Approvata nella notte la delibera presentata dall’assessore al Bilancio Salvatore Andò, con 15 consiglieri favorevoli e 7 astenuti su 22 presenti.
Nella notte tra il 1º e il 2 giugno il Consiglio comunale, presieduto da Francesca Raciti, ha approvato la rimodulazione del piano di riequilibrio finanziario pluriennale. La delibera, spiega l’ufficio stampa del Comune, permette di ripianare il disavanzo di amministrazione del 2011 di 140 milioni di euro in 26 anni, anziché 6, a partire dal 2017 in quote annuali costanti di circa 5 milioni e 388 mila euro.
L’atto, presentato dall’assessore al Bilancio Salvatore Andò, è passato al termine della seduta di prosecuzione del 31 maggio, durata oltre 5 ore, con 15 consiglieri favorevoli e 7 astenuti sui 22 presenti.
L’approvazione della delibera è avvenuta in applicazione della legge 208 del 2015, modificata dalla 232 del 2016.
Hanno preso parte alla seduta il vicesindaco Marco Consoli e gli assessori Luigi Bosco, Orazio Licandro, Nuccio Lombardo. Sono intervenuti i consiglieri Manlio Messina, Sebastiano Arcidiacono, Niccolò Notarbartolo, Antonino Vullo, Natale Russo, Agatino Lanzafame, Alessandro Porto.
“Invece di pagare 137 milioni in sei anni a partire dal prossimo, potremo, senza costi aggiuntivi, dividere la cifra per ventisei anni, pagando cinque milioni all’anno e consentendoci di riparare strade, scuole e impianti sportivi, assistere bisognosi, anziani e diversamente abili, illuminare le strade e dare serenità ai Catanesi” – ha detto l’assessore al Bilancio Salvatore Andò commentando l’approvazione della delibera.
Contrari alla delibera il vicepresidente dell’Assemblea Sebastiano Arcidiacono, l’esponente di Fratelli d’Italia Manlio Messina e il consigliere del Pd Niccolò Notarbartolo, i quali ritengono che in questo modo si sposterà l’onere del disavanzo creato dalle passate amministrazioni – 140 milioni di euro – sulle generazioni future.
Andò ha ribadito invece che, “non ha alcun senso parlare di spostamento di un onere sulle spalle delle future generazioni visto che non è un obbligo pagare in 26 anni: in qualunque momento se il Comune dovesse trovare nuove risorse, il Piano potrebbe essere nuovamente rimodulato”.