Sant’Agata: “Siate forti nella fede, perseveranti nelle difficoltà”.
L’omelia dell’Arcivescovo pronunciata alla Messa dell’Aurora.
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Basilica Cattedrale
4 febbraio 2015
Messa dell’Aurora
Omelia
Eccellenza Reverendissima
Mons. Eugenio Sbarbaro,
Nunzio Apostolico,
Carissimi fratelli Presbiteri e Diaconi,
Fratelli e Sorelle nel Signore,
Distinte Autorità,
1. La Messa dell’Aurora alla quale stiamo partecipando, ci offre, ancora una volta, la toccante esperienza del nostro primo incontro dell’anno con l’amata Patrona. Come sempre, fissare lo sguardo su Sant’Agata ci commuove, ci rende vicini a Lei e ci fa percepire gli stessi suoi sentimenti. Infatti, numerosi e devoti, ogni anno attendiamo questo particolare momento che ci colma di gioia.
Quali le ragioni di questo nostro atteggiamento? Ciascuno di noi può spiegarlo anche facendo riferimento alle vicende liete o dolorose che accompagnano la storia della devozione personale verso Sant’Agata.
E’ questo, infatti, il momento privilegiato in cui ringraziare la nostra Patrona per un beneficio ricevuto o l’occasione per rivolgerle una preghiera.
Tutto ciò è bello, anche perché compiuto con spirito di fede, ma lo è ancor di più se ci lasciamo guidare dalla Parola di Dio che illumina e spiega in modo pieno la nostra vita.
2. Nella pagina del Vangelo che abbiamo ascoltato (Mc 6,1-6), Marco ci descrive l’incontro di Gesù con i suoi compatrioti di Nazaret, luogo dove egli era cresciuto. Tutti lì lo conoscevano come figlio di Maria e tutti conoscevano la sua parentela. Gesù era il falegname, cresciuto alla scuola di Giuseppe.
Da qualche tempo, però, si era allontanato dal villaggio e su di Lui cominciavano a giungere notizie insolite e strabilianti. Si sentiva dire, infatti, che le folle accorrevano a Lui attirate dal suo insegnamento e meravigliate per le opere di guarigione che Egli compiva. Si diceva pure che alcuni discepoli lo seguivano e che erano con Lui in questo ritorno al paese di origine.
Come avvenne l’incontro tra Gesù e i suoi connazionali? Lo abbiamo ascoltato: “rimanevano stupiti e dicevano «Da dove gli vengono queste cose?” Essi si trovarono davanti una persona completamente diversa, divennero diffidenti e si chiusero in se stessi.
Gesù, annota Marco, “era per loro motivo di scandalo”. L’espressione significa che tra loro e la persona di Gesù non passò una corrente di simpatia. L’incontro vero non avvenne e Gesù commentò il fatto con le parole piene di tristezza: “Un profeta non è disprezzato se non nella sua patria, tra i suoi parenti e in casa sua”.
3. Tante volte questo fenomeno si ripete in ambito familiare, civile ed ecclesiale. Sentimenti di invidia e di gelosia accompagnano la nostra vita al punto che non ci fanno riconoscere i doni delle altre persone e ci priviamo così di riceverne quei benefici che certamente si verificherebbero in presenza di una nostra reciproca accoglienza.
Sappiamo bene, però, che nel caso di Gesù questa spiegazione non è sufficiente. Nei Suoi riguardi non basta un comportamento educato e rispettoso. Ci vuole molto di più; ci vuole la fede, il dono del Padre che ci fa riconoscere in Gesù di Nazaret il Figlio di Dio così come la Chiesa crede e proclama da sempre e in ogni parte della terra.
Noi abbiamo ricevuto il dono della fede al momento del nostro Battesimo. La fede è un dono prezioso da custodire, da alimentare con la preghiera e con i sacramenti, da esercitare nella vita, soprattutto con l’amore verso Dio e verso il prossimo. Se non stiamo attenti e non ci impegniamo, la nostra fede si affievolisce e corriamo il rischio di cadere nella indifferenza religiosa e persino nella incredulità, l’atteggiamento dei compatrioti che tanto meravigliò Gesù.
