Viva l’Italia! La Pasta tricolore
Nel 1973 decidemmo con la mia famiglia e un gruppo di amiche e amici di trascorrere le vacanze pasquali sull’isola di Salina, alle Eolie.
Alloggiavamo in modo un po’ fortunoso in camerate a letti multipli in varie case a Lingua, sia vicino al laghetto che più su, verso la montagna. Mia figlia Elisa giocava sulla spiaggia di Lingua con la sua amichetta Maria Carla, e si pranzava al ristorante La Marinara, dove la moglie di Tobia preparava gustosi manicaretti, tanto da meritarsi il titolo di miglior ristorante delle Eolie dal mitico Veronelli in una delle sue tante guide.
Al momento di tornare a Catania rimanemmo bloccati per tre giorni; mare forza otto, niente collegamenti con aliscafi e navi. Alla fine arrivò la nave Basiluzzo, piccola ma super affidabile e in grado di cavalcare le onde. Stracolma all’inverosimile di viaggiatori rimasti, come noi, intrappolati, affrontò la traversata con quello sprezzo del pericolo proprio dei capitani coraggiosi.
Arrivati a Capo Milazzo, dove si formano dei vortici anche a seguito di una secca, venimmo presi da un’onda gigantesca. Per l’improvviso e fortissimo rollio, nel bar sul ponte superiore si staccò dai supporti un frigorifero che si diresse a gran velocità verso il mio amico Gabriele, padre di Maria Carla, il quale riuscì a schivarlo per un pelo prima che si schiantasse contro la porta che dava sull’esterno.
Sbarcando a Milazzo, in preda al mal di terra, decisi che quella sarebbe stata la mia isola.
Vi tornai negli anni seguenti, sempre a Lingua, e spesso andando al ristorante La Marinara. In una di quelle occasioni Tobia mi propose la pasta alla pirata, che non è nient’altro che una pasta in cui si mescolano della salsa di pomodoro e del pesto alla genovese. E così, oltre a prepararla per mia figlia Elisa, e in seguito per mio figlio Alessio, (che non amava le verdure e si rifiutava di mangiare la pasta al pomodoro che gli ammannivano nella scuola materna ed elementare della bassa bolognese) e infine per i miei nipoti Stella e Diego, l’ho spesso servita ai miei ospiti come piatto veloce e semplice da preparare, ma con un gusto fresco d’estate.
C’era però qualcosa che non mi convinceva del tutto in quel piatto e ieri che avevo degli ospiti a cena, nel pensare a preparargli quella pasta, ho scoperto cos’è.
In genere, quando preparo dei piatti con combinazione di condimenti preferisco fare in modo da tenere distinti i sapori. Ad esempio condisco una parte della pasta con una salsa,ed un’altra con l’altra salsa, poi le unisco, oppure le servo come bis nello stesso piatto.
Dunque ho pensato di fare così, ma poi mi è venuto in mente che in altre occasioni, lavorando sulla pasta con la ricotta come condimento, che preparava mia madre Palmira, avevo provato delle combinazioni di ricotta con pesto e di ricotta con salsa di pomodoro.
E mi è venuto in mente che le tre cose, pesto, ricotta e pomodoro richiamano i colori della bandiera italiana. Così ho preparato la ricetta che vi propongo oggi: pasta tricolore.
Si tratta di una ricetta semplice, che deve molto alla presentazione.
Preparate un pesto alla genovese, di cui non vi do la ricetta che potete trovare dappertutto. Oppure potete prendere il pesto, anche di buona qualità, preparato dai reparti di gastronomia delle grandi catene di distribuzione alimentare (non quello in vasetto di produzione industriale però!!!).
Preparate poi una salsa di pomodori ciliegini con olio, aglio finemente tritato, peperoncino (la salsa deve essere piccante e dolce), sale e zucchero.
In un piatto piano ponete al centro un’abbondante striscia di ricotta di pecora a separarne le due metà.
In una delle due accomodate i fusilli (o altra pasta corta) conditi con la salsa al pomodoro dolce piccante, nell’altra la pasta condita con il pesto alla genovese.
Guarnite con basilico.
La funzione della ricotta è di “lavare la bocca”, consentendo nel passaggio da un tipo all’altro di pasta di gustarne appieno il sapore senza i residui della salsa precedente.