Ancora incertezza per i circa 4.000 forestali di Catania e provincia, nuovamente alle prese con forti ritardi nei pagamenti, ma anche con la mancata conoscenza del numero di giornate lavorative da effettuare nel 2012.
La situazione, spiegano i segretari generali di Fai Cisl Flai Cgil e Uila Uil, Pietro Di Paola, Alfio Mannino e Nino Marino, “si è venuta a determinare sia per la drammatica condizione finanziaria in cui versa la Regione, sia per la mancanza di politiche forestali adeguate”. A causa della bocciatura della finanziaria regionale da parte della commissione dello Stato, dei vincoli del patto di stabilità e in ultimo della condizione di confusione politica ed amministrativa, seguito alle dimissioni del Presidente della Regione, la situazione si è ulteriormente aggravata, spiegano i sindacalisti.
Fino ai primi di settembre la vertenza sembrava di difficile soluzione, tanto da far proclamare ai sindacati lo sciopero generale; si era poi appianata con la garanzia che venissero effettuate da parte di tutti i lavoratori le giornate di lavoro previste dalla legge 14/06; gli impegni assunti dal governo e i conseguenti atti amministrativi prodotti dalla Regione avevano portato alla sospensione dello sciopero e a un po’ di tranquillità per i forestali della regione.
Una vicenda, ricordano Flai, Fai e Uila che ha visto anche tentativi di criminalizzazione della categoria “da parte di alcuni soggetti politici e anche da parte di altri soggetti sociali, con un grande risvolto mediatico”. Un aspetto questo che preoccupa non poco i sindacalisti e che si sta ripresentando in questa aspra campagna elettorale per le Regionali. “Purtroppo, affermano, assistiamo anche in questi giorni a tentativi di strumentalizzazione ai fini elettorali con promesse prive di fondamenti, ma ciò che più ci preoccupa è il tentativo di alimentare il qualunquismo, che certamente non aiuta i lavoratori della categoria”. Flai, Fai e Uila rivendicano dunque con forza gli accordi sottoscritti e mettono in campo le opportune iniziative affinché tali accordi vengono rispettati. “Non vogliamo disperdere le conquiste ottenute negli ultimi anni con tanto impegno, concludono. Non per ultimo, il pieno rispetto nel 2011 dell’accordo del 2009 che ha consentito uno aumento delle giornate lavorative rispetto agli anni precedenti, di circa 60 mila giornate lavorative”.