Il nipote del Presidentissimo è convinto che la promozione passi attraverso tecnico e giocatori carismatici. Sui procuratori “Creano scompiglio”.
di Salvatore Giuffrida
In questi giorni impazza il calciomercato con nomi di probabili arrivi e promesse da parte delle società di rinforzarsi e di centrare gli obbiettivi stagionali. Catania è una piazza calda che in questi ultimi anni si è allontanata dal calcio che conta per i fatti di cui tutti siamo a conoscenza. I rossazzurri si apprestano a disputare il campionato Lega Pro, che da quest’anno dovrebbe tornare a chiamarsi nuovamente Serie C.
Per capire come una società di calcio si muove e cosa possiamo aspettarci in termini sportivi dalla stagione futura, abbiamo contattato Alessandro Russo di Calciocatania.com,
Alessandro Russo
ex dirigente sportivo del Calcio Catania nonché nipote del “Presidentissimo” Angelo Massimino e autore di diversi libri sulla storia della squadra, tra cui “Angelo Massimino una vita per (il) Catania”, “Tutto il Catania minuto per minuto” scritto con Filippo Solarino, Roberto Quartarone e Antonio Buemi e il “Russo-Azzurro”.
Russo, qual è la differenza tra la serie C di una volta e quella di oggi e perché gli stadi sono sempre più vuoti?
“Tutto quello che c’era una volta viene rimpianto e viene capito troppo tardi, sia nel calcio che negli altri sport in generale. Il calcio di una volta era più genuino e ruspante. In particolare il Catania 40 anni fa e oltre, ovunque andava incontrava squadre che erano desiderose di superarlo. Tutte le squadre erano accompagnate da un pubblico eccezionale, ma adesso tutto questo non c’è più poiché la Serie C è un campionato, da un punto di vista tecnico scarso e il pubblico si è accorto che lo spettacolo lascia un po’ a desiderare. Il Massimino non ha fatto eccezione, e nonostante il boom di abbonati gli spalti erano vuoti. La Juventus, per esempio ha fatto una scelta molto intelligente nel costruire uno stadio capace di compattare il pubblico attorno al campo di gioco, sopperendo alle assenze in termini numerici del pubblico. A me l’idea di uno stadio piccolo e funzionale piace, ma in Sicilia siamo un po’ indietro, anche se fare investimenti senza interessi esterni, che prediligano il tifoso è abbastanza difficile ovunque. Oggi in generale il pubblico è scoraggiato ad andare allo stadio anche per tutti i controlli e le trafile che deve fare per entrare nell’impianto. A Catania, ci sono anche altri fattori, per esempio io non mi riconosco più in questa squadra e in questa società e ho una specie di rigetto a seguirla con passione. In passato a cavallo tra gli anni 80′ e 90′ c’è stato un periodo di stagnazione che mi ricorda quelle attuali. Si facevano mille promesse ma poi avvenivano delle rivoluzioni durante il campionato, parlo degli anni di Attaguile, di Proto, gli anni della famosa cordata, che poi hanno accompagnato questa società verso il baratro. Questi corsi e ricorsi storici devono essere da segnale per capire che se certe cose non vanno, il motivo è da ricercare nella struttura di una società calcistica”.
Massimino ha vinto più campionati di Serie C. Qual è il segreto per vincere un torneo così difficile?
“Il segreto ritengo che stia nella coesione delle 5 componenti di cui parla il nostro amministratore delegato. Mai come oggi sono ognuna per i fatti propri e sono difficilmente compattabili se non con promesse temporanee. Una volta bastava la parola, non c’era di bisogno di parlare di ritocchi di ingaggio e le discussioni si risolvevano in modo diverso; era più facile che i segreti di spogliatoio rimanessero tali, e c’era chi cacciava il denaro, come faceva mio nonno. Alcuni dicono che si metteva dietro la porta e buttava il sale per scaramanzia, ma alcuni giocatori mi hanno raccontato che gli faceva vedere il centone e loro facevano gol. Tra le promozioni, mi ricordo che quella del 1983 è stata la più complessa secondo me. Era una squadra con una forte propensione difensiva, ed era più portata a giocare meglio fuori casa ma non era una squadra che entusiasmava il pubblico per la sua fase offensiva. Altre squadre invece erano vincenti, come quella del 1980 con Barlassina e Piga che erano molto carismatici. In ogni caso per vincere, ci vuole un presidente con la P maiuscola, ci vogliono giocatori carismatici, ci vuole un mister che possa lavorare senza nessun condizionamento e anche che la gente che si riabitui a questo spettacolo”.
