giornalismo – Catania Pubblica web-tv https://www.cataniapubblica.tv Informazioni, notizie e Tg Catania. Testata giornalistica indipendente Wed, 29 Apr 2020 12:07:55 +0000 en-US hourly 1 https://wordpress.org/?v=4.7.3 Giornalismo: chiusa Ultima Tv. Oggi l’ultimo telegiornale https://www.cataniapubblica.tv/giornalismo-chiusa-ultima-tv-oggi-lultimo-telegiornale/ https://www.cataniapubblica.tv/giornalismo-chiusa-ultima-tv-oggi-lultimo-telegiornale/#respond Tue, 08 Jan 2019 17:34:25 +0000 http://cataniapubblica.tv/?p=59524 Avviata la procedura di liquidazione. Assostampa “Ennesimo, e mortale, attacco all'informazione”. Il sindaco Pogliese “Impoverimento del confronto dialettico”.

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Avviata la procedura di liquidazione. Assostampa “Ennesimo, e mortale, attacco all’informazione”. Il sindaco Pogliese “Impoverimento del confronto dialettico”.

Ultimo telegiornale oggi per l’emittente televisiva del gruppo Russo Morosoli. A comunicarlo la direttrice Valeria Maglia.  “Ultima Tv – si legge in una nota aziendale – comunica che l’assemblea dei soci ha dato mandato all’amministratore di avviare la procedura di liquidazione della società che pertanto, a partire da oggi interromperà le trasmissioni. Nonostante l’impegno ed i grandi sforzi economici sostenuti dall’avvio delle trasmissioni, le attuali contingenze legate alla situazione di perdita economica della società determinano la necessità di scelte prudenti ed indifferibili. Un sentito ringraziamento – conclude la nota aziendale di Ultima Tv – va a tutti coloro che a vario titolo hanno sostenuto l’iniziativa imprenditoriale e collaborato con l’emittente, ed in particolare ai giornalisti, ai tecnici ed al personale amministrativo”.
La nota della redazione televisiva – “La redazione giornalistica di Ultima Tv, il comparto tecnico e di segreteria, alla luce di quanto comunicato dall’azienda, si vedono costretti a concludere un’esperienza che ha visto lavorare fianco a fianco, in questi due anni di informazione televisiva regionale, ottime e diversificate professionalità giornalistiche e tecniche. Ci siamo misurati – si legge nella nota – con innovazioni che hanno segnato, e avrebbero potuto continuare a segnare in positivo, l’informazione siciliana, grazie alla sperimentazione dei live e della formula All news sulla quale l’azienda ha investito notevoli risorse economiche in un contesto difficile e seguendo un trend decisamente controcorrente. Ma prima di tutto abbiamo puntato alla qualità dell’informazione pensando al pubblico siciliano. Lo abbiamo fatto consapevoli di poter migliorare giorno per giorno, ma sempre e solo nel rispetto di un unico obiettivo: lavorare per informare il pubblico dell’Isola, confrontando tutte le voci, rispettando le opinioni e cercando ove possibile di approfondire. Da Catania a Palermo, lo abbiamo fatto insieme, da giornalisti e tecnici e per il giornalismo. Grazie – conclude la nota letta durante il Tg – a chi ha creduto, a vario titolo, nella nostra informazione. Grazie per averci seguito”. (Fonte Ansa)

Dura la nota dell’Assostampa: “Oggi chiude il telegiornale di UltimaTv. È l’ennesima redazione che viene smantellata in questi ultimi anni. È insostenibile, insopportabile e, per noi di Assostampa Catania, il sindacato unitario dei giornalisti, quasi ingiustificabile. Vogliamo far sentire con forza la nostra solidarietà ai colleghi che da oggi rimarranno senza un lavoro ma la chiusura di UltimaTv non è solo questo, rappresenta infatti l’ennesimo, e mortale, attacco all’informazione catanese. Un problema che va visto non solo nella chiusura di un’altra televisione che avrebbe dovuto, e potuto, essere una voce nuova nel panorama regionale, ma anche e soprattutto nella inevitabile dispersione delle professionalità che l’hanno contraddistinta e che cammina insieme al personale tecnico e amministrativo che subirà gli effetti di questa sospensione. Anche a loro Assostampa esprime la propria solidarietà.
Oggi purtroppo è stato fatto un altro passo avanti verso la desertificazione dell’informazione nella nostra provincia e Assostampa Catania si batterà e lotterà a fianco di tutti i giornalisti per difendere i loro diritti, troppe volte violati, e per sostenere iniziative e progetti che possano continuare a far sentire più forte la voce di un’informazione libera e diversificata.
Ai sentimenti di solidarietà verso i colleghi di UltimaTv si aggiungono il segretario regionale e il presidente del Consiglio di Assostampa Sicilia, Roberto Ginex e Alberto Cicero”.

In merito alla conclusioni delle trasmissioni di UltimaTv, anche il sindaco Salvo Pogliese ha diffuso la seguente nota:

“Con la chiusura di Ultima Tv finisce troppo presto un’importante esperienza informativa che con professionalità e passione, giornalisti e tecnici, hanno portato avanti nel difficilissimo settore dell’editoria siciliana e catanese. Alle pur legittime ragioni dell’azienda, si contrappone infatti un oggettivo impoverimento del confronto dialettico, indispensabile per sviluppare nuove frontiere dello sviluppo, su cui poggiare i nuovi impieghi occupazionali di cui Catania e la Sicilia hanno estremo bisogno. Ai giornalisti e ai lavoratori di UltimaTv, oltre alla scontata solidarietà e vicinanza, va il nostro sincero augurio di non disperdere l’importante bagaglio di esperienza guadagnato sul campo, anche grazie a produzioni giornalistiche innovative, apprezzate per la tempestività delle realizzazioni e il pluralismo dei contenuti”.

Preoccupazione per le difficoltà dell’editoria e il pluralismo dell’informazione e solidarietà a giornalisti, tecnici e lavoratori è stata espressa dalla segreteria della  Cisl: “Apprendiamo con grande dispiacere che oggi, martedì 8 gennaio, ha chiuso il telegiornale di UltimaTv. Chiude un’altra redazione televisiva che dava voce e opportunità alla città, alle realtà associative, produttive, sindacali e politiche del territorio catanese e siciliano, garantendo pluralismo e diversificazione dell’informazione”.

Ai colleghi e ai tecnici la solidarietà anche di Catania Pubblica.

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Giornalismo: i TG dell’Istituto Rapisardi di Paternò e Biancavilla https://www.cataniapubblica.tv/giornalismo-i-tg-dellistituto-rapisardi-di-paterno-e-biancavilla/ https://www.cataniapubblica.tv/giornalismo-i-tg-dellistituto-rapisardi-di-paterno-e-biancavilla/#respond Wed, 04 Jul 2018 10:37:14 +0000 http://cataniapubblica.tv/?p=56841 Per il 2º anno consecutivo progetto di Alternanza Scuola Lavoro incentrato sul nostro modello di mobile journalism.

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Per il 2º anno consecutivo progetto di Alternanza Scuola Lavoro incentrato sul nostro modello di mobile journalism.

di Elisa Catanzaro

Scovare la notizia, raccontarla, imparare l’inquadratura giusta, doppiare un testo, scriverlo per doppiarlo, scriverlo per pubblicarlo, girare le riprese, montare le varie clip.

Si è concluso un altro anno di lavoro per i ragazzi del liceo Classico di Paternò e di quello di Scienze Umane di Biancavilla alle prese con il mobile journalism, metodo di lavoro della redazione di Catania Pubblica TV; il bottino anche stavolta è cospicuo, i giornalisti in erba hanno realizzato infatti articoli, servizi video e Tg, portando a conoscenza del pubblico peculiarità e caratteristiche dei loro territori. 

La soddisfazione è tanta nell’aver completato quella definita come “opera di ingegno collettivo” e, conclusa la fase di necessaria concentrazione nell’assemblaggio finale del materiale, in mente possono scorrono liberamente le immagini del lavoro svolto, della giovinezza, dell’energia e della passione di questi adulti di domani che, rispetto alla nostra generazione, hanno davvero numerose possibilità di confrontarsi con il mondo del lavoro.

Consentitemi a questo proposito una riflessione, la tanto vituperata Asl, meglio conosciuta come Alternanza Scuola Lavoro, ritengo invece sia strumento utile e necessario nella costruzione del ventaglio di possibilità che si aprono dopo la fine delle scuole superiori.

Forse nessuno fra i ragazzi che hanno svolto il laboratorio di giornalismo sceglierà questa professione ma, in ogni caso ognuno di loro sarà in possesso di un tassello in più nel proprio percorso formativo e, se anche uno soltanto dovesse intraprendere questo cammino, mi sentirei onorata di aver contribuito a questa scelta.

È per questo che ringrazio la dirigenza dell’IIS Rapisardi di Paternò e Biancavilla, il preside dell’Istituto Egidio Pagano e il vicepreside Rosario Scalia, i tutor didattici Carla Maria Paola Biscuso e Laura Milazzo, la referente Pierina D’Agate, che hanno voluto confermare anche quest’anno il progetto.

Un sentito grazie poi anche ai colleghi di LiveSicilia per la visita alla redazione e a Antonio Condorelli per la lezione di giornalismo.

Ecco quindi i lavori realizzati dagli alunni delle classi III A di Paternò e di Biancavilla.

