Castello Ursino: si inaugura la mostra “L’istinto della formica”
L’esposizione, suddivisa in sette sezioni, resterà visitabile fino al prossimo 10 ottobre.
Oggi pomeriggio alle 18, nei Saloni del Castello Ursino, il sindaco di Catania Enzo Bianco inaugurerà la mostra “L’istinto della formica – arte moderna delle collezioni benedettine dai depositi del castello”, realizzata in collaborazione con il Dipartimento di Scienze Umanistiche dell’Università di Catania.
Con lui l’assessore ai saperi e Bellezza Condivisa Orazio Licandro e la curatrice Barbara Mancuso.
La mostra nasce dalla volontà del Comune, in particolare dell’Assessorato ai Saperi e bellezza condivisa, di valorizzare le collezioni artistiche del Museo civico del Castello Ursino. L’Università si è confermata l’interlocutrice naturale dell’amministrazione e la collaborazione nell’allestimento della mostra si lega ad un progetto di ricerca dal titolo La storia delle collezioni per l’educazione al patrimonio. Arte antica, medievale e moderna al museo civico di Castello Ursino (FIR 2014-17), dedicato allo studio di una selezione di opere e delle loro vicende collezionistiche.
Il museo dei padri benedettini, costituito da diverse sezioni e già esistente negli anni Quaranta del XVIII secolo, comprende diverse tipologie di oggetti come terracotte e maioliche, quadretti, arredi di fattura, bronzetti moderni, armi, avori, ma anche una serie di dipinti la cui analisi è stata finora trascurata anche a causa dei dubbi sull’identificazione delle opere. Solo recentemente gli studi sulla storia della formazione della collezione hanno consentito di definire meglio la consistenza, in particolare, delle raccolte artistiche.
La mostra è dunque una prima presentazione ad un pubblico più vasto dei recenti risultati di queste ricerche, per suggerire un’immagine complessiva della ricchezza e sorprendente varietà delle collezioni originarie.
Tra le sezioni della mostra spiccano: i dipinti ceduti ai monaci dal celebre organaro Donato Del Piano, negli anni Settanta del Settecento, primo nucleo della pinacoteca; la ricostruzione dell’assetto ottocentesco della pinacoteca benedettina attraverso le notizie riportate dalle fonti dell’Ottocento; l’esposizione dei bozzetti delle pale d’altare della chiesa di San Nicolò l’Arena.
Obiettivo primo della mostra era però l’identificazione delle opere citate dalle fonti documentarie e letterarie che ha consentito di ricostruire la consistenza della «ricca pinacoteca» benedettina.
Si potranno così vedere insieme a dipinti già noti e regolarmente esposti come il Profeta di Ribera, due Storie del buon Samaritano del pittore caravaggesco siracusano Mario Minniti, recentemente ricondotte all’artista sebbene da tempo nei depositi; opere come l’Adamo ed Eva che piangono la morte di Abele; ammirare uno splendido Tobiolo e l’angelo; rivedere il Ritratto di gentiluomo di Domenico Theothokopoulos, detto El Greco.
Di seguito l’elenco delle sezioni della mostra:
Il monastero e il museo dei benedettini
Nella sala, introduttiva alla mostra, sono presenti i ritratti dei monaci fondatori del museo, Vito Amico e Placido Scammacca e di Emiliano Guttadauro, responsabile del museo dal 1790. Gli oggetti esposti ricostruiscono anche la ricchezza del monastero e degli arredi sacri dei monaci, quali il Baldacchino del Santo Chiodo, collocato nella sua originaria posizione, e il preziosissimo Reliquiario del Santo Chiodo
Il nucleo dei dipinti Del Piano
In questa sala sono esposte le opere identificate tra quelle che Donato Del Piano nel 1775 cedeva ai monaci. In sala si riproducono brani eseguiti con l’organo realizzato da Del Piano per la chiesa del monastero benedettino. Sono qui esposti anche i celebri tarocchi miniati, appartenuti in parte dalla collezione Biscari e in parte da quella dei Benedettini.
Un museo all’insegna della varietà
Sono nella sala alcuni dei numerosissimi «quadrettini» documentati nel museo dei monaci, realizzati su diversi supporti e con tecniche diverse: «sopra pietra», «sopra lava», «sopra legno», «sopra tela», «in rame», «sopra tavola», «a mosaico», a commesso di marmi e pietre dure, intarsiati con madreperla, «lavorati con drappi di seta», «a basso rilievo», in cera e anche «Cinesi». Dal gruppo emerge isolato il ritratto d’uomo di El Greco.
Nella sala vi sono anche alcune armi, mentre nella torre adiacente sono raccolti una serie di manufatti rappresentativi delle diverse tipologie di oggetti custoditi dai monaci.
Le opere descritte dalle fonti ottocentesche
La prima parte del Salone di San Giorgio ospita una serie di pitture identificate grazie alle fonti letterarie dell’Ottocento, tra le quali spicca il Profeta di Ribera, accostate a una selezione di bronzetti moderni.
I bozzetti delle pale d’altare per la chiesa di San Nicolò
Sono raccolti per la prima volta tutti i bozzetti delle pale d’altare della chiesa di San Nicolò commissionate dai monaci tra la fine del Settecento e i primi decenni dell’Ottocento.
Le pitture dei Primitivi e il Medioevo
I monaci benedettini raccoglievano nel loro museo anche antiche tavolette in stile bizantino e «manifatture de’ mezzi tempi».
Accanto ai reperti medievali vi sono due tavoli del secondo cinquecento di preziosissimo intarsio in avorio e una scultura gaginiana rinascimentale.
Copie dall’antico
La collezione dei monaci benedettini comprendeva infine numerose copie dall’antico, in linea con il rinnovato gusto settecentesco per il mondo classico. Tali opere sono qui rappresentate da una scultura all’antica e alcune copie o falsificazioni da epigrafi antiche.