Il vicepresidente del senato cittadino ha analizzato il quadro economico e politico delle società del Comune.
Un incontro pubblico, alla presenza delle sigle sindacali, per discutere della situazione debitoria delle società partecipate.
Una questione di centrale importanza per la città e che riguarda ancora più da vicino i 1659 dipendenti delle aziende.
Se n’è parlato nella conferenza stampa convocata dal vicepresidente del Consiglio comunale Sebastiano Arcidiacono e svoltasi nella sala Coppola di Palazzo degli Elefanti.
«C’è un momento in cui la politica deve assumersi la responsabilità di prendere delle decisioni. In periodi di crisi come questo, non fare delle scelte è sempre la scelta sbagliata e i risultati sono sotto gli occhi di tutti».
Le Partecipate, dice Arcidiacono, «Hanno tutte lo stesso proprietario, il Comune di Catania, perciò i loro problemi sono problemi di questa amministrazione». E il quadro complessivo delle casse municipali, del resto, non è dei più rosei. Tanto da essere, in questo momento, sotto la lente d’ingrandimento della Corte dei conti.
«Dai dati che ho ottenuto tramite una richiesta di accesso agli atti – sostiene il vicepresidente del senato cittadino – emerge un disallineamento di circa 35 milioni di euro tra i debiti riconosciuti dai revisori dei conti delle partecipate e quelli che, invece, sono stati asseverati dai revisori dei conti del Comune».
Numeri per sanare i quali sarebbe necessaria una conciliazione «che, in qualunque caso, porta a un depauperamento: o per le casse di Palazzo degli Elefanti o per quelle delle società partecipate».
A queste cifre, poi, bisogna accostare i 223 milioni di euro di debiti dell’amministrazione nei confronti delle sue società (al 31 dicembre 2015, contro i 160 milioni di euro di debiti certificati alla fine del 2012).
Una su tutte l’Amt spa che, in un momento di emergenza, aspetta dalle casse municipali oltre 35 milioni di euro. Una boccata d’ossigeno per i lavoratori, che potrebbe però non bastare.
«Ci sono da considerare, inoltre, le anticipazioni di cassa alle quali ha fatto ricorso l’amministrazione nel 2015», attacca Arcidiacono. Oltre 150 milioni di euro: tre volte di più rispetto a quanto richiesto nel 2012.
«Le ormai note preoccupazioni della Corte dei conti riguardano anche questo argomento – interviene il vicepresidente della commissione Bilancio Niccolò Notarbartolo –. La magistratura contabile sottolinea come aumenti l’indebitamento, anche perché il Comune non riesce a pagare le spese correnti. Significa che non riesce a pagare per le attività normali di un’amministrazione comunale. Un fatto gravissimo, del quale aspettiamo di conoscere le conseguenze, ma che denuncia la difficoltà di far quadrare i conti».
A cascata, anche quelli delle partecipate.
«Tutte le decisioni prese sulle partecipate sono bloccate a prima del 2012 – conclude Sebastiano Arcidiacono – È il momento di ragionare, insieme anche ai sindacati, su come superare questa impasse».
E sulle cause dei problemi – e sulle possibili soluzioni – sono intervenuti i rappresentanti delle organizzazioni sindacali: Giuseppe Scanella (Ugl Trasporti), Giuseppe D’Aquila (Filctem Cgil), Rosario Patanè (Fiatel), Rosaria Leonardi (Cgil), Giovanni Santagati (Uiltec), e Carmelo Giuffrida (Ugl Chimici), Aldo Mammano (UGL ASEC), Antonio Santonocito e Gianfranco Raco (Confsal), Salvo Bonaventura (UIL), , Giuseppe Coco, Carmelo Giuffrida e Rita Ponzo (CISL), Carmelo Condorelli e Rosario Patanè (Multiservizi), e Aurelio Di Fato di Officine Siciliane.