QUI GLI ARTICOLI DI  GIORNALE DEL LICEO CLASSICO E  DEL LICEO DELLE SCIENZE UMANE

DI SEGUITO I TG

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Giornalismo: progetto di alternanza all’Istituto Rapisardi di Paternò e Biancavilla https://www.cataniapubblica.tv/giornalismo-progetto-di-alternanza-allistituto-rapisardi-di-paterno-e-biancavilla/ https://www.cataniapubblica.tv/giornalismo-progetto-di-alternanza-allistituto-rapisardi-di-paterno-e-biancavilla/#respond Fri, 30 Jun 2017 16:23:41 +0000 http://cataniapubblica.tv/?p=46002 Un'esperienza che ha coinvolto circa 80 ragazzi alle prese col nostro modello di mobile journalism. Risultato due telegiornali e tanti articoli su argomenti legati al territorio.

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Un’esperienza che ha coinvolto circa 80 ragazzi alle prese col nostro modello di mobile journalism. Risultato due telegiornali e tanti articoli su argomenti legati al territorio.

di Elisa Catanzaro

Una redazione composta da 80 giovani è un’esperienza che qualsiasi direttore di testata vorrebbe poter sperimentare, soprattutto quando sono volenterosi e preparati come gli alunni dell’IIS Rapisardi di Paternò e Biancavilla. È qui infatti che nel corso dell’anno scolastico appena trascorso ci siamo spostati, armi e bagagli, per trasferire, innanzitutto l’amore e la passione per il mestiere, e poi le conoscenze  tecniche e deontologiche di base, necessarie per realizzare un prodotto giornalistico. Ci siamo riusciti? L’importante è averci provato, direbbe qualcuno, ma intanto vi invito a guardare i due telegiornali e a leggere gli articoli che hanno realizzato i ragazzi.

Prima di chiudere, però, un sentito ringraziamento al preside dell’Istituto Egidio Pagano e al vicepreside Rosario Scalia, nella doppia veste anche di tutor didattico, per aver creduto nel progetto; alle referenti del progetto stesso Maria Luigia Quagliano e Carla Maria Paola Biscuso  per aver agevolato il mio lavoro in tutti modi possibili e per la loro gentilezza e professionalità; ai tutor didattici  Angela Pistorio, Antonino Sinatra, Consolazione Lo Faro, Rosario Scalia, Carla Maria Paola Biscuso e Barbara Maria Luisa Moschetto, per il prezioso compito svolto a supporto dei ragazzi; alle referenti Maria Russo e Pierina D’Agata, e infine ma non ultimi, agli alunni delle classi IV A, IV B e  IV C di Paternò e delle classi IV A e IV C di Biancavilla, ai quali mi sento solo di dire: continuate così!

Un ringraziamento va anche ai colleghi Umberto Teghini e Luigi D’Angelo per la visita alla redazione di Ultima Tv, e al valente collaboratore di Catania Pubblica Tv Salvatore Giuffrida, indispensabile nell’aiutarmi a assemblare il corposo materiale video.

Ecco a voi il lavoro svolto

Qui il Telegiornale del liceo Classico


Qui il Telegiornale del liceo delle Scienze Umane

Qui gli articoli realizzati dagli alunni del liceo Classico

Qui quelli del liceo delle Scienze Umane

 

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Giornalismo: il Telegiornale del liceo delle Scienze Umane di Biancavilla https://www.cataniapubblica.tv/giornalismo-il-telegiornale-del-liceo-delle-scienze-umane-di-biancavilla/ https://www.cataniapubblica.tv/giornalismo-il-telegiornale-del-liceo-delle-scienze-umane-di-biancavilla/#respond Thu, 29 Jun 2017 17:42:04 +0000 http://cataniapubblica.tv/?p=46121 Il prodotto giornalistico realizzato dai ragazzi delle classi IV A e IV C dell'IIS Rapisardi nel corso del progetto di alternanza scuola lavoro.

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Il prodotto giornalistico realizzato dai ragazzi delle classi IV A e IV C dell’IIS Rapisardi nel corso del progetto di alternanza scuola lavoro.

Questi i titoli del telegiornale:

TOPONOMASTICA: SOLO 10 STRADE SU 711 DEDICATE ALLE DONNE. NE ABBIAMO INTERVISTATO UNA CHE HA DEDICATO LA VITA AI GIOVANI

BRUNO: POETA MALEDETTO E DANDY, ANTONIO BRUNO, CHI ERA ANONIO BRUNO ED È RICORDATO OGGI A BIANCAVILLA?

ESCHER: LE SUE OPERE SONO CONOSCIUTE IN TUTTO IL MONDO. NOI SIAMO ANDATI A VEDERLE A CATANIA DOVE È OSPITATA LA MOSTRA DELL’INCISORE OLANDESE ESCHER

Nel corso del tg si è parlato poi anche del castello normanno di Adrano, di drunkoressia e attacchi di panico, della visita alla redazione di Ultima Tv, del libro dedicato ai siblings.

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Giornalismo: il Telegiornale del liceo Classico di Paternò https://www.cataniapubblica.tv/giornalismo-il-telegiornale-del-liceo-classico-di-paterno/ https://www.cataniapubblica.tv/giornalismo-il-telegiornale-del-liceo-classico-di-paterno/#respond Thu, 29 Jun 2017 17:32:52 +0000 http://cataniapubblica.tv/?p=46111 Il prodotto giornalistico realizzato dai ragazzi delle classi IV A, IV B E IV C dell'IIS Rapisardi nel corso del progetto di alternanza scuola lavoro.

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Il prodotto giornalistico realizzato dai ragazzi delle classi IV A, IV B e IV C dell’IIS Rapisardi nel corso del progetto di alternanza scuola lavoro.

Questi i titoli del telegiornale:

LE SALINELLE:DAL 2015 È GEOSITO DI IMPORTANZA MONDIALE, L’IMPEGNO PER LA SUA VALORIZZAZIONE

CARNEVALE: DAI FASTI DI UN TEMPO ALL’ABBANDONO DI OGGI. E DOMANI? ABBIAMO CHIESTO AI CANDIDATI SINDACO

LA SCUOLA CHE VORREI: PROFONDI CAMBIAMENTI INVESTONO L’ISTITUZIONE SCOLASTICA MA QUAL È LA SCUOLA CHE DOCENTI E ALUNNNI VORREBBERO?

MIGRANTI: L’ATTIVITà DEL CENTRO ASTALLI DI CATANIA. DAL SERVIZIO LEGALE ALLA SCUOLA D’ITALIANO

Nel corso del tg si è parlato poi anche del maestro artigiano Barbaro Messina, dell’attività della Caritas di Paternò, di calcio e di body building.
Guardate

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Giornalismo: gli articoli degli alunni del liceo delle Scienze Umane di Biancavilla #3 https://www.cataniapubblica.tv/giornalismo-gli-articoli-degli-alunni-del-liceo-delle-scienze-umane-di-biancavilla-3/ https://www.cataniapubblica.tv/giornalismo-gli-articoli-degli-alunni-del-liceo-delle-scienze-umane-di-biancavilla-3/#respond Thu, 29 Jun 2017 15:33:31 +0000 http://cataniapubblica.tv/?p=46070 Il prodotto giornalistico realizzato dai ragazzi delle classi IV A, e IV C dell'IIS Rapisardi nel corso del progetto di alternanza scuola lavoro.

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Cosplay: tra evasione e bisogno di eroismo

La classe IV C sotto la guida della Prof.ssa  Carla Biscuso

Dopo l’enorme successo della settima edizione di Etna Comics, il festival internazionale del fumetto e della cultura pop, è d’obbligo interrogarsi sulle caratteristiche di questo fenomeno la cui nascita in Italia è stata fissata nel 1997, quando in occasione di Lucca Comics & Games fu organizzato il primo concorso per cosplayers. Letteralmente cosplay, parola formata dalla combinazione delle parole inglesi “Costume”, costume, e “play”, gioco, indica la pratica nippo-americana di vestirsi come un personaggio riconoscibile, interpretandone anche il carattere e il modo di agire. Solitamente i personaggi imitati dai cosplayers del mondo sono tratti da anime, manga, film, videogiochi o altre produzioni fantastiche. Ma cosa c’è effettivamente dietro il cosplay?

Se lo è chiesto con grande interesse, un interesse tale che l’ha portata a diventare una cosplayer, la giornalista Ida Vinella che nel suo saggio “Phénoménologie du Cosplay”, pubblicato nel 2015, ha cercato di indagare non solo sulle dinamiche sociologiche, ma anche sull’immaginario estetico che avvolge la dinamica dei corpi.

I vari travestimenti rappresentano infatti un vero superamento della maschera carnascialesca tradizionale e costituiscono un’amplificazione del sé fisico. La cura che i cosplayers dedicano ai costumi mira a far focalizzare l’attenzione del pubblico sul corpo e sulla sua continuità tra corpo e abito. In questo “cyborg”, inteso come fusione tra corpo reale ed evocazione del personaggio immaginario, si può cogliere forse il desiderio di evasione dell’uomo del postmoderno, costretto a vivere in un ambiente per lui sempre più inospitale.

Il cosplay come gioco istituzionalizzato, grazie ai legami che si formano sulla rete tra i suoi simpatizzanti si basa anche sulla condivisione di luoghi concreti che, privati dei loro usi quotidiani, offrono, anche se per breve tempo, uno spazio localizzabile all’immaginazione.

