Pubblicato il: 28 July 2017 alle 9:51 am
È stata accertata l’indebita erogazione di sussidi comunitari erogati a favore di tre imprenditori che hanno prodotto falsi titoli di possesso di terreni agricoli.
Contratti di comodato o di affitto falsi e false dichiarazioni sostitutive che servivano a indicare il possesso di terreni agricoli. Sono stati prodotti all’Agenzia per le Erogazioni in Agricoltura da tre imprenditori residenti nel catanese al fine di ottenere i sussidi comunitari.
Tra le particelle di terreni falsamente indicate dagli indagati come di loro possesso, oltre a quelle di privati cittadini che hanno disconosciuto qualsivoglia contratto di alienazione, c’erano anche cave di pietra lavica e aree di proprietà del Demanio della Regione Sicilia. In un contratto di comodato, addirittura, era stata indicata, quale comodante, una persona che, al momento della stipula, era deceduta da anni.
I Finanzieri del Comando Provinciale di Catania hanno quindi eseguito un provvedimento di sequestro preventivo di beni emesso dal GIP presso il Tribunale nei confronti di sei soggetti, indagati in concorso tra loro per truffa aggravata finalizzata al conseguimento di aiuti comunitari all’agricoltura.
Il provvedimento, che ha accolto la richiesta formulata dalla Procura della Repubblica, trae origine da indagini eseguite dalla Tenenza di Acireale, nel corso delle quali, è stata accertata l’indebita erogazione a favore dei tre dei contributi erogati a sostegno del settore.
Nella vicenda oltre ai tre beneficiari dei sussidi, sono coinvolti tre operatori di Centri di Assistenza Agricola, società di servizi che prestano sostegno alle aziende nella presentazione delle istanze di erogazione degli incentivi. Gli impiegati, in accordo con i richiedenti, hanno istruito e inoltrato alla Agenzia per le Erogazioni in Agricoltura le domande corredate dai falsi documenti, occultando, al fine di ostacolare i controlli, il relativo fascicolo.
Il provvedimento, a seguito degli accertamenti eseguiti dai Finanzieri di Acireale, è stato eseguito mediante il sequestro dei beni degli indagati fino all’’importo di 230.000 euro, costituente il profitto della truffa.