Parti distanti e nulla di fatto. L’ateneo offre il 4% in più alla ditta, ma sindacati e lavoratori non sono soddisfatti.
Nulla di fatto nella riunione di questa mattina in Prefettura, per discutere della problematica dei circa 150 pulizieri all’Università di Catania.
L’incontro era stato chiesto, poiché nel nuovo contratto di gestione delle pulizie nei locali dell’Ateneo di Catania era prevista una riduzione oraria del 25% rispetto alle ore prestate dalle precedenti aziende, e al contempo l’assunzione di altri, gli iscritti alla famosa lista di tutelati ex Cesame e altre grandi aziende fallite. Nei primi quattro mesi di contratto però, in regime speciale, la ditta ha richiesto la prestazione lavorativa senza nessuna decurtazione di ore lavorate in modo da verificare se le ore effettivamente necessarie per la pulizia dei locali universitari potessero essere decurtate. Il risultato è che non solo si è accertato che la decurtazione del 25% è nei fatti impossibile, ma in taluni casi sono state necessarie ore di lavoro straordinario.
Il segretario regionale dello Snalv Confsal Antonio Santonocito ha affermato che questo è “Un nuovo modo di fare il Robin Hood: togliere ai poveri per dare ad altri poveri e mettere a posto le coscienze dei ricchi. È una scelta assurda togliere a chi ha già poco per dare, pochissimo, ad altri lavoratori. Non abbiamo nulla contro questi ultimi, ma se l’Università ha deciso di fare il bel gesto di occuparsi di questi disoccupati, dovrebbe usare altre risorse, non con quelle che servono a pulire gli ambienti universitari. Così si crea una guerra tra i più deboli”.
Oggi l’Università ha prospettato la possibilità di aumento solo del 4%, ma è una soluzione che non soddisfa sindacati e lavoratori, quindi la riunione si è conclusa senza un accordo.
Lo stato di agitazione dei 150 lavoratori quindi continua e dal 1° luglio in circa 150 andranno a lavorare qualche ora a settimana in meno.