Un fenomeno molto più complesso, dunque, quello del cosplay che va ben oltre l’aspetto ludico e il desiderio di evasione e che forse nasconde quel bisogno di eroismo che si annida in un quotidiano caratterizzato, come da più parti viene sostenuto, dal trionfo dell’individualismo e dalla mancanza di modelli di riferimento.

Di seguito il testo in inglese dell’intervista alla cosplayer Federica Longo che potete vedere anche qui all’interno del nostro TG.

di Consuelo Orbea Y Menendez

Cosplay is the combination between the english words “costume” and “play” and it consists of wearing a costume which represents a character recognizable in a particular field and portraying his way of behaving.

This particular fhenomenon was born in America in 1939 thanks to Forest Ackerman, but it has got relevance only since 1995, when the japanese stamp dedicated for the first time an article to cosplay because of a Tokyo’s group of teenargers who wore some costumes inspired by the characters of the anime “Evangelion”.

It’s important don’t confuse cosplay with carnival costumes, because a cosplayer act and mimes the gestures of the character he interprets. Furthermore, this phenomenon is not about a specific age or a specific type but anyone can practice it.

Federica Longo (art name “Ever”) is a cosplayer from Adrano, Catania. Today she answers to our questions.

I: When have you started to be interested in cosplay?

F: I have been interested in cosplay since I was ten because I watched animes.

I: When  did you take part to a cosplay event for the first time?

F: I partecipated in a cosplay event in 2015 for the first time, at the age of fifteen.

I: What was your first cosplay?

F: It was Lucy of the anime “Elfen Lied” but i prefer forgetting because it was an awful costume.

I: Has cosplay ever affected your life in a negative way?

F: I usually don’t care about what people think, but I have to say that in general my artistic side caused me problems, for example once I published a video in wich I sung and people of my town called me anonymous singing the song.

I: And in which way it affected you in a positive way?

F: I’m grateful that the cosplay’s world made me enter in the world of theatre.

 

 

 

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Giornalismo: gli articoli degli alunni del liceo delle Scienze Umane di Biancavilla #2 https://www.cataniapubblica.tv/giornalismo-gli-articoli-degli-alunni-del-liceo-delle-scienze-umane-di-biancavilla-2/ https://www.cataniapubblica.tv/giornalismo-gli-articoli-degli-alunni-del-liceo-delle-scienze-umane-di-biancavilla-2/#respond Thu, 29 Jun 2017 15:21:54 +0000 http://cataniapubblica.tv/?p=46060 Il prodotto giornalistico realizzato dai ragazzi delle classi IV A, e IV C dell'IIS Rapisardi nel corso del progetto di alternanza scuola lavoro.

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Siblings: quando la difficoltà diventa risorsa

di Martina Rizzo, Claudia Stancampiano, sotto la guida della Prof.ssa  Carla Biscuso

“Avrei voluto sapere di non essere il solo fratello che viveva la mia stessa situazione”, sono queste le parole con le quali Federico Lupo, fratello di Andrea, un ragazzo autistico, spiega la condizione di disagio vissuta nell’infanzia e nell’adolescenza. Ed è proprio da questa necessità che nasce l’idea di raccogliere in forma unitaria i racconti autobiografici dei fratelli e delle sorelle dei soggetti autistici. “Storie di un viaggio lungo una vita”(Erickson Live, 2015), il libro curato da Lupo e presentato nel mese di maggio al Liceo delle Scienze Umane di Biancavilla, nasce dall’esperienza laboratoriale del gruppo Siblings, costituitosi a Catania nel 2013 in seno all’associazione “Un futuro per l’autismo”.

Sibling, parola inglese entrata di recente nell’uso per definire i fratelli e le sorelle delle persone con disabilità, racchiude in sé tutta la costellazione di variabili emotive delle famiglie in cui è presente un soggetto diversamente abile.

È un’ottica “family centered” quella che regge l’impalcatura di questo libro che coagula delle esperienze autobiografiche e che parte dalla convinzione che soltanto la comunicazione razionale ed emotiva possa essere fonte di rinascita interiore. Pur avendo instaurato un rapporto di complicità e di armonia con Andrea, Federico avrebbe voluto entrare nei suoi silenzi e decifrarli, senza provare un continuo e frustrante senso di impotenza e di smarrimento. Soltanto le dovute attenzioni, l’ascolto empatico, la comunicazione e la condivisione possono aiutare i membri di una famiglia in cui siano presenti persone disabili a maturare forme di resilienza nei confronti della difficoltà – spiega il curatore. La rete di sostegno tessuta intorno ai siblings è di primaria importanza, considerata la specificità del rapporto fraterno che, oltre a non essere dettato da una scelta, è nella maggioranza dei casi un rapporto paritario.

Che il rapporto fraterno, e a maggior ragione quello che si instaura tra un fratello normodotato e un fratello diversamente abile, sia “speciale” lo dimostrano in pieno i racconti di questo libro.

Tra le righe emergono, con estrema chiarezza, non solo il senso di fragilità e di inadeguatezza, ma anche l’estrema tenacia che ha caratterizzato la vita di questi siblings.

La lezione che se ne trae è molto semplice: soltanto i legami di supporto sociale, il senso di appartenenza e il mutuo sostegno possono incidere positivamente sulle capacità dell’essere umano di trovare le risorse migliori per superare o meglio trasformare le difficoltà in punti di forza. Si tratta di un messaggio di estrema attualità e importanza che una società come la nostra, abituata da un lato a esaltare il successo e l’ansia di perfezionismo e dall’altro a propagandare l’idea di inclusione e uguaglianza, dovrebbe accogliere con vigore e slancio propositivo.

Gli attacchi di panico: un fenomeno transgenerazionale in crescita

di Ilaria Bonomo, Daniela Cusumano, Alessia Lombardo, Jennifer Pignataro, Martina Rizzo, Claudia Stancampiano, sotto la guida della prof.ssa Carla Biscuso

Gli attacchi panico o “panic disorder”, secondo la classificazione del manuale diagnostico e statistico dei disturbi mentali, sembrano costituire un fenomeno transgenerazionale che tocca sia uomini che donne. Lo conferma lo psicologo Alessio Leotta, psicologo della Comunità per tossicodipendenti “Sentiero della Speranza” di Biancavilla, intervistato dalla nostra redazione.

Quali sono le cause che generano gli attacchi di panico?

Gli attacchi di panico, come tutti i disturbi che rientrano nella sfera dell’ansia, possono essere ricondotti a molteplici fattori sia di ordine psicologico sia di ordine fisiologico. Le motivazioni fisiologiche sono riconducibili ad alterati processi elettrochimici cerebrali. Dal punto di vista psicologico gli attacchi di panico rappresentano una risposta ad eventi ritenuti stressanti come ad esempio una delusione sentimentale, un lutto, il ricordo di un evento traumatico.

Quali solo i sintomi che indicano l’insorgenza di un attacco di panico?

L’attacco di panico si manifesta all’improvviso comportando per il soggetto affetto aumento della sudorazione, respiro corto, tachicardia, nausea, ipertensione e parestesia, cioè una sensazione di formicolio alle mani e agli arti. I sintomi possono essere o tutti compresenti o comparire solo in parte. I soggetti che abbiano attacchi di panico importanti possono in alcuni casi avvertire un senso di derealizzazione o depersonalizzazione, cioè di distacco dalla realtà.

Quale fascia generazionale è più colpita? Sono più colpite le donne o gli uomini?

L’attacco di panico interessa in egual misura sia uomini sia donne. Ultimamente sta interessando anche i giovani. Secondo l’Organizzazione mondiale della sanità, come riporta un dato statistico del 2016 presente in un recente numero di “Mente e Cervello”, circa il 30% dei giovani soffre di disturbi psichici e tra questi molto attestata è l’ansia. Statisticamente poi gli attacchi di panico sono più frequenti nelle donne che negli uomini. Questo è con molta probabilità da attribuire al fatto che la donna oggi è sovraccaricata da una serie di impegni sia di carattere familiare sia di carattere lavorativo. Non sempre la donna poi trova l’adeguato riconoscimento da parte della società che non offre i dovuti servizi per alleviarla nella gestione dei figli piccoli, siano essi normodotati o diversabili, o dei familiari anziani.

Per quale motivo tanti giovani soffrono di disturbi d’ansia?

Dall’esperienza maturata anche in seno ai contesti scolastici in cui mi trovo ad operare, soprattutto nelle attività volte a combattere la dispersione, ho potuto realizzare che le cause sono veramente molteplici e che si può tentare di tratteggiare solo un quadro orientativo. I giovani, nella maggioranza dei casi, sembrano essere condizionati dalle richieste di un società che è diventata sempre più competitiva. A ciò si aggiunge il desiderio di uniformarsi agli standard imposti dalla moda in relazione al possesso dei beni materiali. Se questi target non vengono raggiunti per motivi di ordine economico, il malcontento può tramutarsi in un senso di frustrazione che genera l’attacco di panico. Ovviamente gli attacchi di panico possono avere anche motivazioni molto più profonde ed essere ricondotti a fragilità più recondite da riconnettersi anche a ferite subite in età infantile o adolescenziale. A queste cause possono aggiungersene altre come la predisposizione genetica o l’aver vissuto in contesti familiari caratterizzati dall’incapacità gestionale dell’ansia da parte degli adulti

Qual è la percezione sociale del problema da parte della famiglia, del gruppo o dei colleghi di lavoro nei confronti di chi soffre di attacchi di panico?

