Cosplay: tra evasione e bisogno di eroismo
La classe IV C sotto la guida della Prof.ssa Carla Biscuso
Dopo l’enorme successo della settima edizione di Etna Comics, il festival internazionale del fumetto e della cultura pop, è d’obbligo interrogarsi sulle caratteristiche di questo fenomeno la cui nascita in Italia è stata fissata nel 1997, quando in occasione di Lucca Comics & Games fu organizzato il primo concorso per cosplayers. Letteralmente cosplay, parola formata dalla combinazione delle parole inglesi “Costume”, costume, e “play”, gioco, indica la pratica nippo-americana di vestirsi come un personaggio riconoscibile, interpretandone anche il carattere e il modo di agire. Solitamente i personaggi imitati dai cosplayers del mondo sono tratti da anime, manga, film, videogiochi o altre produzioni fantastiche. Ma cosa c’è effettivamente dietro il cosplay?
Se lo è chiesto con grande interesse, un interesse tale che l’ha portata a diventare una cosplayer, la giornalista Ida Vinella che nel suo saggio “Phénoménologie du Cosplay”, pubblicato nel 2015, ha cercato di indagare non solo sulle dinamiche sociologiche, ma anche sull’immaginario estetico che avvolge la dinamica dei corpi.
I vari travestimenti rappresentano infatti un vero superamento della maschera carnascialesca tradizionale e costituiscono un’amplificazione del sé fisico. La cura che i cosplayers dedicano ai costumi mira a far focalizzare l’attenzione del pubblico sul corpo e sulla sua continuità tra corpo e abito. In questo “cyborg”, inteso come fusione tra corpo reale ed evocazione del personaggio immaginario, si può cogliere forse il desiderio di evasione dell’uomo del postmoderno, costretto a vivere in un ambiente per lui sempre più inospitale.
Il cosplay come gioco istituzionalizzato, grazie ai legami che si formano sulla rete tra i suoi simpatizzanti si basa anche sulla condivisione di luoghi concreti che, privati dei loro usi quotidiani, offrono, anche se per breve tempo, uno spazio localizzabile all’immaginazione.
Un fenomeno molto più complesso, dunque, quello del cosplay che va ben oltre l’aspetto ludico e il desiderio di evasione e che forse nasconde quel bisogno di eroismo che si annida in un quotidiano caratterizzato, come da più parti viene sostenuto, dal trionfo dell’individualismo e dalla mancanza di modelli di riferimento.
Di seguito il testo in inglese dell’intervista alla cosplayer Federica Longo che potete vedere anche qui all’interno del nostro TG.
di Consuelo Orbea Y Menendez
Cosplay is the combination between the english words “costume” and “play” and it consists of wearing a costume which represents a character recognizable in a particular field and portraying his way of behaving.
This particular fhenomenon was born in America in 1939 thanks to Forest Ackerman, but it has got relevance only since 1995, when the japanese stamp dedicated for the first time an article to cosplay because of a Tokyo’s group of teenargers who wore some costumes inspired by the characters of the anime “Evangelion”.
It’s important don’t confuse cosplay with carnival costumes, because a cosplayer act and mimes the gestures of the character he interprets. Furthermore, this phenomenon is not about a specific age or a specific type but anyone can practice it.
Federica Longo (art name “Ever”) is a cosplayer from Adrano, Catania. Today she answers to our questions.
I: When have you started to be interested in cosplay?
F: I have been interested in cosplay since I was ten because I watched animes.
I: When did you take part to a cosplay event for the first time?
F: I partecipated in a cosplay event in 2015 for the first time, at the age of fifteen.
I: What was your first cosplay?
F: It was Lucy of the anime “Elfen Lied” but i prefer forgetting because it was an awful costume.
I: Has cosplay ever affected your life in a negative way?
F: I usually don’t care about what people think, but I have to say that in general my artistic side caused me problems, for example once I published a video in wich I sung and people of my town called me anonymous singing the song.
I: And in which way it affected you in a positive way?
F: I’m grateful that the cosplay’s world made me enter in the world of theatre.