Legge elettorale: manifestazione dei 5 Stelle contro il Rosatellum
Poco più di un centinaio di attivisti pentastellati e del PMLI. Delusione dopo il sì della Camera con 375 voti favorevoli e 215 contrari. La legge passa ora al Senato.
di Salvatore Giuffrida
Anche a Catania si è svolta, oggi pomeriggio dalle ore 18 alle ore 22, una manifestazione contro l’approvazione della nuova legge elettorale, battezzata Rosatellum bis.
Promossa su Facebook dal movimento 5 Stelle, ha visto la partecipazione di circa un centinaio di manifestanti pentastellati, ai quali si sono aggiunti degli attivisti del Partito Marxista-Leninista Italiano.
La scarsa partecipazione popolare alla manifestazione è stata avvertita dai promotori sia come un segno di rassegnazione da parte di una fetta della cittadinanza, ma anche come una forma di disinteresse.
La manifestazione fa eco a quella di Roma davanti a Montecitorio, dove si sta protestando contro l’approvazione del Rosatellum bis, a detta degli oppositori, piena di emendamenti che “Sistemano” le posizioni di parecchi attuali deputati del Pd.
La questione fondamentale che è prevista da questa legge è l’impossibilità per gli elettori di poter votare il proprio candidato preferito. Infatti se sarà approvata, si andrà alle urne per le nuove elezioni politiche, potendo votare delle liste bloccate, scelte a priori dai partiti.
Il meccanismo prevede, come ci è stato riferito da esponenti del PMLI, per l’elezione alla Camera dei Deputati 231 collegi uninominali (con vittoria del candidato che prende più voti) e un numero di 70-77 (da definire) plurinominali. Per il Senato, i 315 seggi sono ripartiti tra 109 collegi uninominali e 200 collegi plurinominali assegnati con il proporzionale. Praticamente un Mattarellum, in vigore negli anni 90, con i rapporti tra proporzionale e maggioritario rovesciati.
Ma ciò che preoccupa gli oppositori di questa legge, è che si voterà in una scheda unica, dove non è possibile il voto disgiunto, con una soglia per le coalizioni al 10%. Secondo il PMLI questo porterebbe i piccoli partiti, non ad allearsi fra loro, ma a entrare in forti coalizioni. Questo trasformerebbe il meccanismo proporzionale in un maggioritario di fatto, togliendo ai piccoli partiti delle rappresentanze a favore di liste più importanti.
Secondo gli oppositori, questo sistema incentiva anche la formazione di liste civetta, create ad hoc per prendere i voti dei piccoli partiti laddove le liste associate non abbiano raggiunto a livello nazionale la quota del 3% e abbiano superato almeno 1%.
I pentastellati e gli esponenti del PMLI si aspettano tante liste civetta soprattutto al Centro Sud, che porterebbero secondo le loro stime a penalizzare M5S, visto che non hanno partiti con cui coalizzarsi, ottenendo con un 30% di voti, sempre secondo le loro stime, non 300 parlamentari ma al massimo 180.
La speranza degli attivisti in via Etnea era quella che il voto si potesse posticipare di ora in ora con l’espediente di portare 150 punti all’ordine del giorno, ma saltata questa strategia, si è arrivati al voto segreto, con circa 60 franchi tiratori all’opera, che non sono bastati però per fermare la legge che alla Camera è stata approvata con 375 voti a favore contro 215 contrari.
Delusione in via Etnea tra i manifestanti che vedono ora come ultima speranza il voto del Senato, che probabilmente da oggi comincerà a discutere della legge.