Solitamente la società minimizza o non comprende effettivamente il malessere di chi soffre di attacchi di panico. Si tende a pensare che siano delle esagerazioni o che le persone mettano in scena queste crisi per evitare di affrontare situazioni scomode.

In che modo gli attacchi di panico influiscono nelle relazioni sociali?

Gli attacchi di panico limitano fortemente la vita di chi ne soffre e creano delle difficoltà nelle relazioni interpersonali (familiari, di coppia, di amicizia, ecc). Le persone che ne soffrono avranno la tendenza a evitare tutte quelle occasioni percepite come fonti possibili di ansia e a sfuggire  tutti quegli eventi in cui si profila la possibilità di incontrare molta gente.

Esiste una cura per gli attacchi di panico?

Da psicologo, che abbraccia in primo luogo l’approccio di tipo sistemico- relazionale, ritengo che la prima forma di terapia per ridurre la frequenza degli attacchi di panico sia quella della relazione e della parola. Lo stesso Eugenio Borgna, primario di Psichiatria dell’Ospedale Maggiore di Novara e libero docente in Clinica delle malattie nervose e mentali presso l’Università di Milano, in un suo testo famoso intitolato “Le figure dell’ansia” scrive che l’ansia è “friabile” e scomponibile, essendo caratterizzata dalla possibilità di accentuarsi o di attenuarsi in rapporto alle situazioni familiari o interpersonali. Soltanto quando il malessere trova un varco e dà forme a parole e discorsi, si può pensare di far incamminare il soggetto che soffre di attacchi di panico sulla via della guarigione. Esistono anche dei farmaci antidepressivi che, se opportunamente dosati, possono prevenire di molto l’ansia anticipatoria, l’evitamento fobico, nonché la frequenza e l’intensità degli attacchi di panico. La cura farmacologica non può e non deve essere però in alcun caso disgiunta dalla terapia della parola.

 Continua qui a leggere Cosplay: tra evasione e bisogno di eroismo

                                                          

 

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Giornalismo: gli articoli degli alunni del liceo Classico Rapisardi di Paternò #4 https://www.cataniapubblica.tv/giornalismo-gli-articoli-degli-alunni-del-liceo-classico-rapisardi-di-paterno-4/ https://www.cataniapubblica.tv/giornalismo-gli-articoli-degli-alunni-del-liceo-classico-rapisardi-di-paterno-4/#respond Thu, 29 Jun 2017 09:29:05 +0000 http://cataniapubblica.tv/?p=46040 Il prodotto giornalistico realizzato dai ragazzi delle classi IV A, IV B e IV C dell'IIS Rapisardi nel corso del progetto di alternanza scuola lavoro.

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Oriente ed occidente: titani del mondo

Sin dall’inizio dei tempi il mondo è stato diviso da un confine, per molti invalicabile, di due correnti di pensiero e di costume del tutto opposte: quella orientale e quella occidentale. La diatriba tra questi due mondi è da sempre accesa, per i differenti modi di concepire e vivere la vita.

Già da qualche anno, a causa del processo di globalizzazione, mattone dopo mattone la cultura orientale sta penetrando in quella occidentale. Mentre molti si chiedono perché una cultura così differente è arrivata ad influenzare la nostra, parole come sushi, karate e kimono sono ormai presenti nel dizionario dell’occidentale moderno. Molteplici infatti sono gli effetti di questa influenza. A livello culinario, il sushi è passato da cibo esotico a cena più che consueta; le arti marziali sono diventate sport praticati dalla gran parte delle persone e i fanghi giapponesi sono di gran voga.

Nel corso di questa assimilazione abbiamo però spogliato le tradizioni orientali del loro significato primario, le abbiamo in un certo senso “occidentalizzate”. Infatti quella che per noi oggi è solo una sauna o un’arte per l’autodifesa nelle sue origini racchiudeva ben altro: non solo spirito di appartenenza alla propria nazione ma a volte anche un aspetto mistico-religioso.

In ogni caso tra chi crede che questo possa significare un sempre minore sentimento di patriottismo e un allontanamento di identità dal costume locale  e chi, contrariamente, apprezza questa variopinta miscela , una particolare corrente culturale è tra le più ricercate in tutto il mondo . Sempre più spesso si assiste infatti alla nascita di ristoranti giapponesi ed è anche così  che la passione per il  Giappone, vera potenza economica, va vertiginosamente intricandosi nella quotidianità giornaliera  di paesi esteri. Tutto il globo è stato infatti influenzato si per ciò che riguarda la tecnologia, sempre avanti ed innovativa, il cibo, la moda orientale, e gli sport che ormai si insegnano in tutte le palestre.

Quando si parla di discipline orientali si è portati comunemente a pensare ad attività aggressive basate sul combattimento o si immagina un mondo ascetico totalmente staccato dalla quotidianità. In realtà la cultura orientale si basa su concetti molto semplici, primo fra tutti il concetto per il quale l’aspetto fisico e l’aspetto spirituale sono un’unità indissolubile.

Nel nostro territorio, tantissime sono le persone che sempre più spesso si affidano a specialisti nel settore per intraprendere una disciplina orientale volta all’autodifesa o alla pratica meditativa, come lo yoga.

Dalle inchieste fatte a Paternò risulta che quasi il 30% di assidui frequentatori di palestre abbia provato almeno una volta una disciplina orientale, ma che solo il 10% conosca le loro vere radici o i veri princìpi.

La maggior parte delle persone cerca in queste discipline una forma di rilassamento, nel caso dello yoga, o di scarico della tensione, come nel taekwondo o nel karate.

Il Paternò passa ai playoff

Lo scorso 26 marzo  partita di basket decisiva per il Paternò e che ha portato i nostri giocatori al raggiungimento della serie B. L’incontro si è svolto sin dall’inizio a favore della squadra locale che senza perder tempo alle 20:31, mezz’ora dopo l’inizio della gara, si è trovato già in vantaggio con 31 a 22.

Nel secondo quarto abbiamo assistito ad un fallo subito dal Paternò durante l’atto di tiro.

Il terzo quarto è stato aperto, invece, da due canestri a favore del Paternò.  Un secondo virgola sette prima della fine del terzo quarto è avvenuto un tiro dal centro campo, chiamato “buzzerbeater”; che ha fatto guadagnare tre punti alla squadra.

In seguito al suono della campanella di fine quarto la maglia numero 10 ha segnato.

Il quarto quarto si è svolto quasi come tutta la partita segnando facilmente altri canestri, il Paternò si è limitato a stare sulla difesa, dato il vantaggio scontato (73 a 55).

Infine la partita si è conclusa con la vittoria del Paternò per 77-63.

L’incontro è stato molto faticoso ma condotto dall’inizio alla fine con energia e determinazione dai nostri ragazzi e dalla squadra avversaria che nonostante la sconfitta ha lottato fino alla sirena conclusiva.

Alla fine dell’incontro abbiamo intervistato Cristian Cosentino il playmaker della squadra

D – Com’è nata la tua passione per il basket?

R – Ho iniziato a giocare a basket nel Paternó e quindi ho continuato fino ad oggi, è una vita che gioco qua.

D – Quindi diciamo che dedichi la tua vita al basket.

R – Si faccio un po’ tutti gli sport ma il basket è proprio il mio sport

D – Accetteresti mai un’offerta sportiva da un’altra società?

R –  Mai, non leverò mai questa maglia

D – Secondo te quali sono le differenze del basket giocato in USA e quello giocato in Italia?

R –  Eh.. a parte i soldi, la qualità dei giocatori che sono molto più forti fisicamente e soprattutto tecnicamente, tatticamente un po’ meno, però sono irraggiungibili.

D – Consiglieresti questo sport? E perché?

R –  Questo sport lo consiglio a tutti i ragazzi per due motivi: il primo perché è uno degli sport più belli fra tutti; secondo perché ti insegna anche a vivere lo sport di squadra e ti aiuta a legare con i tuoi compagni.

D – Come si svolge in linea massima il tuo allenamento?

R –  Si corre tantissimo, si fanno sessioni di tiro, poi si provano gli schemi con i compagni al fine di avere un gioco ottimale per fare canestro. L’importante non è fare un canestro “io” ma è tutta la squadra che coralmente va a fare punti.

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Giornalismo: gli articoli degli alunni del liceo Classico Rapisardi di Paternò #3 https://www.cataniapubblica.tv/giornalismo-gli-articoli-degli-alunni-del-liceo-classico-rapisardi-di-paterno-3/ https://www.cataniapubblica.tv/giornalismo-gli-articoli-degli-alunni-del-liceo-classico-rapisardi-di-paterno-3/#respond Thu, 29 Jun 2017 08:31:59 +0000 http://cataniapubblica.tv/?p=46026 Il prodotto giornalistico realizzato dai ragazzi delle classi IV A, IV B e IV C dell'IIS Rapisardi nel corso del progetto di alternanza scuola lavoro.

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Centro Astalli: uno sguardo al mondo dell’immigrazione

Lo scorso 15 Marzo  il centro Astalli di Catania, sito in via Tezzano 71, ha aperto le porte alla nostra redazione, permettendoci di dare uno sguardo più approfondito al fenomeno dell’immigrazione.

