Fortissimo depauperamento del mercato delle opere pubbliche. Inefficienti le stazioni appaltanti”. Cutrone “Dal 2013 non si hanno notizie di 456 gare”.
Ingenti sono state le risorse disponibili per opere pubbliche non aggiudicate in Sicilia. Questa è la denuncia da parte dell’Osservatorio dell’Ance Sicilia sulle pubblicazioni nella Gazzetta ufficiale della Regione siciliana, che ha analizzato i pubblici incanti dello scorso anno aggiudicati entro il 31 ottobre 2017.
L’istituto ha evidenziato come “Su appena 96 nuove infrastrutture proposte al mercato per un valore di 142,4 milioni di euro (il trend più basso dal 1999), ne sono state aggiudicate appena 45 (46,88%) per un importo di 55,7 milioni (39,15%), cifra su cui si sta giocando la sopravvivenza dell’intero comparto regionale: su poco più di 2mila aziende ancora attive ne stanno lavorando solo 45 più l’indotto. Di contro, al 31 ottobre scorso non si hanno più notizie di 51 gare (53,12%) che non risultano né annullate o sospese né aggiudicate, per complessivi 86,6 milioni (60,85%)”.
Dall’Osservatorio fanno sapere che “Sono i bandi di competenza degli Urega a registrare la percentuale più alta di ritardi nelle procedure: sono scomparse dalle rilevazioni 22 gare su 31 (70,97%) per un valore di 63,8 milioni su 92,6 milioni complessivi (68,87%)”.
Nell’analisi storica dal 1999 in poi emergono poi alcune curiosità statistiche, come “Il numero di gare annullate o sospese (che parte dalle 57 di 18 anni fa) si è via via ridotto progressivamente fino ad azzerarsi nel 2013; il numero delle gare di cui non si ha più notizia parte dalle 426 del 1999 (che corrispondono però al 17,90% di 2.380 gare bandite e a 198 milioni, il 13,45% di 1 miliardo e 477 milioni di euro di importo totale) e finisce con le 51 del 2016 che costituiscono il 53,12% delle 96 opere proposte, per 86,6 milioni, pari al 60,85% degli importi totali. Ciò è il risultato di un fortissimo depauperamento del mercato delle opere pubbliche aggravato da ritardi e inefficienze delle stazioni appaltanti”.
Secondo l’analisi dei dati le province più colpite nel 2016 sono Siracusa con zero gare aggiudicate su due bandite, e Caltanissetta ed Enna, una su due.
“Il mercato siciliano delle infrastrutture è ormai talmente asfittico e insignificante da non interessare più le aziende d’Oltre Stretto – sottolineano dall’Osservatorio – infatti, delle 45 imprese aggiudicatarie nel 2016, solo 2 hanno sede fuori dalla Sicilia, anche se sono risultate aggiudicatarie del 18,16% dei 55,7 milioni aggiudicati (esattamente 10,1 milioni). Le altre imprese impegnate nei cantieri sono 5 della provincia di Agrigento, 5 di Caltanissetta, 8 di Catania, nessuna di Enna, 7 di Messina, 11 di Palermo, 1 ciascuna di Ragusa, Siracusa e Trapani. Altre quattro imprese non sono identificabili territorialmente e sono assegnatarie del 7,6% degli importi (4,2 milioni)”.
Santo Cutrone, presidente di Ance Sicilia ha commentato questi dati dichiarando che “Ormai stiamo parlando del nulla dal 2013 ad oggi non si hanno notizie di 456 gare d’appalto per 559,7 milioni di euro. Significa che il 50% delle già poche occasioni di lavoro si perde nel vuoto: un ‘fenomeno carsico’ di cui nessuno spiega il perché nè pensa a porvi rimedio. Di fronte alla fame delle imprese e dei lavoratori la classe politica non può continuare ad essere indifferente. Il nuovo governo regionale dovrà porre tra le priorità lo sblocco delle procedure di gara responsabilizzando le commissioni e il pieno e immediato utilizzo dei quasi 10 miliardi di euro disponibili per infrastrutture. Il comparto dell’edilizia – ha concluso Cutrone – non potrà reggere un altro quinquennio di immobilismo”.