Calcio Catania: lettura tattica del match contro l’Akragas.
Giocatori non al massimo delle proprie condizioni, pongono fine a un esperimento tattico di Rigoli, che ha proposto interessanti trame offensive.
di Salvatore Giuffrida
Da un’attenta lettura tattica del match contro l’Akragas, il Catania visto in campo al Massimimo domenica sera, è stato un esperimento in parte riuscito e la vittoria finale fa passare in secondo piano alcuni difetti dei rossazzurri che potevano costare caro, se in porta non ci fosse stato un Pisseri alquanto ispirato.
Entrando nel merito, durante la prima mezz’ora di gioco, notiamo due triangoli di scambio uno sulla sinistra e uno sulla destra. Il Catania sfrutta le caratteristiche offensive di Nava che si propone sulla fascia, Scoppa scala dietro e Bastrini si allarga.
Questo movimento, accennato in alcune fasi di transizione anche dal Real Madrid, ha un duplice scopo, quello di portare avanti Nava e nello stesso tempo attirare la difesa avversaria per poi aprire il gioco sulla fascia opposta. Infatti sul lato opposto il triangolo Calil, Da Silva, Russotto è parecchio sfruttato da Mister Rigoli.
Mentre Russotto si accentra, Da Silva viene proposto come ala destra. Calil in fase di possesso palla resta avanti nel tentativo di fare densità e sta in linea con Nava e la linea difensiva sale per ridurre lo spazio fra le linee di centrocampo e attacco, spazio che potrebbe essere letale se ampio. L’accentramento di Russotto crea un’altro interessante triangolo, quello formato da lui con Fornito e Nava. In partita non avviene un vero e proprio scambio che sarebbe alquanto prevedibile, ma un movimento concertato di Nava, Fornito e Paolucci, che spesso ha portato a un cross del terzino o a una soluzione diretta da parte dello stesso Russotto.
Questo gioco, seppur offensivo, avvantaggia l’Akragas nelle ripartenze veloci, visto che il Catania, indietro fisicamente rispetto agli avversari ha una fase di transizione in fase difensiva lenta e soprattutto affidata a Calil, non abituato come interditore di centro campo, ruolo che, puntualmente, è chiamato a ricoprire.
Le ripartenze della squadra agrigentina nascono grazie a una strettissima doppia linea di difesa, composta da 7 uomini. I tre davanti hanno vita facile senza una vera interdizione al centrocampo e con il rientro di Nava abbastanza lento si trova nelle condizioni di difendere due contro due sulla fascia destra o addirittura tre contro due in mezzo al campo.
Lo spostamento delle posizioni in campo di Fornito con Calil danno più equilibrio alla squadra, con Russotto che ha più libertà di proporsi sulla fascia e avere un centrocampo che difende a tre, con possibilità di sovrapposizione più dinamica da parte di Da Silva, come nell’azione che ha portato al rigore del Catania.
Rigoli, quindi alquanto lodevole nel cambiare modulo in corsa, in una partita in cui la densità in attacco poteva essere letale per i rossazzurri ancora non in forma fisica ottimale per sostenere l’inferiorità numerica che si formava sistematicamente al centrocampo e con due grossi dubbi, quello della posizione di Scoppa che in un centro a due non si è potuto esaltare nelle fasi di ripartenze e quello di Calil a cui è stato assegnato il compito di trequartista, al quale non sembra abituato.
Rigoli sembra propenso a non giocare con il classico 4-3-3, con il quale siamo abituati a vedere il Catania, e cerca un gioco più avvolgente e sempre diversificato, e a tratti si prende il rischio di perdere un po’ di equilibrio; ma l’innovazione passa anche da qualche critica e speriamo mai anche da qualche figuraccia.
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