Il centro Astalli è un centro di accoglienza per immigrati situato nella città di Catania, dove, dal 1999, diversi volontari si occupano quotidianamente dell’accoglienza e dell’istruzione di migranti provenienti da varie parti del mondo. I volontari del centro prestano anche assistenza presso le case circondariali della stessa città, come Piazza Lanza o Bicocca, che nel 2015 hanno visto un incremento dei detenuti stranieri perchè gli immigrati spesso vengono imprigionati per la loro presenza irregolare sul territorio nazionale. Dal 2013, inoltre, al centro è stato affidato il controllo di un immobile confiscato alla mafia, il centro Don Pino Puglisi, dove vengono accolti ogni giorno nuclei familiari e minori non accompagnati. Il centro dispone di diverse aule studio e di un ambulatorio medico ampiamente fornito.

Il centro è di proprietà della compagnia di Gesù, che opera in tutto il mondo, specie dove vi sono grandi situazioni di crisi. In linea di massima, i gesuiti vanno in ausilio alla popolazione con lo specifico compito di aiutare i migranti. All’interno del centro i volontari si occupano dell’accoglienza e dell’istruzione dei migranti grazie alle diverse aule studio presenti nella struttura, del loro inserimento nel mondo del lavoro e del disbrigo di pratiche che permettano agli immigrati di ottenere documenti, permessi di soggiorno e quant’altro.

Il centro è dotato di un ambulatorio medico ricco di farmaci necessari per le principali patologie, come il diabete o l’anemia, attrezzature per la medicazione e altri farmaci indispensabili. L’occorrente per i bendaggi viene costantemente rifornito poiché i bendaggi sono eseguiti, al centro, con estrema frequenza: gli immigrati che sono coinvolti in risse non vogliono andare al pronto soccorso per paura che, una volta giunti lì, qualcuno gli chieda di fare una denuncia per aggressione, e spesso non possono non essendo in possesso di alcun documento.

L’assistenza sanitaria in Italia è prevista per tutti, persino per gli stranieri irregolari, i quali possiedono un tesserino definito STP (Straniero Temporaneamente Presente) che permette loro l’accesso gratuito alle cure mediche essenziali. Ciò, ci spiega una volontaria del centro, ha causato, recentemente, un grande flusso migratorio di donne provenienti dai paesi dell’est che si recano in Italia per abortire.

Per i migranti regolari, invece, è previsto il pagamento del ticket. I farmaci di fascia C, ovvero quei farmaci che rappresentano cure per patologie come il raffreddore, non vengono concessi agli immigrati poiché non ritenuti indispensabili nemmeno per gli italiani.

All’interno del centro, come spiegatoci dalla stessa volontaria, gli immigrati, spesso analfabeti, hanno la possibilità di avviare un percorso di studi che, nella migliore delle ipotesi, li porterà al conseguimento del diploma di terza media, grazie al quale potranno essere iscritti a svariati corsi lavorativi, come quello che permette di diventare un operatore socio assistenziale (OSA).

Ma, la volontaria ritiene necessario evidenziare che, anche qualora i migranti fossero in possesso di un titolo di istruzione, questo non avrebbe alcuna validità in Italia.

Tentiamo, adesso, con i dati fornitici durante la visita al centro, di riassumere in numeri il fenomeno dell’immigrazione.

In Italia in questo momento gli immigrati ospitati nelle strutture di accoglienza sono circa 150.000.  Moltissimi, inoltre, non entrano nel sistema di protezione per i rifugiati, ma restano in strada. La percentuale di accoglimento delle richieste di asilo è del 40% rispetto al numero totale di persone che arrivano, e il restante 60% di immigrati che non vengono regolarizzati vengono spesso assoldati dalla mafia per vendere droghe o finiscono addirittura per prostituirsi. Il governo Italiano assicura circa 35 euro giornalieri a ciascun centro, con i quali i volontari devono assicurare a ciascun migrante il minimo indispensabile per la sopravvivenza. Ad ogni immigrato, dunque, spettano circa due euro al giorno.

Ma qual è il comportamento del governo italiano all’arrivo dei migranti? Si cerca innanzitutto di risalire al paese di provenienza e poi si manda un fax chiedendo informazioni sulle persone, ma spesso tali paesi il governo non ottiene nessuna risposta, soprattutto dai paesi in guerra.

Per venire incontro al fenomeno dell’immigrazione, bisognerebbe dunque riuscire a stabilire a livello internazionale anzitutto degli accordi diplomatici tra i vari paesi, mentre a livello territoriale, credere nella vera integrazione del migrante e facilitare il lavoro svolto dai volontari che si apprestano ad accoglierli.

Caritas di Paternò: un modo diverso per guardare al mondo

Lunedì 27 marzo, alcuni ragazzi della classe 4° C del Liceo Classico di Paternò si sono recati presso il centro di accoglienza Caritas, che si trova alle spalle della piccola Chiesa del Sacramento .

Durante la visita abbiamo intervistato  alcuni dei “veterani” che operano volontariamente all’interno della struttura con cui abbiamo parlato delle condizioni dei “migranti” , del loro rapporto con la nostra società e dell’ atteggiamento degli abitanti di Paternò nei loro confronti.

Grazie al racconto dei volontari  sono emersi vari aspetti che hanno dimostrato quanto poco si sappia riguardo a questi temi e a quanti pregiudizi sono del tutto infondati. Primo fra tutti il fatto che si accusi questa gente di  “rubare” il lavoro agli italiani. Come ha sottolineato una delle volontarie più giovani i “migranti” spesso  svolgono lavori considerati “umilianti” dalla nostra società.  Inoltre la maggior parte di loro è costretta a fuggire a causa dei conflitti nei loro Paesi di origine, ma e un altro fattore di enorme incidenza è quello economico.  In questi Paesi è quasi impossibile trovare lavoro senza un titolo di studio, a differenza del nostro che si accontenta dell’esperienza, così chi non ha la possibilità di studiare viene  in  cerca di fortuna in Italia.

I rifugiati di guerra, invece, spesso, sono uomini di cultura come medici, farmacisti, insegnanti che a causa della guerra non possono esercitare liberamente la loro professione.

La Caritas, organismo pastorale costituito dalla CEI,  aiuta i “migranti” ma anche coloro che vivono in condizioni di povertà assoluta dando  loro un pasto caldo e  permettendogli di usufruire dei servizi igienici. Inoltre  la città di Paternò sta cercando di mobilitarsi affinché una struttura gestita da un privato possa accogliere e occuparsi di minori che giungono sulla nostra isola, ma è un’iniziativa ancora  incerta a causa della protesta degli abitanti della città che si rifiutano di accogliere altri “migranti”.

Si spera che l’iniziativa possa realizzarsi e che questa esperienza possa far cambiare idea a quanti ancora vivono con una mentalità chiusa.

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Giornalismo: gli articoli degli alunni del liceo Classico Rapisardi di Paternò #2 https://www.cataniapubblica.tv/giornalismo-gli-articoli-degli-alunni-del-liceo-classico-rapisardi-di-paterno-2/ https://www.cataniapubblica.tv/giornalismo-gli-articoli-degli-alunni-del-liceo-classico-rapisardi-di-paterno-2/#respond Thu, 29 Jun 2017 07:38:14 +0000 http://cataniapubblica.tv/?p=46019 Il prodotto giornalistico realizzato dai ragazzi delle classi IV A, IV B e IV C dell'IIS Rapisardi nel corso del progetto di alternanza scuola lavoro.

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Il linguaggio come futuro di uno Stato. La “lezione” di Ivano Dionigi

di Edoardo Castiglione, Chiara Luggisi, Leonardo Russo

Lo scorso 23 Marzo 2017, Ivano Dionigi, ex Rettore dell’Alma Mater Studiorum – Università di Bologna, e presidente della neonata Pontificia Accademia di Latinità, si è recato presso l’Istituto d’istruzione Superiore Mario Rapisardi di Paternò, per presentare la sua ultima fatica letteraria, “Il presente non basta”, una dissertazione filologica sulla lingua latina che si sofferma anche sull’evoluzione dell’italiano e sull’importanza del suo uso corretto nella nostra società, per costruire un futuro solido, partendo proprio dal linguaggio.

Far conoscere ed apprezzare ai più giovani le potenzialità del latino e le implicazioni nel presente e nel mondo della digitalità è quindi il punto di partenza scelto da Dionigi, che negli anni ha potuto scandagliare le diverse sfumature dell’istruzione scolastica  italiana anche grazie alla sua posizione di rilievo nel mondo accademico

La sua presentazione è stata incentrata su tre punti fondamentali: il primato della parola, la nobiltà della politica, la centralità del tempo.

Nello specifico, Dionigi si è soffermato sul ruolo dell’insegnante, che dovrebbe affascinare gli studenti, istruirli e mobilitare le loro coscienze, facendo leva anche sull’ampliamento del loro vocabolario. I termini usati comunemente infatti sono generali, si usano sempre meno parole nella vita quotidiana e quelle usate sono sempre le stesse, quei “verba obvia” che sarebbero da sostituire, invece, con i “verba optima”. Sono proprio queste ultime parole quelle capaci di “mantener viva e far evolvere in bene” (per citare lo stesso professor  Dionigi) la lingua italiana, parole che nel loro significato “esprimono compiutamente l’azione che è da descrivere”.

