Amministrative: e se gli elettori si fossero fatti furbi?
di Elisa Catanzaro
Sembrano due fattori inversamente proporzionale, più nella gente cosiddetta normale cresce il disgusto per la politica (identificata come espressione delle faccende dei politicanti e non certo come l’arte di governare da cui deriva il suo etimo) più il politico tipo continua a riproporrre quegli schemi ormai obsoleti e finti che contribuiscono poi ad allontanare ancor più la brava gente dalla succitata politica.
E così in questi ultimi giorni di campagna elettorale è tutto un fiorire di telefonate, sms, post su facebook, frasi fatte del tipo”perché io a te ci tengo”, quando magari non ti hanno mai nemmeno visto, per cercare di abbindolare l’ultimo sprovveduto o forse il primo dei furbi che magari pensa, “vedi tu, intanto mi faccio le cene elettorali, gli apericena, gli inviti a scrocco, poi, nel segreto dell’urna…”
E sarebbe proprio una rivoluzione in effetti se tutti coloro che hanno”usufruito” di questi “pensierini” elettorali poi si ribellassero e votassero secondo coscienza, facendo fessi quanti si sono impegnati a leccare francobolli, compilare indirizzi nelle buste, fare telefonate, digitare sms, organizzare eventi ludici o mangerecci.
Lasciamo stare poi se così agissero anche coloro che sono stati incentivati in ben altro modo. È quasi dall’inizio della campagna elettorale che si sente parlare di pacchi di pasta, che ora si sono evoluti nei più moderni buoni pasto. Chi li ha accettati potrebbe sempre dire di aver davvero creduto che sia stato solo un modo di aiutarlo perchè in difficoltà, quindi perché sentirsi obbligato a votare una persona solo perchè è stata solidale, un candidato va votato perchè in grado di ben operare.
O magari potrebbe dire “sai non ti ho votato dopo che mi hai dato il buono pasto perchè senò avrei avvolarato la tesi del voto di scambio, e invece non voglio farti passare dei guai, visto che sei stato così gentile”.
Del resto è stata proprio la mala politica ad aver insegnato che le promesse elettorali restano appunto soltanto promesse e magari qualche elettore avrà imparato da anni di simili “esempi”.
Sì, sarebbe davvero una rivoluzione se si votasse chi ha convinto per il suo programma elettorale, per la sua storia politica, per le sue idee, per la sua passione, o per qualunque altro motivo spinga a credere che quel candidato sarà un buon amministratore della cosa pubblica, e alcuni certamente così faranno. Purtroppo però il rischio più concreto è che gli altri, così disillusi, magari facciano fessi i distributori di santini, ricchi premi e cotillon, ma anche se stessi non andando a votare per niente.
Speriamo di essere smentiti.
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