Pubblicato il: 8 January 2014 alle 1:30 pm
Con la fine delle vacanze natalizie, si riapre la delicata questione degli asili nido comunali, che da gennaio hanno ripreso il servizio con le nuove tariffe tanto contestate negli ultimi mesi.
Il Consiglio Comunale, anche in seguito alla proteste e alle pressioni di genitori e lavoratori ha reintrodotto il sistema delle fasce di reddito per il calcolo della rette, che comunque rimarranno più alte dell’anno scorso. Un nucleo familiare con un reddito fino a 6198 euro, infatti, che fino al 2013 aveva l’accesso gratuito per il tempo corto e pagava 24 euro per il tempo pieno, dovrà pagare, ammesso che rientri nei limitati posti disponibili per le fasce svantaggiate, 55 euro al mese per il tempo corto e 145 euro per il tempo pieno.
Molto contestata dal comitato spontaneo in difesa degli asili nido, la volontà dell’amministrazione di avviare la progressiva esternalizzazione totale del servizio che, nel giro di qualche anno, potrebbe essere affidato integralmente a privati. “Come se non bastasse – denuncia Catania Bene Comune- Giunta e Consiglio Comunale non hanno ancora destinato neanche un euro alla copertura di quel capitolo di bilancio che dovrebbe consentire l’accesso gratuito agli asili nido dei bambini provenienti dai nuclei familiari meno abbienti. ”
Non convince l’idea dell’amministrazione di compensare l’esclusione delle famiglie senza reddito dagli asili nido attraverso la creazione di strutture quali gli “asili di caseggiato”. Tali strutture sono interamente private, affermano i rappresentanti del movimento, sono riservate solo ai bambini indicati dai servizi sociali, rimangono aperte solo 5 ore al giorno, non possono fornire pasti ai bambini e prevedono la compresenza di “mamme-sitter”. “Il servizio degli asili di caseggiato – dichiara Catania Bene Comune- produrrà una ghettizzazione dei bambini segnalati dai servizi sociali che invece di essere integrati negli asili comunali saranno segregati in strutture alternative. In questo modo si crea di fatto una separazione tra figli di ricchi e figli di poveri che appare gravissima, intollerabile e che riporta Catania indietro di 70 anni.”
Il Comune, invece, ha già risposto alle accuse tramite l’assessore al ramo Fiorentino Trojano che lo scorso 17 dicembre, in Consiglio Comunale, aveva sostenuto che tali strutture non sarebbero assolutamente state concepite come ghetti, “ma come strutture di qualità, che vedranno la presenza di pedagogisti e psicologi”.
Ma c’è un’altra questione legata a doppia mandata con la riforma degli asili e riguarda il posto di lavoro di decine di lavoratrici ausiliarie. L’occupazione degli operatori dipende infatti dal numero di bambini iscritti, che a causa dell’aumento delle rette e le incertezze sulla riapertura di questi mesi, potrebbe drasticamente crollare, portando inevitabilmente a tagli sul personale.
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