Pubblicato il: 28 January 2015 alle 1:51 pm
Le indagini hanno consentito di “mappare” l’organizzazione suddivisa in 6 squadre radicate in altrettanti quartieri cittadini.
Stamattina su delega della Procura Distrettuale della Repubblica di Catania, la Polizia di Stato ha dato esecuzione a due distinte ordinanze applicative di misure cautelari, emesse rispettivamente in data 9 e 23 gennaio 2015 dal G.I.P. del Tribunale di Catania, nei confronti di 27 persone.
I malviventi, che farebbero parte della cosca Cursoti – Milanesi, sono ritenuti responsabili, a vario titolo, dei reati di associazione per delinquere di stampo mafioso, detenzione e spaccio di sostanze stupefacenti, estorsione, tentato omicidio e reati in materia di armi, con l’aggravante di cui all’art.7 L.203/91, per avere commesso il fatto avvalendosi delle condizioni di assoggettamento e di omertà tipiche della citata organizzazione mafiosa ed al fine di agevolarla.
Alla fase esecutiva dell’operazione denominata “Final blow” hanno partecipato oltre 100 unità della Polizia di Stato, tra cui equipaggi del Reparto Prevenzione Crimine Sicilia Orientale e unità del Reparto Volo di Reggio Calabria.
L’azione di oggi secondo gli inquirenti, permetterebbe di disarticolare la cosca decapitandone i vertici tra cui figura il noto Rosario Pitarà, storico esponente di rango apicale del sodalizio mafioso che avrebbe mantenuto un ruolo di responsabilità nonostante fosse detenuto e che, insieme a Carmelo Di Stefano e Mario Russo è stato riconosciuto come promotore dell’associazione mafiosa.
Tra l’altro, Pitarà avrebbe avuto contrasti con i fratelli Di Stefano determinati dalla gestione delle “piazze di spaccio”.
Due destinatari della misura restrittiva si sono resi irreperibili e sono attivamente ricercati. Espletati gli adempimenti di rito, gli arrestati sono stati associati presso la casa circondariale di Catania – Bicocca a disposizione dell’Autorità Giudiziaria.
Le indagini hanno consentito di riscontrare la piena operatività sul territorio della cosca dei Cursoti Milanesi e di “mappare” l’organizzazione interna suddivisa in 6 squadre radicate nei quartieri cittadini di Nesima – San Berillo, a capo della quale vi erano i vertici della cosca; San Giovanni Galermo, dove operava Antonio Nigito; San Giorgio – Villaggio Sant’Agata, guidata da Sebastiano Solferino; piazza Carlo Alberto “Fiera”, sotto il controllo di Mario Tosto, che per conto del clan si occupava delle estorsioni agli esercenti del mercato lì allocato; San Cristoforo, a cui capo vi era Salvatore Francesco De Luca ; Librino, a cui capo vi era Mario Russo.
Tra i reati fine dell’organizzazione vi erano le rapine, i furti e le estorsioni, nonché lo spaccio di sostanze stupefacenti.
Proprio il traffico di droga – a differenza di quanto avveniva nelle “piazze di spaccio” di viale Moncada 16 dove, come noto, l’attività illecita verrebbe svolta in sintonia tra tre distinti gruppi criminali, tra cui quello dei Cursoti Milanesi, che si avvalevano dello stesso apparato di controllo e di vedette – ed in particolare la concorrenza nella zona di San Giovanni Galermo con le attività illecite gestite da esponenti di un altro gruppo, aveva determinato, nella notte di capodanno del 2012, il ferimento a colpi d’arma da fuoco di tre giovani appartenenti a fazioni contrapposte.
L’ordinanza cautelare è stata emessa a seguito di attività di indagine, condotta dalla Squadra Mobile a riscontro delle dichiarazioni rese da diversi collaboratori di giustizia tutti già affiliati alla citata organizzazione mafiosa, il cui promotore fu il noto Luigi Miano detto “Jimmy”, deceduto nel 2005.
Le dichiarazioni raccolte dagli inquirenti hanno consentito di tracciare un approfondito quadro del clan, documentando l’ascesa al vertice dei fratelli Carmelo e Francesco Di Stefano ed i retroscena relativi l’accesa contrapposizione con il clan Cappello- Bonaccorsi che, al suo acme, sfociò nel ferimento di Orazio Pardo (classe 1957).
L’agguato ai danni di Pardo, esponente di rango apicale del citato clan Cappello (tratto in arresto nell’operazione Revenge), era avvenuto la sera dell’1 ottobre 2009, e la vittima designata era riuscita a sfuggire grazie all’intervento di Salvatore Liotta (classe 1961), suo sodale.
