Dopo i recenti casi di cronaca in cui genitori e docenti si sono opposti all’introduzione di corsi e progetti sulla materia, abbiamo cercato di capire come funziona negli altri paesi.
Secondo il rapporto “Policies for Sexuality Education in the European Union” del 2013, pubblicato dal Dipartimento Direzione generale per le politiche interne del Parlamento Ue, nella maggior parte degli Stati membri dell’Unione europea la materia è obbligatoria:
– in Germania dal 1968
– in Danimarca, Finlandia e Austria dal 1970
– in Francia dal 1998.
Fanno eccezione 7 paesi su 24 analizzati: Bulgaria, Cipro, Lituania, Polonia, Romania Regno Unito (ma nel febbraio del 2015 i parlamentari inglesi hanno chiesto che l’educazione sessuale divenga obbligatoria nella scuola primaria e secondaria) e ITALIA (Fonte Valigia Blu).
Intanto l’Organizzazione Mondiale per la Salute nel 2012 ha promosso e prodotto una guida internazionale per gli standard nell’educazione sessuale, anche se è rimesso ai singoli Stati l’utilizzo di questa guida secondo i bisogni, le esigenze e le specificità nazionali.
Le linee guida dell’OMS propongono un modello di educazione sessuale fondato su 7 principi:
1. L’educazione sessuale è adeguata per l’età rispetto al livello di sviluppo e alle possibilità di comprensione, è sensibile rispetto alla cultura, alla società e al genere. E’ rapportata alle realtà di vita di bambini o ragazzi.
2. L’educazione sessuale si basa sui diritti umani (sessuali e riproduttivi).
3. L’educazione sessuale si basa su un concetto olistico di benessere che comprende la salute.
4. L’educazione sessuale poggia saldamente sui principi di equità di genere, autodeterminazione e accettazione della diversità.
5. L’educazione sessuale inizia alla nascita.
6. L’educazione sessuale deve essere intesa come un contributo verso una società giusta e solidale, attraverso l’empowerment delle persone e delle comunità locali.
7. È basata su informazioni scientificamente accurate.