L’uno ha presentato la sua candidatura sabato a Librino, l’altro l’ha ufficializzata all’inizio di dicembre nella sede del movimento civico nata per sostenere la sua corsa a Palazzo degli Elefanti. L’uno è già stato sindaco della città, l’altro è uscito vittorioso dalle “parlamentarie”. Uno è classe ’51, l’altro ’70.
Che sia soltanto uno scontro generazionale o meno, quel che è certo è che ormai è uno scontro aperto tra Enzo Bianco e Giuseppe Berretta.
La prima stoccata verso il contendente l’ha data il senatore già prima di ufficializzare la sua candidatura a primo cittadino. “Non sarebbe serio – ha affermato – avviare un nuovo impegno parlamentare per poi interromperlo tra pochi mesi. La Sicilia ha bisogno di un impegno concreto ed esclusivo – ha concluso -“.
“Ho ringraziato Bersani per la fiducia ma ho scelto Catania, la città che amo, perchè credo che anche in politica ci voglia coraggio, occorre scommettersi senza paracadute, pensando solo ad un impegno per volta (come peraltro previsto dai regolamenti di PD), altrimenti avrei accettato di candidarmi al Senato”, ha ribadito Bianco a Librino. Il problema è che anche Berretta ha scelto Catania, e fra gli addetti ai lavori, già da qualche tempo ci si chiede come il Partito Democratico uscirà da questa empasse.
Intanto Berretta contrattacca sulle primarie, strumento che da sempre chiede venga applicato come base di partenza per la competizione: “Le ultime dichiarazioni fanno emergere con chiarezza la distanza abissale tra i principi e le scelte operate da Bersani e quelli che Bianco vorrebbe chissà perché imporre a Catania. Mentre il segretario nazionale del Pd ha fatto di tutto per garantire la massima partecipazione di tutti alle primarie, addirittura pretendendo la modifica dello statuto del partito quando avrebbe potuto evitarlo, Bianco chiede invece che gli altri pretendenti si tirino indietro in nome di una candidatura imposta – la sua – e non scelta dai cittadini”, afferma il deputato in riferimento alle dichiarazioni a mezzo stampa di Bianco sull’argomento. “A questo proposito, poi, aggiunge Berretta, appaiono pretestuose nella forma e nella sostanza le motivazioni di Bianco secondo cui io non potrei candidarmi alle primarie. L’ho detto e lo ribadisco: non c’è alcun impedimento regolamentare alla mia partecipazione alle primarie e, oltre a questo, non esiste nemmeno un motivo politico per cui io debba tirarmi indietro. Anzi, credo di essere l’unico che al momento dell’elezione a sindaco di Catania dovrà rinunciare ad un incarico prestigioso. Le altre presunte rinunzie a cui nelle ultime settimane abbiamo assistito, quelle del senatore Bianco e del sindaco Stancanelli, a ben vedere sono rinunzie virtuali, buone per un comunicato stampa e nulla di più”.
Ed è proprio su quest’ultimo punto che arriva la replica del gruppo consiliare del Pd a firma di Carmelo Sofia e Francesca Raciti.
“Quando si vogliono avere troppi incarichi si rischia di non distinguere più la realtà – scrivono in una nota -. Stupisce, infatti, che l’on. Berretta non riesca a leggere il sito del Pd e arrivi a smentire un comunicato ufficiale del suo stesso partito, nel quale, martedì scorso si sottolineava come la segreteria nazionale del PD “ha chiesto al senatore Enzo Bianco, presidente dei Liberal Pd, di far parte della lista delle personalità di maggior rilievo da inserire nelle candidature per il rinnovo del Parlamento”. Quel comunicato è scritto in italiano ed è facilmente comprensibile, speriamo anche da Berretta.
Per quanto riguarda la vicenda catanese, risulta quanto meno imbarazzante che Berretta in questi giorni stia facendo campagna elettorale per le nazionali ma pensando, dopo il 25 febbraio, di smentire quelle elezioni. Delle due l’una, o sta prendendo in giro gli elettori che voteranno per il Pd alle nazionali oppure sta prendendo in giro i catanesi.
E’ da irresponsabili innescare questa polemica a poche settimane dal voto. Berretta si dedichi al lavoro parlamentare per il quale, pochi giorni fa, si é candidato alle primarie, provi a migliorare i risultati di questa sua prima legislatura e ci risparmi la sua dose di inutile livore”.
Toni sempre più aspri dunque che sembrano far allontanare una qualsiasi soluzione indolore della vicenda.