Il romanzo, vincitore del premio Martoglio 2013 per la letteratura, è stato illustrato dal professore Alfio Siracusano, nel corso dell’incontro organizzato dal club service e dall’associazione Addamo.
“Un romanzo simile a La Storia di Elsa Morante” dove la microstoria del piccolo Nino Smith, un bambino sordomuto che vive nell’Ortigia degli anni ’50, si intreccia con la macrostoria del processo di Norimberga e dell’ultimo bambino ucciso a causa dei programmi di eugenetica voluti dal Fuhrer”.
Così Alfio Siracusano ha iniziato la sua presentazione del libro Effatà della scrittrice e magistrato Simona Lo Iacono che con il romanzo ha vinto il premio Martoglio 2013.
L’incontro è stato organizzato dal Kiwanis club di Lentini e dell’Associazione Sebastiano Addamo, alla presenza dell’autrice, dell’assessore alla cultura del comune, Annunziata Tronco, del presidente del consiglio comunale di Carlentini Angelo Ferraro e di Grazia Cavallaro Addamo, presidente dell’associazione dedicata allo scrittore catanese.
Dopo i saluti iniziali di Sebastiano Galatà presidente del club, il vicepresidente Aldo Failla, ha introdotto l’autrice del romanzo e il relatore della serata, il professore Alfio Siracusano, scrittore oltre che insegnante e preside in pensione.
Siracusano ha esordito con una citazione di Giuseppe Giusti: “Il fare un libro è men che niente, se il libro fatto non rifà la gente. E sono contento di presentare questo libro – ha continuato il professore – perché è uno di quelli che fa pensare e rifà la gente”.
“Tema centrale del libro – ha aggiunto il relatore – è la parola, il “logos” greco che è la luce dell’intelletto, la forma della libertà, della dignità umana, l’essenza dell’essere uomo o donna e dell’essere titolare di diritti. I progetti di Hitler – ha continuato il professore – furono realizzati proprio perché in Germania si costruì un meccanismo psicologico collettivo, che fece diventare il popolo privato del logos, senza parola, educato a non ribellarsi.”
Anche Simona Lo Iacono durante il suo intervento ha sottolineato l’importanza del tema della parola. “La parola rincorsa dal piccolo Nino – ha detto la scrittrice- è il campo in cui si giocano tutte le possibilità. La parola è ciò che ci annoda agli altri, ma Nino capisce che non è solo il campo dell’unione e della relazione, ma può essere anche il campo della menzogna, dell’apparenza. Così – continua l’autrice – il bambino fa esperienza del mondo e scopre che non è affatto vero che lui è l’unico sordo o muto, perché tutti quelli che gli ruotano intorno, pur essendo in grado di palare e sentire, in realtà non si comprendono.”
“Effatà – ha concluso la Lo Iacono- è una parola aramaica che riecheggia in un passo del Vangelo di Marco e significa “apriti”. Il piccolo Nino farà esperienza dell’Effatà e scoprirà che non serve a niente sentire, senza un apertura interiore che sorregga il senso.”
Nella foto da sin.: Aldo Failla, Sebastiano Galatà, Simona lo Iacono, Alfio Siracusano.