Tanta fortuna e poco gioco dei rossazzurri contro il Taranto. Centrocampo senza idee e qualità. Emergono i limiti tecnici della squadra.
di Salvatore Giuffrida
Il Catania proposto da Mario Petrone è un 4-2-3-1. Viene lasciato in panchina Tavares, e viene data fiducia a Russotto, che sulla carta dovrebbe mettere in campo la sua inventiva sulla fascia. Sull’altra fascia Di Grazia per un gioco di attacco che punta sull’imprevedibilità e ritmo, con Mazzarani in cabina di regia. La linea difensiva, orfana dello squalificato Bergamelli, vede Parisi, Gil, Marchese e Djordjevic, che ritorna a giocare qualche metro più indietro rispetto alle ultime gare. A lui compiti più di difesa. Il Taranto viene schierato dal tecnico Ciullo con il 4-3-3. Un cambio di modulo rispetto al 4-5-1 previsto da Petrone poiché utilizzato dal tecnico dei pugliesi nelle sue prime gare. ( vedi il commento in dialetto)
Se i presupposti erano, quindi di vedere un Catania che si doveva mangiare il campo e gli avversari, la realtà invece è triste e amara. Squadra timida e imprecisa per tutto il primo tempo, che subisce costantemente il gioco ben architettato da Ciullo. Difesa ordinata e lanci sulle fasce che fanno tremare più di una volta la tifoseria etnea. Il buco al centrocampo della coppia Biagianti Scoppa è evidentissimo, ma non solo loro viaggiano nella mediocrità. Infatti Mazzarani non è entrato mai in partita, Parisi è sempre in difficoltà contro i diretti avversari di turno, e non è la prima volta in stagione, Pozzebon è lasciato solo in avanti senza una palla giocabile. Di Grazia che sbaglia tutto, anche i cross più facili. Il primo tempo, in cui la squadra allenata da Petrone ha di certo espresso il peggior calcio in stagione tra le mura amiche, chiude con un attivo abbastanza squallido di un solo tiro nello specchio della porta. Il Taranto addirittura ha sfiorato il gol negato solo dalla traversa.
Il secondo tempo inizia senza cambi di giocatori e di ritmo da parte dei rossazzurri. I cambi di Petrone che fa uscire, secondo noi tardivamente Mazzarani e Scoppa per Bucolo e Tavares, danno al Catania una leggera supremazia territoriale, ma è il Taranto che sembra avere le idee più chiare e un gioco più fluido. La squadra pugliese sfrutta bene le sue armi e arriva a impegnare Pisseri più di una volta.
Il cambio finale dei rossazzurri, lascia perplessi. L’uscita di Russotto, il migliore dei suoi al posto di Barisic, priva l’attacco etneo della componente imprevedibilità. Infatti gli ultimi minuti sono nel segno di tanta confusione e imprecisione, che porta solo a Pozzebon al tiro centrale.
Il pareggio tutto sommato giusto, anche se il Taranto ai punti, meritava di certo la vittoria.
Petrone ammette, in conferenza stampa post gara, che è mancata la qualità sull’ultimo passaggio per andare in gol. I passaggi forzati di Marchese in avanti, derivano da un errore di Djordjevic, che si faceva trovare sempre al di là della linea di centrocampo.
Il pubblico ha letto benissimo l’incontro fischiando giustamente i ragazzi di Mister Petrone al triplice fischio.
Davanti a 7910 spettatori ha arbitrato sufficientemente Camplone di Pescara coadiuvato di Abagnara di Nocera inferiore e Della Vecchia di Avellino.