Immediati i commenti della società civile e della politica all’indagine della magistratura che fa tremare il Palazzo.
A intervenire subito è il candidato sindaco Emiliano Abramo che afferma: “È inaccettabile e triste come, all’interno del Comune di Catania vi siano amministratori che, come emerge dall’operazione della Dia di stamani, avrebbero utilizzato la cosa pubblica per fini personali. È altrettanto incredibile che i vertici politici di Palazzo degli Elefanti non sapessero né sospettassero nulla”.
“Fa tremare – continua – il fatto che, tra le persone coinvolte, ci sia il Ragioniere generale, figura importantissima della macchina amministrativa e uomo di fiducia del sindaco Bianco, tanto da aver ricoperto la carica di capo di Gabinetto e uno dei funzionari della direzione ecologia più vicini al primo cittadino. Non è possibile che l’amministrazione della “presunta legalità”, non sapesse a chi conferiva fiducia, incarichi e promozioni”.
Anche i sindacati intervengono sulla vicenda. Dichiarano Maurizio Attanasio, segretario generale della Cisl di Catania, e Mauro Torrisi, segretario del Presidio Fit Cisl etneo: “Siamo molto preoccupati per le possibili ripercussioni che l’inchiesta su appalti e rifiuti potrebbe avere sui livelli occupazionali e sul decoro della città. Confidiamo nel lavoro della Magistratura e auspichiamo che possa fare chiarezza in modo tale che, quanto prima, venga restituita alla città di Catania dignità e opportunità di lavoro giusto e nella legalità”.
Non si fa attendere neanche la nota di CittàInsieme che, con l’adesione dell’AS.A.E.C. Associazione Antiestorsione di Catania, Legambiente Catania, Rifiuti Zero Catania, scrive: “Il virus di un sistema malato fino al midollo è esploso anche a Catania. Le accuse, che vanno dalla turbativa d’asta alla corruzione, sono pesantissime e confermano quanto da sempre ripetiamo: quello dei rifiuti è un mostro, un sistema malato che, se non adeguatamente affrontato, rischia di non lasciare immune nessuna Amministrazione”. Sono necessarie, conclude la nota, iniziative legislative ed amministrative che spazzino via una volta per tutte procedure oscure, sistemi burocratici macchinosissimi che non hanno fatto altro che spianare la strada ad amministratori e funzionari compiacenti con corruttori ed organizzazioni criminali”.
Chiedono le immediate dimissioni del primo cittadino gli esponenti del movimento Catania Bene Comune che, ricordano, hanno denunciato il sistema mesi fa.
“Abbiamo da subito denunciato la gravità di quell’affidamento e gli indizi di corruzione, chiedendo l’immediato intervento della magistratura. Dopo i primi mesi di svolgimento dell’appalto abbiamo richiesto di avere accesso ai dati sulla raccolta differenziata e alla documentazione circa le penali che venivano erogate alle ditte, visto il pessimo servizio svolto in città. Abbiamo dunque acceso i riflettori sul funzionario Orazio Fazio e sul Direttore Leonardo Musumeci chiedendo di conoscere il perché del trattamento di favore verso Ecocar e Senesi. Adesso la verità viene finalmente accertata. Un torbido e vergognoso sistema criminale governava la raccolta dei rifiuti a Catania. Per queste ragioni e non solo per l’inciviltà di qualcuno Catania è stata una città sporca, con le tasse più alte sui rifiuti, con i servizi scadenti, con la raccolta differenziata quasi inesistente, in costante calo. Come dichiarato dal Procuratore di Catania, seppur non sono state riscontrate responsabilità penali del Sindaco e dell’Assessore al ramo, esistono delle gravi responsabilità politiche. Il Sindaco della città di Catania, Enzo Bianco deve immediatamente dimettersi”.
Anche i deputati regionali e nazionali del M5S della città etnea affermano: “Da anni denunciamo un sistema di corruttele dietro il business dei rifiuti in Sicilia e a Catania. Ora basta, la politica si assuma le proprie responsabilità, Enzo Bianco tragga le conclusioni del suo fallimentare mandato a Catania e si dimetta”. E ancora:
“Questa inchiesta pesa come un macigno sull’amministrazione Bianco e rappresenta la pietra tombale sull’esperienza fallimentare del suo mandato che non poteva concludersi in modo peggiore”.
Qui la replica all’inchiesta del primo cittadino.