Dopo questo primo passaggio di restaurazione linguistica, ci si potrà quindi soffermarci sulla valorizzazione della nobiltà della politica: secondo l’autore, cioè, si potrà immaginare un futuro florido per il nostro Paese solo quando chi governa lo farà “costretto da principi morali interiorizzati, che portino l’uomo politico a far politica solo per il bene dello Stato”.  Diongi ha poi aggiunto, in riferimento al terzo punto, la centralità del tempo, che l’uomo di oggi corre il rischio di essere globalizzato nel contesto di “provinciale del tempo”, di non far cioè più riferimento al passato per carpirne i preziosi insegnamenti o per imparare da errori ora evitabili; insomma trascurando la storia e osservando il mondo da uno schermo corriamo il pericolo di edificare una casa partendo dal tetto (per citare Swift) e il regredire, impercettibile, della società sarà a questo punto irreversibile.

Dionigi ha quindi concluso affermando che “oggi servirebbe un nuovo Rinascimento, che unisse il notus al novus”.

Dalla bottega artigiana all’azienda che esporta maioliche in tutto il mondo. La storia di Barbaro Messina

di Loriana Ragusa

“Un paese che si nasconde, ma una storia che deve essere riscoperta”, è questo il pensiero di Barbaro Messina, uno dei volti più noti dell’ambito artistico paternerse, che con calorosa accoglienza ci ha ospitati nella sua azienda per raccontarsi a noi.

Tutto ha inizio dopo i primi studi del Maestro nella scuola pubblica, che dovette lasciare alla fine della terza elementare, per andare in aiuto della famiglia, iniziando a lavorare. Da sempre, però, il giovane Messina, aveva dimostrato spiccate doti creative, che lo inducevano a disegnare ovunque si trovasse, fossero strade, gradini, scalinate. Possiamo dunque affermare, che non bisogna ricercare l’origine dell’estro artistico del Maestro in qualche evento specifico della sua vita, in quanto questo sembra essergli sempre appartenuto, sin da giovane. Bisogna, piuttosto, capire come quest’uomo abbia avuto la capacità e la forza di arrivare dove è arrivato oggi, portando in tutto il mondo un prodotto in cui ogni paternese o cittadino del territorio etneo può ritrovarsi, e facendo conoscere se stesso, in tutta la sua unicità.

Il primo a riconoscere le sue potenzialità fu il suo stesso datore di lavoro, che, ci racconta con un po’ di emozione Messina, finanziò i suoi studi d’arte presso una bottega di Paternò. L’artista non ha mai dimenticato, però, di adempiere al suo dovere nei confronti della famiglia, che assisteva in ogni modo, facendosi commissionare dei lavori nelle vesti artista di strada.

Dopo aver racimolato un po’ di soldi, Messina scelse di viaggiare attraverso l’Europa, dove lavorò per diverse aziende. Vagabondò per due anni in lungo e largo, immergendosi nella storia e nella cultura di ogni luogo da lui visitato, con lo scopo di confrontarsi con realtà nuove e in grado di offrire spunti di riflessione, fino a quando intuì ciò che, forse, gli permise realmente di far fortuna. Ovunque andasse, Barbaro Messina si rese conto di non aver solo avuto l’opportunità di ammirare opere d’arte “diverse”, ma opere che potremmo definire “caratteristiche”, che permettevano agli artisti del luogo di parlare del proprio territorio, anche solo dalla materia prima da loro utilizzata.

Tornò poi qui in Sicilia, dove aprì il suo primo studio e iniziò la sua lunga ricerca del materiale perfetto.

L’occasione giunse, quando, gli venne commissionata la restaurazione di una ceramica di origine greca. Esaminando il pezzo, notò che tra la ceramica erano presenti delle piccole pietre nere, che dopo aver fatto analizzare, scoprì essere di origine vulcanica.

Cominciò quindi a realizzare opere in pietra lavica, che espose in varie mostre in tutto il mondo ed ebbe modo, anche se solo agli inizi del proprio operato, di ricevere l’incarico di produrre un numero di pezzi non indifferente da New York, in America, dove già tutti avevano intuito, compreso e soprattutto apprezzato il genio di Barbaro Messina, mentre ancora qui in Sicilia, molti non erano in grado di capire il suo estro.

Il Maestro ci racconta, con un leggero riso, un piccolo aneddoto, che gli porta alla memoria le mostre dove  era solito trovarsi e, anche scherzosamente, “scontrarsi”, con le manifatture del territorio. Di solito si trattava di piccoli oggetti caratteristici, mentre Messina presentava sempre produzioni destinate alla serialità accompagnandole non con il nome di un’azienda, ma col nome di un artista: il suo. Queste opere d’arte erano quelle che il Maestro vendeva con molta facilità e, oltretutto, a prezzi maggiori, generando la perplessità delle altre maestranze presenti alle mostre, che magari vendevano di più numericamente parlando, ma non avevano incassi simili ai suoi.

La particolarità del lavoro di Barbaro Messina, non sta infatti solo nella materia prima da lui lavorata, ma nell’orgoglio che ha dimostrato, producendo qualcosa che andasse a valorizzare, ma allo stesso tempo, anche a identificare il nostro territorio, riuscendo così a “portare un pezzo di Etna in tutto il mondo”.

Lo stesso Maestro ci racconta quando, durante una sua esposizione in nord di Italia, una delle sue opere provocò le lacrime di alcuni osservatori, che ricordarono i colori e le sensazioni vissute qui in Sicilia.

Messina è dunque un uomo innamorato della sua “mediterraneità”, anche se profondamente deluso dal comportamento che prevale all’interno della società locale, che segue, come egli stesso afferma, la regola del “I soldi sono il mio lavoro e lo metto in banca”. La sua è una chiara denuncia nei confronti di una realtà materialista, che ha dimenticato le potenzialità della propria terra, le proprie radici; e che ha dimenticato quella “storia immensa, mai raccontata”, che tanto la caratterizza.

Il Maestro recrimina la mancanza di un’area artigiana nel territorio etneo e la “non cultura” d’impresa presente. Barbaro Messina ripone ogni sua speranza futura nei giovani, affinché questi prendano coscienza di essere gli unici ad avere la possibilità e le capacità di stravolgere e coinvolgere una società che ha ignorato per troppo tempo una tradizione storica che non merita di essere dimenticata. E sono proprio i giovani che lui stesso istruisce, per tramandare, non solo un mestiere, ma una passione che si ramifica nel folclore dei colori del paesaggio, della musica e dell’arte in sé.

Un esempio si può riscontrare nelle opere da lui presentate in collaborazione con la sua scuola di Nicolosi in occasione dell’81° Mostra Internazionale dell’Artigianato, tenutasi a Firenze, per la quale i ragazzi hanno avuto il compito di studiare i carri siciliani, i colori utilizzati e le scene rappresentate, riproducendole poi sulla ceramica. Ma come ben sappiamo, il soggetto preferito da Barbaro Messina è l’Etna. L’Etna che si tinge sempre del colore della lava, della passione, dell’amore. Amore che il Maestro rappresenta come l’amore materno, carnale. E non è un caso il suo dipingere di rosso i corpi femminili e in particolare i corpi di madri.

“La lava si veste di colori, ma i colori della tradizione etnea”, una tradizione dipinta di rosso che dovrebbe renderci orgogliosi, che come una “madre” è nostra ancora e alla quale ognuno di noi dovrebbe portare rispetto.

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Le Salinelle: dal 2015 geosito d’importanza mondiale. L’impegno per la sua valorizzazione

di Elisabetta Gulisano e Mara Salamone

Sono vulcanelli da cui fuoriescono gas e fango, e che si trovano ai margini della città di Paternò, conosciuti come Le Salinelle. L’acqua che ribolle, a causa della presenza di CO2, presenta infatti un alto tasso di salinità che ad alte temperature evapora, depositando il sale nel suolo.

Le Salinelle hanno un colore prevalentemente grigiastro e/o rossiccio a causa dell’alta concentrazione di ferro e, generalmente, la loro temperatura media si aggira intorno ai 15°-18° C, ma può raggiungere anche valori di 40° C.

La valle circostante offre la visione di un paesaggio quasi lunare data la scarsa presenza di vegetazione. Lì dove le salinelle non arrivano crescono particolari tipi di piante come: le Alofite, la Ferula, l’Asparagus Albus e la Barlia Robertiana, un’orchidea spontanea.

Per ciò che riguarda l’origine della località i geologi suppongono che una parte dell’apparato vulcanologico si sia ramificato, dando origine a vari siti fangosi fra cui quello di Paternò. Anche se gli studiosi, ancora oggi, si interrogano su una probabile connessione fra le salinelle e l’Etna: quando si verifica un innalzamento della temperatura dell’acqua, spesso dopo 15-30 giorni avviene un’eruzione vulcanica.

La genesi delle salinelle risalirebbe al VI millennio a.c. scavi recenti infatti hanno portato alla luce non soltanto vasellame risalente al Neolitico, ma anche resti di terme romane. Le prime notizie sul luogo si hanno grazie a Diodoro Siculo mentre sappiamo che gli Arabi, invece, se ne servirono per i più svariati scopi, tra cui la medicina; infatti l’argilla possiede proprietà terapeutiche tutt’oggi adoperate dai contadini su animali e piante.

