Si inaspriscono i toni con la Omnilife. Pulvirenti chiede troppo. Parecchie analogie tra la vendita del Catania e il fallimento Windjet.
di Salvatore Giuffrida
All’indomani della visita di Vergara e del suo staff a Torre del Grifo, avvenuta giorno 1 luglio, nascono subito delle incomprensioni tra la proprietà attuale del club, la Finaria S.p.A. e l’amministratore delegato della Ominilife signor José Luis Higuera. Il nodo sono i conti del Catania e la quotazione data dalla Finaria.
Il Catania saluta Vergara, che subito dopo aver lasciato Catania, con un tweet augura buona fortuna al club rossoazzurro per la stagione che sta programmando.
Chiusi i convenevoli, nonostante sia stato firmato il patto di riservatezza, che in questi casi vale meno che nulla, da subito vengono fuori le indiscrezioni.
Si parla di una quotazione del club, Torre del Grifo incluso, da parte della Finaria. Le indiscrezioni le fornisce Alessandro Vagliasindi che parla di una valutazione da parte della Finaria di 25/30 milioni di euro (Link). Non tarda ad arrivare la risposta del signor José Luis Higuera, amministratore delegato della Ominilife. Tramite una intervista a Mediotempo.com rilanciata in Italia da diversi siti di informazione sportiva, fa una valutazione del club abbastanza negativa, sconsigliando a mezzo stampa Vergara, di intavolare una trattativa di acquisto. L’ A.D. messicano definisce il Catania come un club sull’orlo del fallimento, e rilancia che Finaria dovrebbe rigranziarli per un loro acquisto, visto che a detta sua sono nei guai seri (Link). A questo punto da parte dello studio Catarraso, che cura gli interessi della holding messicana in Italia parte una smentita, dicendo che le parole del signor José Luis Higuera sono state travisate. In ogni modo, come per la trattativa di cessione con la Bacco S.r.L. vi è una supervalutazione del club da parte della proprietà. Questa lo ha per vizio, a quanto pare, di chiedere più del dovuto e addirittura cifre spropositate, perfino per lo sponsor di maglia della passata stagione, per la quale la Bacco ha dato una somma pari al doppio di quella richiestagli dal Sassuolo, squadra di serie A.
Neanche a farlo apposta arriva un’altra tegola sui conti del Catania. Una cedola di 1,4 milioni di euro richiesta dallo Sporting Lisbona per l’acquisto di Fabian Rinaudo. Un’altra mina lasciata in eredità a Lo Monaco che deve guardarsi bene giorno per giorno da imprevisti di questo tipo. Il tutto sembra quindi avvalorare la tesi messicana sui conti disastrati del club e dare forza anche a Lo Monaco che nelle varie conferenze stampa ha sempre parlato del Catania come un “malato” e che sempre a detta sua ha dato una consulenza allo studio Catarraso sulla situazione economica e patrimoniale del club.
La Finaria però non ci sta a alle definizioni riportate a mezzo stampa che definiscono il Catania un club sull’orlo del fallimento e oggi risponde duramente con un comunicato stampa che preannuncia querele, che riportiamo per intero.
“Comunicato Finaria S.p.A. del 4 luglio 2016
In riferimento alla situazione economica del Calcio Catania S.p.A. definita “quasi in fallimento” o con altri termini di pari gravità secondo le notizie pubblicate online, ieri, su vari portali e basate sulle dichiarazioni del signor Josè Luis Higuera, CEO del Gruppo Omnilife, alla luce della successiva precisazione dello Studio Catarraso, Advisor dello stesso Gruppo, Finaria S.p.A. informa di aver dato mandato ai propri legali di valutare i profili di responsabilità ed intraprendere le consequenziali azioni, in sede civile e penale, nei confronti degli autori delle pubblicazioni e dei soggetti che hanno diffuso le notizie in questione.”
Restiamo in attesa della risposta dell’entourage di Vergara che potrebbe ritirarsi dalla trattativa se la quotazione da parte della Finaria del club fosse confermata.
Tutto questo ha analogie abbastanza inquietanti con la trattativa per l’acquisizione di WindJet da parte di Alitalia. E nessuno venga a dire che Windjet e il Calcio Catania sono slegate per carità. Proprietario unico, e quindi fondi comuni. La storia di queste due aziende è legata a doppio filo con le sorti di un imprenditore che nel bene e nel male ha fatto le fortune e sfortune dei due marchi di sua proprietà, che sono coincise anche temporalmente, e soprattutto essendo lo stesso il proprietario, il modus operandi a livello gestionale è ovviamente partorito dalla stessa mente, quella di Pulvirenti.
Quello che è accaduto nel 2012 è drammaticamente simile a quello che sta succedendo alla trattativa di vendita del club rossoazzurro. Riassumiamo brevemente i fatti accaduti nel 2012 durante i sette mesi di trattativa tra Alitalia e Windjet.
Alitalia mostra interesse per la Windjet, la quale ha intenzione di espandersi e cerca una partnership. Cominciano i primi contatti. Poi le parole di Ragnetti, A.D. Alitalia, “È un’azienda ridotta molto molto male, non esiste più. Lo abbiamo scoperto nei mesi con il ritmo di una sorpresa al giorno” che sentenziano la fine della trattativa (link). La trattativa comincia male poiché le documentazioni richieste da Alitalia a Windjet, tardavano ad arrivare sui tavoli di Ragnetti. Pulvirenti, dapprima parla di un danno di immagine, poi asserisce che Alitalia voleva affossare Windjet, infine accusa la compagnia di bandiera di tentata estorsione nelle fasi di trattativa di acquisto. Ma tutta la tesi di Pulvirenti è solo un bolla di aria. Windjet il 12 Agosto 2012 smette di volare, e ora c’è una indagine per bancarotta fraudolenta e la tentata estorsione di Alitalia non trova riscontro dalle indagini (link). Stessa storia quindi, fatta di sopravvalutazione aziendale e querele per lesione di immagine, e nel frattempo i guai del club che vengono fuori come fu allora con Windjet come le noccioline, una dietro l’altra.
Che la storia si possa ripetere esattamente con le stesse modalità anche nel Calcio Catania sembra fino a questo momento cosa possibile, visto che l’inizio è sovrapponibile. La speranza è che il destino delle due aziende di Pulvirenti, una capitanata da Pietro Lo Monaco e l’altra da Stefano Rantuccio (A. D. Windjet) sia diverso e che i dipendenti del Calcio Catania non facciano la stessa fine degli sfortunati “colleghi” della Windjet, che nel silenzio e nell’indifferenza si sono trovati con delle vite tutte da ricostruire.