Docenti, precari, amministrativi e operatori Ata in raduno davanti al Teatro Stabile. Seguirà assemblea cittadina sul tema “Scuola, cultura, comunicazione”.
“Protesteremo contro il Governo Renzi, sordo alle nostre legittime richieste – dichiarano i sindacati della scuola in una nota congiunta – e daremo testimonianza di forte vicinanza e solidarietà a tutti i lavoratori da mesi senza stipendio, che hanno occupato i locali del Verga per richiedere il pagamento delle retribuzioni bloccate e sollecitare la politica locale e regionale ad adoperarsi urgentemente per un rilancio serio e programmato dell’Ente”.
Così Flc Cgil, Cisl, Uil e Snals in merito alla protesta di oggi, una data scelta non a caso, essendo l’anniversario –era il 20 maggio del 1970 – della firma della legge 300, conosciuta come lo Statuto dei Lavoratori.
Allo sciopero nazionale, organizzato dai sindacati della scuola, aderiscono cittadini, docenti, precari, amministrativi e operatori Ata, organizzando un presidio davanti allo Stabile di via Fava a Catania, cui seguirà un’assemblea cittadina, assieme ai lavoratori del teatro, sul tema “Scuola, cultura, comunicazione”.
I temi caldi sono legati al contratto collettivo che non viene rinnovato dal 2006, e fermo dal punto di vista economico al 2009, i bonus sulle pensioni, e ancora, la stabilizzazione di migliaia di precari storici tagliati fuori dalla legge 107/2015, la cosiddetta Buona scuola, e il riconoscimento del valore del lavoro del personale ATA: amministrativi, tecnici e ausiliari, le cui condizioni di lavoro, senza garanzie di stabilità né continuità professionale, non sono più sostenibili.
“Sono ancora migliaia i docenti esclusi che hanno diritto alla stabilizzazione in base alla sentenza della Corte di giustizia Europea – hanno commentato– e ce ne sono altrettanti che ne avrebbero diritto per avere prestato servizio nelle scuole per decenni, mentre il personale ATA non viene minimamente prso i nconsiderazione dalla legge 107/2015 nessun scorrimento di graduatoria né sblocchi di assunzioni. Per questo diciamo che serve un nuovo piano di stabilizzazione”.