Il territorio catanese presenta tre diversi siti geologici tra cui le salinelle dei Cappuccini vecchi o del campo sportivo, le salinella del fiume e le salinelle di San Biagio, quest’ultime appartenenti al territorio di Belpasso. Queste si differenziano dalle Macalube di Aragona dove la fuoriuscita di gas come il metano, che accumulandosi aumenta la pressione dei gas finché non genera esplosioni di fango capaci di raggiungere i 25 metri d’altezza, le rende pericolose.

Questa ricchezza naturalistica, sottovalutata negli anni precedenti, inizia a essere oggi rivalutata grazie all’impegno di Giovanni Parisi, che insieme alla Pro Loco di Paternò è riuscito a farla riconoscere ufficialmente nel 2015 come geosito di importanza mondiale per l’aspetto geochimico e vulcanologico. Nella speranza che questo sia il primo dei tanti passi verso la loro riscoperta da parte di tutti i cittadini.

Carnevale: dai fasti di un tempo all’abbandono di oggi e domani? Abbiamo chiesto ai candidati sindaco

Il Carnevale è una festa la cui celebrazione ha inizio sin dai tempi più antichi, come per esempio accadeva per le Dionisiache greche o i Saturnali romani. L’etimologia del nome, dal latino “carnem levare” (eliminare la carne), indicava il banchetto che si teneva l’ultimo giorno di Carnevale e anticipava il periodo di digiuno della Quaresima.

A Paternò il Carnevale era una tradizione particolarmente sentita, che vedeva gente di tutta la provincia giungere con ogni mezzo in paese, per divertirsi in sana allegria tra maschere e balli nelle pubbliche piazze: un fiume di gente invadeva le strade del paese e i preparativi iniziavano già dal giorno dopo l’Epifania. Un periodo in cui le attività commerciali avevano ricchi introiti e l’economia del territorio cresceva significativamente. Peculiare caratteristica del Carnevale paternese erano le macchine infiorate, che percorrevano le principali vie cittadine, partendo dalla Villa Moncada fino ad arrivare in Piazza Indipendenza. I grandi maestri artigiani si occupavano di allestire, con passione e maestria, i carri allegorici, le macchine infiorate e di realizzare gli abiti per i gruppi in maschera.

Ogni persona esprimeva la propria fantasia e creatività, dilettandosi nella realizzazione di nuove maschere e travestimenti originali, per poter essere almeno per pochi giorni all’anno ciò che non poteva essere tutti i giorni; solo in questo periodo le donne potevano concedersi piccole trasgressioni, nascondendo la loro identità con maschere e mantelli neri, e invitando gli uomini a ballare.

Oggi le cose sono radicalmente mutate. A febbraio 2017 Paternò la situazione tra le strade della città è  stata critica, nessuno ha preso parte all’organizzazione del Carnevale, l’amministrazione comunale non investe più su questa festa, che in origine coinvolgeva tutti i cittadini paternesi e non.

Perché un tale declino? Abbiamo sentito il parere dei candidati sindaci alle prossime amministrative, cui andrà il compito di recuperare una tradizione ormai persa.

La risposta appare evidente: come la tradizione, anche i tempi sono cambiati, mutate le condizioni economiche, politiche e sociali, finiti i fondi da destinare a questa iniziativa, perso lo spirito di comunità che era l’anima del Carnevale paternese.

Vedi qui il telegiornale con le risposte dei candidati.

Continua qui a leggere “Il linguaggio come futuro di uno Stato. La “lezione” di Ivano Dionigi”

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Giornalismo: gli articoli degli alunni del liceo delle Scienze Umane di Biancavilla https://www.cataniapubblica.tv/giornalismo-gli-articoli-degli-alunni-del-liceo-delle-scienze-umane-di-biancavilla/ https://www.cataniapubblica.tv/giornalismo-gli-articoli-degli-alunni-del-liceo-delle-scienze-umane-di-biancavilla/#respond Wed, 28 Jun 2017 16:28:32 +0000 http://cataniapubblica.tv/?p=46012 Il prodotto giornalistico realizzato dai ragazzi delle classi IV A, e IV C dell'IIS Rapisardi nel corso del progetto di alternanza scuola lavoro.

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Donne e scienza: un binomio possibile

di Consuelo Orbea Y Menendez

L’8 Marzo scorso, giorno della festa della donna è stato anche il primo giorno in cui nelle sale italiane è stato proiettato Il diritto di contare, diretto dall’americano Theodore Melfi, già noto per il film St. Vincent. Il film racconta la storia vera della matematica afroamericana Katherine Johnson che, insieme alle sue colleghe Dorothy Vaughan e Mary Jackson, aiutò la Nasa nella corsa allo spazio. Grazie ai suoi calcoli, infatti, John Glenn divenne il primo astronauta americano a compiere un’orbita completa della Terra.

Le tre formidabili donne ebbero però non poche difficoltà a ottenere “il diritto di contare”, nel senso letterale del termine, talmente tanti furono gli ostacoli che le protagoniste di questa storia dovettero superare per affermarsi nel campo scientifico.

Katherine Johnson, avendo dimostrato precocemente grandi capacità intellettive che la portano a diplomarsi a 14 anni e a laurearsi a soli 18 anni in matematica e francese con la valutazione magna cum laude, è la prima donna che nel 1938 riesce a superare le barriere segregazioniste della scuola di specializzazione West Virginia University in Morgantown. Il suo percorso è stato costellato da una serie di discriminazioni in quanto “nera”, tra cui i  pregiudizi di un mondo accademico “maschilista”.

Oltre al caso di Katherine Johnson  non mancano esempi nella storia scientifica di donne la cui intelligenza e preparazione sono state messe in ombra dagli uomini: Rosalind Franklin, ad esempio, nonostante la scoperta della forma a doppia elica del DNA, non ricevette il Nobel, toccato ai suoi colleghi Wilkins, Watson e Crick, che le avrebbero sottratto le sue fotografie della diffrazione ai raggi X; Lise Meitner, poi, la prima a teorizzare con esattezza la fissione nucleare, fu oscurata dal suo compagno di esperimenti, Otto Hahn, che ricevette il Nobel. E ancora lo stesso destino toccò a Jocelyn Bell-Burnell, la cui scoperta dei pulsar, corpi celesti fino allora sconosciuti, fu attribuita al relatore della sua tesi, il professor Ewish, insignito del premio Nobel.

Rientrano tutte nella categoria dei “Nobel negati”, condanna alla quale in quell’epoca sfuggì solo Marie Curie, che ne collezionò ben due, surclassando il marito. Tra queste donne in ombra vi è anche Mileva Marić,la prima moglie di Einstein, il padre della relatività. Che la donna abbia contribuito alla scoperta della relatività è provato da una serie di lettere destinate ad amici, in cui Einstein elogia le capacità della moglie e si compiace del lavoro condotto insieme. Testimonianza chiave è quella del fisico Abraham Joffe, il quale anni fa affermò di aver visto i manoscritti originali degli studi sulla relatività del collega, firmati Einstein-Marity (versione ungherese del cognome Marić), una formula, quella del doppio cognome, propria delle donne.

Ma la convinzione comune che le donne non siano portate per la scienza non è solo frutto di un passato colmo di scoperte scientifiche tutte al femminile, poi occultate: nel 2014 una ricerca dell’Università della Pennsylvania sull’esistenza di differenze tra cervello maschile e femminile ha acceso un dibattito. Il gruppo di Madhura Ingalhalikar ha sottoposto a scansione cerebrale un migliaio di persone ottenendo come risultato che nelle donne i due emisferi sono collegati più intensamente, mentre negli uomini è emersa una rete di collegamenti più fitta all’interno dei singoli emisferi. Però è stato scoperto poi come i risultati della ricerca che erano stati divulgati fossero approssimativi e gonfiati, forse per alimentare teorie su ipotetiche differenze tra i sessi, che in realtà non erano emerse. Sorge dunque spontaneo un dubbio: le scoperte dei neuroscienziati sono state usate impropriamente per avvalorare stereotipi che categorizzano le donne esclusivamente come brave casalinghe, incapaci nella guida, e per finire non destinate alla scienza?

Quanto le convinzioni arcaiche divulgate hanno realmente influito sul modo in cui le donne percepiscono se stesse?

A questo proposito una ricerca interessante è quella del 2006 quando due ricercatori hanno sottoposto ad alcune studentesse un test di matematica, facendolo precedere dalla lettura di un articolo con la scusa di valutare la comprensione del testo. Metà delle ragazze ricevette un articolo su una ricerca inventata secondo cui nella comprensione della matematica uomini e donne  si trovavano sullo stesso piano, mentre l’altra metà lesse un articolo che affermava una maggiore predisposizione genetica degli uomini per la matematica. Furono superiori i punteggi delle ragazze a cui si era fatto credere che non esistessero differenze legate al sesso.

Convinzioni culturali, stereotipi, fomentano quindi l’idea di una presunta inferiorità delle donne nel conseguimento delle abilità e competenze scientifico-matematiche, eppure la storia della scienza al femminile da Ipazia, la scienziata uccisa per linciaggio ad Alessandria d’Egitto, fino ai casi delle scienziate esaminate, mostra decisamente il contrario. È necessario dar fiducia alle donne e puntare sulle loro capacità sin dall’infanzia affinché il progresso scientifico continui la sua corsa inarrestabile in una prospettiva più rispettosa della dignità umana.

