Dalle 10.00 alle 18,00 di lunedì i lavoratori incroceranno le braccia.
Nuova protesta organizzata dal sindacato Fast Confsal per lunedì prossimo 18 marzo quando i lavoratori dell’Amt sciopereranno dalle 10.00 alle 18,00.
“La Partecipata più importante del Comune di Catania, erogatrice del trasporto pubblico urbano – scrive il sindacato in una nota – continua a rimanere nell’immobilismo totale, aggrovigliata su se stessa e senza prospettive di crescita, nonostante le sollecitazioni provenienti dai lavoratori e dalle forze sociali. Non vi è traccia alcuna sulla nuova programmazione delle linee da percorrere in città, visto e considerato, l’avvento e lo sviluppo della Metropolitana, come nessuna azione di rilancio è stata posta in essere da parte del Consiglio di Amministrazione che potesse far ben sperare sul futuro dell’azienda, i lavoratori che ancora oggi, hanno percepito solo il 50% dello stipendio di Gennaio”.
Inoltre ricordano i sindacalisti il Socio Unico (Comune di Catania) non ha fatto chiarezza su un eventuale progetto di risanamento e sviluppo dell’AMT alla quale deve ancora oltre 30 milioni di euro per somme dovute negli anni.
Da un decennio circa, sottolinea la Fast, la Partecipata è priva di un quadro Dirigente all’altezza della situazione. In particolar modo, evidenziano la mancanza di un Direttore Generale, di un Direttore di Esercizio e di un Dirigente Amministrativo.
L’Amt risulta quindi essere un’azienda “ormai abbandonata a se stessa, sull’orlo del fallimento, destinata, forse, alla sopravvivenza, prova ne è il fatto che a fronte dei diversi scioperi fatti durante gli ultimi mesi nessuno si è impegnato fattivamente a dipanare questa matassa”.
Ma il punto più dolente fra i tanti, è quello che riguarda “la mancata erogazione degli stipendi“.
I sindacalisti si rivolgono dunque direttamente al primo cittadino:
“Le pare corretto che l’autista dell’AMT deve garantire, giustamente, alla cittadinanza, un servizio considerato essenziale, quello della mobilità, ed invece, ingiustamente, allo stesso autista, non debba essere garantito lo stipendio a fronte del proprio lavoro effettuato, per poter onorare gli impegni assunti nei confronti di terzi e sostenere con dignità la propria famiglia?”.