Il Catania di Rigoli era una squadra con spiccate attitudini difensive, tanto che è arrivata ad avere la difesa meno battuta d’Europa durante la stagione. Poi dopo la sconfitta per 4-0 contro la Juve Stabia si è come smarrita. Cosa non ha funzionato quindi?
“Il Catania ha commesso la leggerezza di affidarsi ad un allenatore che non era carismatico che non aveva un gioco così importante da poter trascinare i propri giocatori. Poi la svolta avvenuta con il cambio dell’allenatore non ha sortito l’effetto sperato. Spero che questa lezione serva per il futuro. È importante che l’allenatore sia in grado di poter scegliere personalmente i giocatori in rosa e gestirli lui dal primo momento, con carisma, con rigore, con rispetto di regole che sono alla base per vincere un campionato”.
Come vede l’arrivo di Lodi che ha firmato con il Catania un triennale fino al 2020? È la quarta volta che indossa la casacca rossazzurra.
“Personalmente le minestre riscaldate non mi hanno fatto mai impazzire, neanche quando io e mio fratello Angelo eravamo dirigenti con Massimino che amava richiamare tecnici e giocatori, come Mazzetti e Rambone, perché è come se quando tu torni in un posto dove sei già stato: è difficile che puoi avere gli stessi stimoli che ti hanno fatto conseguire grossi risultati nel passato. Lodi, con l’arrivo di Montella che ha trasformato il gioco del Catania, era diventato quasi un centromediano metodista, era una figura che noi non avevamo e lui è stato bravo a calarsi in questo nuovo ruolo. Ora non so che ruolo possa fare visto che gli anni sono passati. Consentimi la divagazione, vista la mia passione per la scrittura creativa. Io ricordo che quando Lodi è tornato l’ultima volta era il 6 gennaio del 2014 noi abbiamo giocato contro il Bologna, io ho scritto nella pagina “Tutto il Catania minuto per minuto”, che a breve rimetteremo on line a beneficio degli appassionati con la descrizione di questa stagione, che era come se lui fosse arrivato accompagnato da una Befana con una scopa che arrivava direttamente allo stadio, e fu una giornata di festa poiché avevamo battuto il Bologna. Questa volta non saprei, mi auguro che possa essere un motore che non si è arrugginito per poter rodare la squadra. Certo che anche se a Catania Lodi in passato ha trovato situazioni positive sia a livello calcistico che familiari, ritengo che sia difficile che possa ripetersi, non dimentichiamo che viene da un anno o poco meno di inattività. Poi dubito che se rimane Biagianti, i due possano coesistere nelle partite fuori casa, poiché dubito che possano fare quello che nei campi di Serie C viene richiesto, cioè correre. In ogni caso le sue geometrie al centrocampo dovranno essere sfruttate da giocatori veloci sulle fasce, come per esempio Manneh, che secondo me continuerà a fare bene”.
Un’altro giocatore di valore è Di Grazia.
“Si aveva fatto bene l’anno scorso ad Agrigento, a Catania è stato uno dei pochi che quest’anno si è salvato. Non può più essere considerato una promessa e bisogna riconoscergli i suoi valori”.
Quanto contano i procuratori nel calciomercato e sulle prestazioni dei giocatori in campo?
“I procuratori, nel passato avevano una volta un ruolo più defilato. Oggi il loro ruolo è fondamentale in senso negativo. Creano lo scompiglio, con il calciomercato praticamente sempre aperto. Capisco che è il pane per il loro denti, ma tutte queste chiacchiere che creano lo scompiglio influenzano i giocatori, che si ritrovano in situazioni delicate”.
Ottimista o pessimista in vista della nuova stagione?
“Per me, per essere ottimista ci vuole un ricambio al vertice societario, deve andare via Pulvirenti, devono entrare dei nuovi dirigenti, possibilmente con Lo Monaco. Impossibile dire oggi che situazione ci sarà; non sappiamo chi sarà l’allenatore, non sappiamo quanti soldi ci possiamo permettere di spendere. Comunque credo che abbiamo bisogno di nuovi stimoli, di nuovi entusiasmi abbiamo bisogno di situazioni da sogno e non sentire che ci sono ancora pagamenti in sospeso. Come cittadino mi auguro che la squadra e la città di Catania ritornino protagoniste, come componente di una famiglia che è stata sempre in prima linea sono molto deluso”.