L’ultimo romanzo della scrittrice e magistrato siracusana Simona Lo Iacono, è stato presentato ieri all’interno della rassegna “Quaderni d’arte ai Minoriti”.
“Un lavoro all’uncinetto del pensiero” così Vincenzo Vitale ha definito l’impostazione narrativa e linguistica dell’ultimo romanzo di Simona Lo Iacono, “Effatà” che è stato presentato ieri all’interno di “Quaderni d’arte”, rassegna in corso nel chiostro del Palazzo dei Minoriti.
Il libro, vincitore del Premio Martoglio 2013 per la letteratura, è stato analizzato dall’avvocato e professore con attenzione e minuzia, mettendo in risalto l’alternanza di storie parallele che lo contraddistinguono e che troveranno una sintesi tramite un piccolo colpo di scena finale.
La storia narrata dalla scrittrice e magistrato siracusana è infatti quella di due bimbi sordomuti che vivono a distanza di cinque anni uno dall’altro ma le cui vite sono unite da un fil rouge che, appunto, si svelerà soltanto a conclusione del testo. Uno, è il piccolo Nino Smith che vive nella tranquilla Ortigia del dopoguerra e si barcamena all’interno di loggioni e scenografie teatrali, l’altro, realmente esistito è l’ultima vittima del programma Aktion T4, voluto dal führer all’interno del suo folle disegno di selezione della specie.
“Il libro narra dell’innocenza travolta dalla Grande Storia, ha spiegato l’autrice, di realtà violata, di minorità. Mi interessa sempre parlare di chi non ce la fa – ha proseguito Lo Iacono – così come da sempre il mio interesse si rivolge alla parola.
La parola nomina le cose, dà loro la possibilità di esistere, e inventarne di nuove permette di fare un nuovo viaggio di vivere nuove esperienze.
E proprio l’uso sapiente di particolari aggettivazioni e la creazione di alcune nuove, come “stellosa”, sono state sottolineate da Vitale nel corso della lettura critica del testo. “La prosa dell’autrice, sempre sorvegliatissima, è comunque capace di sprigionare una valenza genuinamente poetica, inoltre la scrittrice fa un uso sobrio di sicilianismi, presi dal lessico quotidiano e non artificiosi, come quelli utilizzati da Camilleri, e li diffonde nel testo con maestria e precisione”.
Tornando al tema del romanzo, una storia di minorità ma anche di redenzione, che si intreccia con la rivisitazione narrativa dei verbali del cosiddetto “Processo ai dottori” l’autrice ha spiegato: “Mi sono chiesta spesso perché la mia attenzione si rivolga a questo genere di narrazioni, non solo per la dimestichezza coi verbali, ma perché il magistrato vive un’esperienza narrativa, in effetti nella metodologia di ricerca della verità il romanzo e il processo si assomigliano”.
Nel corso della presentazione, applaudita è stata l’interpretazione di Emanuele Puglia, attore del Teatro Stabile che ha dato lettura di alcuni brani di Effatà.