Le attiviste denunciano “l’ipocrisia e la strumentalizzazione degli organizzatori e di chi lo sostiene”.
“Chiamarlo specchietto per allodole è persino eccessivamente generoso: in una città al collasso, dove lo sfruttamento e la precarietà falciano qualsiasi possibilità di costruirsi un futuro e la mancanza di servizi sociali e per l’infanzia costringe le donne a farsi carico totalmente del lavoro di cura e accudimento di bambini, anziani e persone con disabilità, questi signori trovano il tempo e i soldi per organizzare passerelle istituzionali continuando a ignorare del tutto i problemi che affrontiamo quotidianamente.”
È questa la posizione delle attiviste di Non Una di Meno Catania nei confronti del “Festival siciliano della famiglia”, promosso dal Forum delle Associazioni Familiari della Sicilia e che si svolgerà a Catania dal 7 al 9 giugno che stamattina nei dipartimenti UniCt hanno esposto striscioni di contestazione all’evento.
Una protesta quella delle donne di Nudm che si svolge nei luoghi della cultura anche perché l’evento è organizzato col patrocinio di Comuni e Associazioni, spiegano, ma soprattutto delle Università di Catania, Messina e Palermo.
“Contestiamo il Festival” affermano “e la partecipazione di quei rappresentanti delle istituzioni locali e nazionali che negli anni, si sono fatti promotori del DDL Pillon, continuano ad attaccare l’autodeterminazione delle donne di abortire, hanno tagliato la spesa sociale dedicata ai servizi alla persona, trasformato gli asili nido in un privilegio per pochi e monetizzato l’accesso a diritti essenziali come quello alla salute, alla casa e all’istruzione e continuano a voler imporre un modello di famiglia normativa e patriarcale”.
Inoltre le attiviste contestano la presenza alle tavole di dibattito del Festival di diverse istituzioni ecclesiastiche, tra cui l’Opus Dei, scrivono, “da sempre impegnate a reprimere la libertà sessuale delle donne e delle soggettività non conformi alla norma eterosessuale”.
In Sicilia, ricordano, 9 ginecologi ospedalieri su 10 sono obiettori di coscienza.
Come Non Una di Meno, concludono, rivendichiamo con forza:
– aborto gratuito, sicuro e accessibile e abolizione dell’obiezione di coscienza nelle strutture pubbliche;
– la socializzazione del lavoro riproduttivo e di cura, tempo pieno in tutte le scuole pubbliche, asili nido gratuiti in ogni quartiere, sanità pubblica e gratuita;
– contraccezione gratuita e consultori aperti a tutte e tuttu;
– reddito e welfare di autodeterminazione.