La Filca Cisl regionale, in occasione del consiglio generale che si è tenuto ieri a Catania, ha lanciato l’allarme sulla crisi dell’edilizia, che secondo il sindacato non è determinata soltanto dalla crisi economica e finanziaria ma anche da una politica disattenta e da una burocrazia sorda e miope.
Quasi la metà delle gare d’appalto per le opere pubbliche, denuncia infatti la Filca, si perde tra contenziosi e nei cassetti della burocrazia o rimane impantanata nei patti di stabilità delle amministrazioni.
Al Consiglio generale di ieri erano presenti il segretario nazionale Domenico Pesenti, il segretario generale della Cisl siciliana Maurizio Bernava e la segretaria generale della Cisl etnea Rosaria Rotolo.
Al termine dell’incontro, è intervenuto anche il sindaco Enzo Bianco che, oltre al saluto, ha portato tra l’altro l’annuncio dello sblocco dei cantieri per la metropolitana catanese.
I lavori del parlamentino regionale degli edili cislini sono stati introdotti da Nunzio Turrisi, segretario generale della Filca catanese. Mentre alla relazione di Santino Barbera, segretario generale della Filca siciliana, è stato affidato il compito di snocciolare le cifre della pesante situazione del settore delle costruzioni siciliano.
«Un tempo – ricorda Barbera – l’edilizia rappresentava il 20 per cento del Prodotto interno lordo siciliano e dava occupazione e salario a oltre 150.000 edili, oltre l’indotto. Oggi, il settore è ridotto al fantasma di se stesso, fatto di lavoro irregolare e nero; oltre il 50 per cento dei lavoratori è diventato invisibile senza che nessun politico se ne sia accorto».
«Ma c’è di più – rincara il segretario generale della Filca– ad aggravare la situazione non c’è solo la drastica caduta degli investimenti, ma anche una burocrazia asfissiante e miope nelle cui maglie si perde la metà delle gare d’appalto bandite. Ci sono opere infrastrutturali appaltate e bloccate per la mancata sottoscrizione da parte della Regione Siciliana del CIS, Contratto Istituzionale di Servizio, con lo Stato».
Politica e burocrazia danno il peggio di sé nell’uso dei fondi strutturale europei. «Un esempio – spiega Barbera – è il Programma di depurazione delle acque reflue per 1200 miliardi di euro. Se le opere non verranno appaltate entro il 31 dicembre del 2015, si perderanno i finanziamenti residui. Non dimentichiamo che è già attiva la procedura di infrazione della Comunità europea, perché le somme dovevano essere investite entro il 31 dicembre del 2013».
«Non realizzare un’infrastruttura – rimarca Rosaria Rotolo – significa isolare di più la Sicilia, affossare il settore delle costruzioni, e il settore produttivo siciliano: dalla filiera agroalimentare al turismo culturale e stagionale, dalle produzioni d’eccellenza agli investimenti delle multinazionali, che per il prossimo Distretto del SudEst sono linfa vitale».
Il consiglio generale della Filca siciliana si è tenuto, in contemporanea con l’omologo dell’Ance, l’associazione dei costruttori edili, che a Palermo ha tenuto la sua assise. Per Bernava, «da tempo, assieme alle associazioni degli imprenditori, diciamo che per far ripartire subito l’economia reale bisogna usare l’edilizia, con opere che si possono appaltare in poco tempo. Ora occorre dire basta perdere tempo in discussioni politiche e fare di tutto per muovere i cantieri».
Infine, Pesenti, che è anche presidente della European Federation of Building and Woodworkers (EFBWW), ha sottolineato la necessità, nel quadro della rimodulazione della spesa, di rivedere l’organizzazione territoriale delle casse edili, prevedendo una loro unificazione, a vantaggio di lavoratori e imprese e il nuovo ruolo che la Filca ha voluto assumere, in questo periodo difficile, ponendosi anche come ufficio di collocamento per quei lavoratori che è stato possibile aiutare.