Tra gli esecutori materiali dell’agguato, oltre a Francesco di Stefano, Michele Musumeci e Rosario Angrì, già destinatari di ordinanza di custodia cautelare in carcere, eseguita dalla Squadra Mobile nell’aprile del 2013, sarebbero stati individuati Carmelo Di Stefano e Filippo Scaglione, ai quali, con una delle odierne misure cautelari, è contestato anche il delitto di tentato omicidio.
Quel giorno all’indirizzo di Pardo e Liotta erano stati esplosi numerosi colpi d’arma da fuoco che avevano ferito il primo al ginocchio destro ed il secondo al piede destro. Il grave fatto di sangue, mai denunciato alle Forze dell’Ordine era emerso successivamente dall’attività d’indagine condotta dalla Squadra Mobile.
Il tentativo di uccidere Orazio Pardo sarebbe stato determinato da contrasti tra le predette cosche, ed in particolare tra i due reggenti, Giovanni Colombrita e Francesco Di Stefano,mlegati ai proventi di un’attività estortiva ai danni di un imprenditore edile locale. Quest’ultimo sarebbe stato costretto a consegnare la somma di 4.000 euro alla cosca Cursoti Milanesi e 5.000 euro una tantum a quella Cappello. Per tali fatti tanto Colombrita che Di Stefano hanno già riportato condanna passata in giudicato.
Proprio con i provvedimenti cautelari di oggi è tra l’altro contestato a Giovanni Gurreri la partecipazione a questa estorsione. Avrebbe avuto infatti un ruolo rilevante nelle richieste di “pizzo” avanzate all’ imprenditore, partecipando, quale alter ego di Di Stefano a diverse fasi ed incontri che avevano preceduto e seguito le richieste estorsive ed il ferimento di Orazio Pardo.
Di seguito i nomi degli arrestati
1. Aiello Alfio (cl. 1976), inteso “fungia”, pregiudicato;
2. Campisi Roberto, (cl. 1970), pregiudicato;
3. Cantone Mario, (cl. 1988), pregiudicato, già sottoposto agli arresti domiciliari;
4. Centauro Francesco, (cl. 1965), inteso “’a signurina”, pregiudicato, già sottoposto agli arresti domiciliari;
5. De Luca Salvatore Francesco, (cl.1968), inteso “Franco rapanella”, pregiudicato, già detenuto;
6. DI Stefano Carmelo, (cl.1970), pregiudicato, già detenuto;
7. GIuffrida Michele, (cl.1972), pregiudicato, già detenuto;
8. GiuffRida Vito, (cl. 1975), pregiudicato, già sottoposto alla misura alternativa dell’affidamento in prova ai servizi sociali;
9. Grasso Daniele, (cl. 1970), pregiudicato;
10. Gurrieri Giovanni, (cl. 1965), inteso “Zorro”, pregiudicato, già detenuto;
11. La Placa Giuseppe, (cl.1979), pregiudicato, già detenuto;
12. Linguanti Samuel Giovanni, (cl.1991), pregiudicato, già sottoposto alla misura alternativa dell’affidamento in prova ai servizi sociali;
13. Napoli Alfio, (cl.1972), inteso “Alfio coddu ’i mulu” pregiudicato, sottoposto alla Sorveglianza Speciale di P.S.;
14. Nigito Antonio, (cl.1975), pregiudicato, già sottoposto alla misura alternativa dell’affidamento in prova ai servizi sociali;
15. Pitarà Rosario, (cl.1954), inteso “Saretto ‘u furasteri” pregiudicato, già detenuto;
16. Russo Mario, (cl.1972), inteso “Mario Turazzo”, pregiudicato, già sottoposto agli arresti domiciliari;
17. Salvo Eros, (cl.1989), pregiudicato, già detenuto;
18. Scaglione Filippo, (cl.1974), pregiudicato;
19. Scardaci Pio Giuseppe, (cl.1986), pregiudicato;
20. SOLFERINO Sebastiano, (cl.1973) pregiudicato, già detenuto;
21. Sortino Gaetano, (cl.1965), inteso “Tanino puri puri”, pregiudicato;
22. Spinale Pietro, (cl. 1962), pregiudicato, già sottoposto agli arresti domiciliari;
23. Tosto Mario, (cl.1961), pregiudicato, sottoposto alla Sorveglianza Speciale di P.S.;
24. Tricomi Santo, (cl.1976), inteso “Aricchiazza”, pregiudicato, già detenuto;
25. Zuccaro Giuseppe (cl.1973), inteso “occhi azzurri”, pregiudicato.
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