Polizia postale: donna prova a vendere figlio on line. Indagata
La 28enne pubblicando l’ecografia del feto, proponeva il nascituro al miglior offerente con prezzo di partenza di 10.000 euro.
Aveva pubblicato l’annuncio sulla pagina Facebook “Compro e vendo tutto” in cui asseriva di essere al quinto mese di gravidanza e proponeva la vendita del proprio bebè.
A corredo dell’annuncio aveva postato anche l’ecografia del feto, proponendo il bambino al miglior offerente con un prezzo di partenza di 10.000 euro.
L’indagine è stata avviata a seguito del rinvenimento dell’annuncio da parte del personale del Compartimento Polizia Postale e delle Comunicazioni di Catania, che è riuscita a identificare l’utente, poi sottoposta a perquisizione domiciliare ed informatica, disposta dalla Procura Distrettuale di Catania ed eseguita dalla Polizia Postale di Milano.
L’indagata, 28 anni residente a Milano, con un impiego di addetta in un esercizio commerciale e sposata, ha ammesso di essere stata l’autrice dell’annuncio ma ha riferito di averlo scritto in maniera provocatoria, in qualità di “troll”, ovvero utente che pubblica messaggi provocatori con la finalità di creare disturbo e fomentare gli utenti.
In particolare, la donna, che non era in stato di gravidanza, aveva prelevato l’immagine della ecografia in Rete da un gruppo web di mamme e, per attirare l’attenzione nel gruppo Facebook, lo aveva pubblicato con la proposta di vendita.
La donna è stata quindi indagata in stato di libertà dalla Procura Distrettuale della Repubblica di Catania per avere pubblicato on line l’annuncio in cui proponeva. Tale condotta è infatti sanzionata penalmente dall’art.71 legge 184/83.
Un troll, ricorda la Polizia Postale, è un termine che deriva dalla mitologia scandinava, nel gergo di internet è un soggetto che interagisce con altri nell’ambito degli spazi virtuali, pubblicando scritti possibilmente falsi, diffamatori, molesti, fortemente provocatori, al fine di attirare l’attenzione, fomentare le discussioni e disturbare.
La Polizia Postale consiglia di non rispondere ai troll, ignorando le provocazioni e segnalando, comunque, i contenuti che potrebbero configurare reati procedibili d’ufficio o imminenti pericoli al fine, in ogni caso, di verificarne la fondatezza. Coloro che si rendono autori di tali condotte possono rendersi responsabili di illeciti penalmente o civilmente perseguibili.