Assemblea Pubbliservizi. Questa la richiesta dei sindacati stamattina all’assemblea di protesta dei lavoratori dell’azienda partecipata.
“Quest’azienda è diventata la barzelletta di Catania. In tutti i tavoli dove ci sediamo, prendono come esempio negativo la Pubbliservizi”.
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Questa in sintesi la descrizione della gestione della pubbliservizi secondo Rita Ponzo della Cisl Catania all’assemblea di protesta dei lavoratori dell’azienda partecipata che si è tenuta stamattina all’anfiteatro del centro fieristico “Le Ciminiere”. La sindacalista vede nel nervosismo dei lavoratori, anche se legittimo, un qualcosa di controproducente, soprattutto in un momento di incertezza dato soprattutto dalle elezioni regionali del 5 novembre.
Alla riunione, erano presenti poco più di 150 lavoratori della Pubbliservizi, stanchi delle false promesse e ormai schierati contro l’immobilismo da parte dell’amministrazione, che a loro dire sta facendo poco o nulla per garantire il futuro aziendale e lavorativo.
L’apertura del Fis, il Fondo d’Integrazione salariale, riguarderebbe tutti i lavoratori, ma come ci ha spiegato Davide Foti della Cgil, bisogna attuarlo se vi è un progetto per risollevare l’azienda, se no si crea solo un esubero strutturale, che sarebbe irrecuperabile entro i 5 anni.
Sui numeri della gestione e sulle proposte dei sindacati, a margine dell’assemblea Foti ha detto ““Noi abbiamo fatto delle proposte fino all’ultimo al tavolo negoziale in Provincia. La Pubbliservizi non può vivere con 700 mila euro di contratto al mese. Di questi 560 – ha continuato Foti – ne vincolano per il costo del lavoro. Quindi, di conseguenza, l’unica soluzione è tagliare gli stipendi delle persone e non metterle nelle condizioni di svolgere il proprio servizio, anche servizi pubblici. Pertanto abbiamo chiesto al commissario straordinario Salvatore Cocina – ha concluso il sindacalista – di integrare i contratti a misura, cioè che sono pagati a svolgimento, di metterli nel canone, di metterci nelle condizioni di avere una forza lavoro completa con pochissimo e senza tagli, per poi andare avanti e riuscire a gestire un contratto triennale e legarlo a un piano di riorganizzazione aziendale, anche fatto di sacrifici, ma con un futuro e delle prospettive per i lavoratori”.