4. Anche Agata incontrò il Signore Gesù.
Noi non conosciamo le circostanze del suo incontro con Gesù, ma possiamo affermare che non si trattò di un incontro superficiale o generico. Agata accolse Gesù nella sua vita, credette in Lui, custodì la sua fede e la nutrì con la preghiera e con l’ascolto della Parola di Dio.
Invitata con lusinghe e con minacce a staccarsi da Cristo, la nostra Patrona preferì restare fedele al suo Signore fino a dare la vita per Lui. Per questo fu martire, come lo sono oggi tanti fratelli e tante sorelle che in diverse parti della terra subiscono persecuzione perché fedeli seguaci di Gesù.
Anche in questa S. Messa vogliamo pregare per loro. Vogliamo chiedere al Signore che cadano le armi dalle mani dei violenti e che tutti ci impegniamo a vivere nella fraternità. È urgente che tutte le Istituzioni pubbliche, nazionali ed internazionali, operino fattivamente affinché ovunque sia riconosciuto ad ogni persona umana l’inalienabile diritto all’autentica libertà religiosa. Nessuno può essere obbligato ad abbracciare contro coscienza una religione, e nessuno può essere impedito di professare la propria fede anche pubblicamente e comunitariamente.
5. Proprio perché vergine e martire, Agata diviene per noi un bel modello di vita cristiana. Cosa direbbe a noi se le chiedessimo di aiutarci a vivere come ha vissuto Lei? Ci parlerebbe come l’Autore della Lettera agli Ebrei si rivolgeva ai cristiani del suo tempo. Con le espressioni del brano che abbiamo ascoltato nella prima lettura (12,4-7.11-15), Agata ci esorterebbe ad essere forti nella fede, perseveranti nelle difficoltà e nella ricerca della pace con tutti.
Agata che resistette fino al sangue nella lotta per restare fedele a Gesù, ci vuole disponibili a lasciarci correggere dal Signore dalla nostra condotta non buona perché difforme dai santi comandamenti di Dio. È urgente chiederci: la mia vita quotidiana è conforme a tutti e dieci comandamenti di Dio? La nostra esistenza personale e comunitaria è coerente con il Vangelo di Gesù e con la fede che proclamiamo?
Agata dice questa mattina a ciascuno di noi: “non disprezzare la correzione del Signore e non ti perdere d’animo quando sei ripreso da lui”. Ci sarà in noi tanta serenità se impariamo a leggere e vivere in quest’ottica le tante difficoltà e prove della nostra vita.
Agata ci esorta ancora: “rinfrancate le mani inerti e le ginocchia fiacche e camminate diritti con i vostri piedi”. Dobbiamo comportarci così, sia come cittadini che come devoti. Agata ci vuole forti nel compimento dei nostri doveri civili ed ecclesiali. Proprio perché buona sotto tutti i punti di vista, la nostra Patrona fu in grado di esigere da Quinziano di essere rispettata come donna e come cristiana. È necessario che teniamo sempre uniti i nostri diritti con i nostri doveri. Così dimostreremo di cercare la vera pace con tutti.
6. La Santa Messa cui stiamo partecipando è grande esercizio di fede. Noi, come Agata, crediamo che Gesù è veramente qui con noi. Il pane e il vino, che diventano il Corpo e il Sangue di Cristo, rendono Gesù presente nel modo più perfetto.
Come Agata, Lo riceveremo in noi per amarLo sempre più e per esserGli sempre fedeli.
Gesù è il pane che ci nutre e ci fortifica. Egli ci arricchisce con lo Spirito Santo che ci illumina e ci rende forti nella fede ed operosi nella speranza e nella carità.
Così visse Agata e così, con la sua intercessione, vogliamo trascorrere anche noi la nostra esistenza quotidiana.
Così sia per tutti noi.
Salvatore Gristina
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