Bancarotta fraudolenta: tre arresti e sequestro per 4 milioni di euro
Bancarotta fraudolenta | Misura coercitiva per gli amministratori della Betoncat che hanno un debito verso lo Stato di circa 20 milioni di euro.
Avrebbero alterato sistematicamente le scritture contabili per nascondere la destinazione del patrimonio aziendale verso finalità estranee allo scopo sociale. Inoltre avrebbero ignorato gli obblighi di versamento di tributi erariali e contributi previdenziali, determinando un debito verso lo Stato di circa 20 milioni di euro.
È per questo che, su delega della Procura della Repubblica di Catania, i finanzieri del Comando Provinciale hanno dato esecuzione ad un decreto emesso dal G.I.P. che ha disposto la misura coercitiva degli arresti domiciliari per 3 soggetti ed il sequestro preventivo di disponibilità finanziarie per circa 4 milioni di euro per l’ipotesi di bancarotta fraudolenta accertata nell’ambito del fallimento della società commerciale BETONCAT S.A.S.
La società catanese (società per azioni dal 2008 al 2015), operante sul territorio nazionale nel settore della costruzione di opere idrauliche e con un fatturato annuo di 10 milioni di euro, era stata dichiarata fallita dal Tribunale di Catania in data 1° dicembre 2016. Il provvedimento di custodia cautelare è stato emesso nei confronti degli indagati Rosario FURNÒ (cl.1949) e dei figli Sandro (cl.1983) e Piero FURNÒ (cl.1973), nella loro qualità di amministratori della fallita.
La misura patrimoniale del sequestro preventivo colpisce il profitto realizzato dai Furnò per effetto della distrazione e dissipazione delle risorse finanziarie della BETONCAT.
L’indagine dei Finanzieri del Nucleo di Polizia Tributaria di Catania, nella quale sono confluite le relazioni della curatela e del consulente tecnico, ha riguardato i bilanci dal 2010 al 2016 dai quali è emerso il ricorso a svariati espedienti contabili tutti finalizzati a rappresentare un risultato d’esercizio migliore di quello effettivamente conseguito. Da oltre 5 anni, gli amministratori della BETONCAT hanno operato come se la società non presentasse un disequilibrio economico irreparabile aggravandone il dissesto mediante l’artificiosa contrazione di costi e la rilevazione di maggiori ricavi inesistenti. Gli indagati dolosamente non hanno fatto ricorso agli strumenti che il nostro ordinamento giuridico offre alle imprese in crisi così continuando ad operare a danno di altre imprese, dello Stato e dei lavoratori della stessa.
L’investigazione dei Finanzieri di Catania, realizzata in tempi rapidissimi, ha così posto in luce una gestione societaria illecita in grado di incidere pesantemente sulla libera iniziativa economica a svantaggio delle imprese del settore che continuano ad operare nel pieno rispetto delle regole.
L’analisi della copiosa documentazione contabile acquisita ha permesso di rilevare, tra le tante operazioni commerciali frutto di un’insana gestione aziendale, una serie di trasferimenti azionari, mediante donazione, tra parenti e affini della famiglia Furnò strumentali a minimizzare le responsabilità penali e civili degli effettivi amministratori.
I 4 milioni di euro circa sottoposti a sequestro si riferiscono anche a operazioni effettuate dalla fallita con società solo apparentemente terze – Costruzioni Generali Gasdotti Srl (CO.GE.GAS.) di Regalbuto (EN) e Furnò Costruzioni Ferroviarie (F.C.F.) S.p.a. di Catania – ma, in concreto, di proprietà della stessa famiglia Furnò.
La Guardia di Finanza di Catania ha, dunque, provveduto a porre agli arresti domiciliari Rosario, Sandro e Piero FURNÒ (tutti concorrenti nel delitto di bancarotta fraudolenta) e a eseguire i sequestri di 15 conti correnti intestati e nella disponibilità degli indagati, della Costruzioni Generali Gasdotti Srl e della Furnò Costruzioni Ferroviarie S.p.a. fino all’ammontare del profitto criminale conseguito.
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