La Faisa Cisal e la Fast Confsal chiedono un progetto serio per salvare l’azienda.
“È risaputo che la causa principale dei problemi finanziari dell’Amt è legata al doppio taglio dei chilometri operata nel 2012 da parte della Regione Siciliana per un corrispettivo di 18 milioni di euro che mancano al bilancio dell’azienda, mentre dal canto suo, il Comune, non può garantire più degli attuali 17,5 milioni di euro annui che non bastano per un servizio adeguato alla città. Da qui la necessità e l’urgenza che la Regione riconosca almeno altri 2 milioni di km annui, passando dagli attuali 6,9 a 9 milioni”.
Così in una nota la Faisa Cisal e la Fast Confsal che non ci stanno, scrivono, “al gioco delle tre carte, lanciato sul tavolo dalla Regione e dal Comune di Catania (Socio Unico della Partecipata AMT/S.p.A.)”.
“A prescindere dalle mere rassicurazioni da parte di chi rappresenta a vario titolo ruoli Istituzionali, nessun progetto serio e di prospettiva è stato presentato, fino a questo momento alle nostre OO. SS. per salvare dalla crisi l’Azienda Metropolitana Trasporti di Catania” – dicono nel documento i segretari Romualdo Moschella e Giovanni Lo Schiavo.
Il rischio della mancata risoluzione della crisi è che a farne le spese siano i lavoratori oltre che la cittadinanza. C’é timore da parte dei sindacati per le quattordicesime dei dipendenti e le somme relative al rimborso dei 730.
A conferma delle proprie preoccupazioni i sindacalisti ricordano le dichiarazioni dell’Assessore alle Partecipate Girlando che già da qualche mese ha chiesto ai vertici aziendali di predisporre due piani di sviluppo, “consistenti” uno, per 10 milioni di km, e l’altro per 6,9.
“Se, concludono, dovesse prevalere la seconda soluzione cioè quella dei 6.9 chilometri, è di tutta evidenza che, come già paventato dai Vertici dell’AMT/S.p.A., al fine di scongiurare licenziamenti, a fronte di circa 150 esuberi dichiarati, si potrebbe ricorrere ai contratti di solidarietà, anziché alla cassa integrazione. L’intera cittadinanza sarebbe quindi costretta a subire ulteriori disagi, a causa di un mancato servizio minimo efficiente ed efficace”.
Una situazione di grande agitazione dunque quella che coinvolge la partecipata e che sta spingendo i sindacalisti a mettere in atto il già paventato sciopero di 24 ore dei mezzi, entro il mese di giugno.