. Il sistema, secondo gli inquirenti era complesso: i Paratore, avendo anche la disponibilità di una discarica per rifiuti pericolosi e non, e un impianto per il loro trattamento, gestivano illecitamente tonnellate di rifiuti inquinando gravemente l’ambiente e realizzando enormi guadagni. Padre e figlio avrebbero agito avvalendosi di soggetti di loro fiducia quali Agata Distefano, Salvatore D’Amico, Paolo Plescia, Maurizio Cottone e Antonio Di Vincenzo, e con la connivenza di funzionari della Regione siciliana, che avrebbero omesso per anni di effettuare i controlli nella discarica ove la Cisma operava non rispettando i provvedimenti autorizzativi e tutte le norme ambientali. Inoltre i Paratore si sarebbero avvalsi di un funzionario dell’Assessorato Regionale alle Infrastrutture e alla Mobilità per esercitare pressioni verso la pubblica amministrazione.
L’attività investigativa è stata condotta dal 2012 al 2015 ed ha avuto riscontri da affermazioni di collaboratori di giustizia. I reati contestati sono traffico illecito di rifiuti, estorsione e rapina, con l’aggravante del metodo mafioso, usura, corruzione per un atto contrario ai doveri d’ufficio, falsità ideologica commessa dal pubblico ufficiale in atti pubblici e traffico di influenze illecite.
Gli elementi di prova raccolti descrivono in modo chiaro i rapporti ininterrotti, sicuramente sino all’anno 2010, tra le consorterie mafiose e Nino Paratore, che assieme al figlio Carmelo, con il loro gruppo di società, avrebbe curato anche gli interessi di Cosa Nostra Catanese.
Nell’ambito dell’attività investigativa, inoltre, sono emerse condotte usuraie poste in essere da Salvatore Grillo, classe 1970, nei confronti del gestore della trattoria- pizzeria “Al Tubo” di Acicastello. In particolare, Grillo si sarebbe fatto dare interessi usurai in misura superiore al 10% mensile nonché assegni in garanzia dell’importo complessivo di 30.000 euro, quale corrispettivo di una serie di prestiti in denaro contante, ammontanti complessivamente a 23.600 euro (a fronte della pretesa restituzione del capitale pari a 30.000). A Grillo è stato contestato anche il reato di estorsione a seguito di condotte violente ed intimidatorie compiute per la restituzione del credito. La condotta estorsiva aggravata dal metodo mafioso è stata contestata anche nei confronti di Giuseppe Verderame, classe 1954, e Simone Piazza, classe 1986, che avrebbero costretto il titolare della pizzeria a versare loro 200 euro al mese per assicurare la “protezione” alla pizzeria “al Tubo”, impedendo a Grillo di ripresentarsi per ulteriori richieste di restituzione dei prestiti usurari.
Su delega della Procura Distrettuale, alle prime ore del mattino, i Carabinieri del Nucleo Investigativo del Comando Provinciale di Catania e del Nucleo Operativo Ecologico, hanno quindi eseguito una ordinanza di custodia cautelare nei confronti di diciassette persone (7 provvedimenti restrittivi in carcere, 7 agli arresti domiciliari e 3 misure interdittive).
Con lo stesso provvedimento è stato disposto il sequestro preventivo finalizzato alla confisca di 6 imprese e dei rispettivi beni aziendali il cui valore complessivo è stimabile in almeno 50 milioni di euro. Sono state sottoposte a sequestro preventivo le quote societarie riconducibili a Antonino e Carmelo Paratore del Lido “Le Piramidi”, delle società “Cisma Ambiente spa”, “Paradivi Servizi srl” e “Siram srl” e delle quote riconducibili a Giuseppe e Giovanni Amara, della società Gespi SRL in rapporti di affari con la famiglia paratore. L’accesso presso le società in questione è stato effettuato con i Carabinieri del Comando Provinciale di Catania e del Nucleo Operativo Ecologico.
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