“Vietato” utilizzare nomi e immagini che non corrispondono al contenuto.
A norma del regolamento (UE) n. 1169/2011 relativo alla fornitura di informazioni sugli alimenti ai consumatori, le informazioni sugli alimenti non devono indurre in errore per quanto riguarda la natura, l’identità e la composizione dell’alimento. Lo stesso principio si applica alla pubblicità e alla presentazione degli alimenti per quanto concerne il loro aspetto e imballaggio”.
“Nel caso in cui la confezione di un prodotto alimentare riporti immagini di frutta, queste non possono essere presentate in una maniera che induca in errore il consumatore circa il contenuto del prodotto alimentare. L’elenco degli ingredienti, pur essendo esatto ed esaustivo, può essere inadeguato a correggere in maniera sufficiente l’impressione errata o equivoca che il consumatore ricava dall’etichettatura di tale prodotto alimentare”.
È arrivata la risposta della Commissione europea all’interrogazione firmata dall’eurodeputato Giovanni La Via (AP/PPE) che si è intestato la battaglia a tutela dei consumatori, “fuorviati, anzi, ingannati – dice La Via – da nomi e immagini sulle confezioni di bevande che non sempre corrispondono al contenuto: è il caso di quello che da diverse aziende viene spacciato come succo d’arancia rossa, e invece si tratta di succo d’arancia bionda colorato, anche con l’utilizzo di una sostanza estratta da insetti essiccati, di cui ho parlato più volte in passato (E120) – aggiunge La Via – ricavata da insetti essiccati”.
È la risposta della Commissione, arrivata attraverso il Commissario Ue alla salute e alla tutela dei consumatori, Vytenis Andriukaitis, si basa su una sentenza del 2015 della Corte di Giustizia dell’UE, che ha condannato un’azienda produttrice di tè, per aver utilizzato nella confezione, immagini di frutti e aromi (lamponi e vaniglia) in realtà non presenti nella bevanda.
“A ingannare l’acquirente- spiega l’Eurodeputato- è la confezione che mostra in primo piano l’arancia rossa, seppur contenendo arancia bionda colorata, e non importa – sottolinea – che gli ingredienti siano riportati correttamente in etichetta, si tratta comunque di falsificazione se il packaging non è fedele al contenuto, ed è tale da indurre in errore l’acquirente sulle caratteristiche del prodotto stesso”.
“Oggi – conclude La Via – si fa un passo avanti per ridurre e annullare le falsificazioni delle tipicità del nostro agroalimentare: Continuerò con forza questa mia battaglia per fare ulteriore chiarezza sulle regole e porre fine a queste pratiche ingannevoli.