Lettera aperta di un’insegnante per far riflettere su quello che significherebbe l’approvazione della riforma Renzi.
“Tutto quello che non farò più dal prossimo anno scolastico” è la lettera aperta dell’insegnante, Anna Chiara Piffari.
Parole dure le sue, che vogliono far comprendere quanto difficile sia attualmente la vita di un docente in Italia e come la situazione potrebbe ulteriormente peggiorare se il ddl della “buona scuola” di Renzi venisse approvato.
A pochi giorni dallo sciopero generale indetto contro la riforma , Piffari traccia il quadro di quello che a suo parere accadrebbe se ogni docente si limitasse a fare “didattica” nel mondo dell’istruzione pubblica italiana.
La lettera porta infatti ancora una volta l’attenzione sulle mancanze del sistema “scuola” a cui spesso i docenti si trovano a dover far fronte investendo risorse proprie, acquistando materiali o dedicando al lavoro tempo non previsto da contratto per progetti e attività extracurriculari.
Di seguito la lettera integrale
“Uso del mio tablet, del mio computer, della mia linea adsl – computer, tablet e linea me li deve fornire la scuola.
Acquisto di apps necessarie al mio lavoro, di tasca mia – me le deve comprare lo Stato.
Portare da casa riduttori e prese triple – non c’è il riduttore? Pazienza… quando lo comprerete userò la LIM.
Andare in soccorso ai colleghi per far ripartire un PC – lo fa il tecnico informatico Non c’è? Pazienza non so cosa farci.
Uso del mio materiale e del mio personale database di materiali digitali – pretendo di trovare tutto ciò che mi serve sul luogo di lavoro, altrimenti, pazienza, programmerò le lezioni con quello che c’è a scuola.
Telefonate varie da Dirigente, colleghi e genitori fuori dall’orario di lavoro – se avete bisogno, mi contattate a scuola.
Gite scolastiche, ovviamente e da sempre gratis – non se ne parla proprio.
Fare la psicologa, l’assistente sociale, la fisioterapista, l’infermiera – mi spiace, ma io faccio didattica, questa è la mia mansione. Le altre le svolga chi di dovere.
Partecipare a qualunque riunione in corso d’anno che non sia prevista dal piano delle attività – il contratto parla chiaro: le attività devono essere programmate dal Dirigente PRIMA dell’inizio delle lezioni. Se non sa programmare il problema non è mio.
Avallare progetti e progettini vari, in collaborazione con gli Enti del territorio, Comune in primis, a costo zero – vuoi la mia partecipazione? Mi paghi.
Sbrigare pratiche amministrative varie per gli alunni – non fa parte delle mie mansioni, le faccia chi di dovere.
Procurare libri e quant’altro per alunni in difficoltà – lo facciano le assistenti sociali.
Fingere interesse per proposte e progetti di una noia mortale proposti da Enti esterni alla scuola, con la pretesa di venirci a suggerire “come insegnare” (i famosissimi “orto e cucina”, ad esempio, propagandati come progetti altamente qualificanti) – non mi interessa, potete avere la mia presenza fisica, se devo, non la mia partecipazione mentale. Vedete di alzare il tiro, piuttosto, che siete noiosi e ripetitivi.
Andare al lavoro con due linee di febbre, emicrania, malesseri vari, “per non mettere in difficoltà la scuola” – scordatevi anche questo.
Chiedere a mio marito di stare lui a casa dal lavoro quando mio figlio è malato – sto a casa io, perché è un mio diritto.
Fare foto, documentazione e quant’altro con i miei mezzi – vuoi le foto? Mi procuri una fotocamera digitale e, soprattutto, mi paghi il tempo che impiego sia a fare le foto che a scaricarle e ordinarle.
Pagarmi la formazione, di qualunque tipo – me la paga la scuola, altrimenti arrivederci e grazie.
Sopportare, da fine maggio in poi, 30-35° senza condizionatore, e nemmeno un ventilatore a soffitto – o mi crei condizioni di lavoro umane, o io incrocio le braccia.
Fare a proprie spese le fotocopie per la verifica in classe – se la fotocopiatrice è rotta oppure non c’è carta, non si fa la verifica.
Stampare con la mia stampante tutto ciò che riguarda avvisi e materiale scolastico – non c’è il toner? Pazienza il materiale non si stampa.
Correzione delle verifiche di sabato pomeriggio e domenica – le verifiche si correggono A SCUOLA. Ci vogliono tempi troppo lunghi? Pazienza aspetterete.
Correggere le prove invalsi facendole rientrare come ore di programmazione pur non essendo d’accordo sulla loro validità didattica – pazienza le correggerà il ministro di turno mai stato insegnante.
Compilare a casa il registro elettronico perché a scuola non c’é connessione e fare l’appello la mattina col tuo smartphone perché il preside vuole controllare gli assenti – Non c’è il Wi-Fi? Non funziona? peccato, l’appello salta.
Fermarsi a fine lezione o durante intervallo per spiegare ancora a chi ti fa qualche domanda e farlo volentieri! – fine dell’orario di lavoro? A casa. Subito.
VEDIAMO, POI, COME SARA’ LA QUALITA’ DELLA SCUOLA….. VOGLIO PROPRIO VEDERE…..”