Il latino: l’“utilità dell’inutile”. Bettini, Dionigi e Gardini ne riscoprono l’attualità

di Rosy Cosentino, Lorena Crispi, Daniela Cusumano, Daniela Rocco, sotto la guida della Prof.ssa  Carla Biscuso

A che serve studiare il Latino? Gli studenti se lo chiedono quasi giornalmente dinanzi al faticoso esercizio di traduzione che spesso sembra richiedere una logica oscura persino ai “nativi digitali”, abituati a “messaggiare” in T9 attraverso costrutti da Neoavanguardia.

Volendo dare un senso a qualcosa che apparentemente non lo possiede, per parafrasare una famosa canzone, lo si può forse ritrovare nell’eterna modernità dei temi trattati dagli autori latini o nella loro serenità nel dire tutto senza filtri di sorta.

Sì, è forse questo il motivo per il quale lo si studia ancora nella società del profitto e del sapere immediatamente spendibile. Per lo meno è questa la risposta che ci si dà leggendo A che servono i Greci e i Romani di Maurizio Bettini” (Einaudi 2017), Il presente non basta. La lezione del Latino di Ivano Dionigi (Mondadori 2016), Viva il Latino. Storia e bellezza di una lingua inutile (Garzanti 2016), e Con Ovidio. La felicità di leggere un classico di Nicola Gardini (Garzanti 2017), libri che ripropongono l’annoso problema.

Bettini e Dionigi con un approccio razionalistico e Gardini con una strategia comunicativa più basata sull’emotività riescono a convincere il lettore della cosiddetta “utilità dell’inutile”.

Che il Latino abbia un’importanza per colmare il bisogno di poesia avvertito da più parti lo ricorda il professore Ivano Dionigi invocando il sofista Gorgia di Lentini il quale scriveva che “la parola può eliminare la sofferenza, alimentare la gioia, accrescere la compassione>”.

E la parola latina non è statica per la sua capacità di rappresentazione dei vari aspetti della realtà.

Aevum/ aetas, pontus/mare, gladius/ensis, ignis/focus: sono soltanto alcune delle forme linguistiche aventi lo stesso significato ma differenti rispetto al registro linguistico.

E la bellezza del latino la si può riportare alla luce compiendo un’opera di scavo che tolga alle parole italiane quella coltre di polvere che si è depositata col tempo. Chi non prova un brivido o un po’ di commozione nel sapere che la parola desiderio proviene da desiderantes, cioè il termine con il quale si indicavano i soldati che sotto un cielo stellato attendevano il ritorno dei compagni dal campo di battaglia?

Studiare il latino per riscoprire nuove forme di approccio alla realtà, per vivisezionarla nelle sue prospettive più recondite, per cogliere aspetti inediti come dimostrano Catullo, Lucrezio e Ovidio quando trattano il tema amoroso.

E se è vero che non bisogna aver paura di essere ridicoli nello scrivere delle lettere d’amore, come ricorda Vecchioni, forse si può essere ancora più tranquilli sapendo che qualcuno prima di noi lo ha fatto con naturalezza, definendo una delle componenti primarie della vita umana in tutte le sue gradazioni fisiche e psicologiche. Ma dai classici provengono anche le parolacce e il turpiloquio in generale, la cui funzione è spesso quella di dar voce a forme di protesta sociale o di critica nei confronti di una società che ha smarrito il rigore dei costumi. Una vera e propria concretezza quella del latino che emerge sia nella centralità dell’idea di tempo sia nel primato concettuale della politica e del concetto di stato, denominato con la parola res.

Che l’attenzione alla politica sia insita nel lessico latino lo si deduce dal rapporto che intercorre tra la parola liber, “libro”, e l’aggettivo liber, “libero”. Fuor d’ogni vana retorica: la cultura e la conoscenza di una lingua che ha caratterizzato la storia dell’Europa per secoli ci rendono liberi e ci mettono in grado di recepire criticamente e autenticamente la realtà. Se i classici sono quei libri che non hanno mai finito di dire quel che hanno da dire, come ricordava Calvino negli anni ’80, forse quelli latini hanno una marcia in più grazie alla loro innata concretezza e alla loro facoltà di dare sfogo all’immaginazione e a quelle “fantasie sostitutive” che rinnovano il rapporto tra mente e mondo.

Continua a leggere qui Siblings: quando la difficoltà diventa risorsa

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Giornalismo: presentato “Stampa e potere” https://www.cataniapubblica.tv/giornalismo-presentato-stampa-e-potere/ https://www.cataniapubblica.tv/giornalismo-presentato-stampa-e-potere/#respond Wed, 22 Feb 2017 19:32:55 +0000 http://cataniapubblica.tv/?p=42065 Storie di vita difficile, scritte affinché le persone capiscano quanto la libertà di stampa significhi democrazia, spiega l'autrice Patrizia Maltese.

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Storie di vita difficile, scritte affinché le persone capiscano quanto la libertà di stampa significhi democrazia, spiega l’autrice Patrizia Maltese. Guarda l’intervista.

di Elisa Catanzaro

“Vita difficile quella dei giornalisti in Sicilia […]. Devono fare i conti con intimidazioni, minacce, querele temerarie, mobbing o licenziamenti. […] Non sono soltanto numeri da statistica ma persone con i loro problemi […] famiglie da mantenere, figli da far studiare, affitti da pagare”.

È un passo del libro “Stampa e potere. Storie di censura giornalistica” della scrittrice e giornalista Patrizia Maltese, che raccoglie una dozzina di storie di cronisti siciliani e che è stato presentato ieri a Palazzo Dusmet.

A introdurre il saggio, edito da Villaggio Maori, la docente di Sociologia Politica Rossana Sampugnaro.

“Un libro che parla di crisi del giornalismo, di storie e sofferenze individuali, trattate senza troppi orpelli” – ha detto in apertura del dibattito. Ma il testo rispecchia una riduzione complessiva delle garanzie sociali, spiega aggiungendo: “Questa storia é lo specchio di quello che sta avvenendo in più settori e che i giornalisti riescono a documentare con maggiore ricchezza”.

Da sinistra Priulla, Sampugnaro, Maltese, Mangano, Albanese

“La Sicilia sembra esasperare le negatività dell’intero paese – ha detto, prendendo la parola, lo scrittore Raffaele Mangano, che ha curato la prefazione del libro. Qui il rapporto tra giornalisti e potere ha assunto caratteristiche estreme anche se in tutto il Paese dall’avvento di Berlusconi si è esasperato il concetto di giornalista al servizio di”. Una situazione in netta contraddizione, ha spiegato, con il patto di fiducia che dovrebbe esserci tra stampa e lettore.

Quindi è intervenuta la sociologa Graziella Priulla che ha sottolineato come il crollo di fiducia verso i giornalisti è stato determinato in larga parte dalla classe dirigente, ma “In questo modo si mettono tutti in un calderone che fa comodo al potere. La seconda cosa che fa comodo é la precarietà dei giornalisti, che diventano fragili, ricattabili, esposti. E questo non fa male solo ai giornalisti ma a tutti noi”. “Ma non ce ne accorgiamo – ha concluso – manifestiamo per tutto ma non per la mancanza della libertà di informazione mentre parte del disastro in cui versa Catania, nasce da storie come queste.”

Il giornalista Fabio Albanese ha poi ripercorso i difficili momenti che hanno preceduto il licenziamento di un’intera redazione.
“La parabola iniziò quando Telecolor finì nelle mani di Ciancio. Durante un servizio – ricorda – parlammo dello scempio di piazza Europa, cosa che provocò l’intervento magistratura, salvo scoprire che nel cantiere oltre Virlinzi c’era anche Ciancio stesso. L’azienda ci presentò quindi un decalogo con scritto cosa dovevamo fare, fra cui non mettere piede in redazione se non nelle ore di lavoro, ci dicevano quando prendere le ferie e che avremmo dovuto accettare l’ingresso in redazione di un’agenzia d’informazione. Non accettammo e cominciarono i licenziamenti. L’unico politico che ci fu vicino fu Giovanni Burtone – ha concluso – che per anni non ebbe possibilità di apparire sul giornale né di scrivere il ricordo di Rino Nicolosi di cui era il delfino”.

Dal monopolio dell’informazione e dai metodi berlusconiani è partita l’autrice del libro affermando: “Berlusconi? Rispetto a Ciancio è un dilettante perché quel sistema l’ha inventato lui”.
La giornalista ha poi spiegato perché ha scelto di scrivere delle storie individuali. “Sono più o meno storie fotocopia. Storie che toccano. Al di là di dati e numeri ci sono le persone che, per un motivo o un altro, si trovano a fare i conti con la quotidianità”.

Fra le storie raccolte nel libro anche quella di chi scrive e della nascita di questa testata.
Guarda l’intervista all’autrice.

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Le parole sono importanti #4 VIDEO https://www.cataniapubblica.tv/le-parole-sono-importanti-4-video/ https://www.cataniapubblica.tv/le-parole-sono-importanti-4-video/#respond Sat, 11 Jun 2016 12:53:44 +0000 http://cataniapubblica.tv/?p=37282 Ultima puntata, prima della pausa estiva, di "LPSI , Errori e orrori nei titoli di giornale" la rubrica condotta da Elisa Catanzaro con Graziella Priulla.

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Ultima puntata, prima della pausa estiva, di “LPSI , Errori e orrori nei titoli di giornale” la rubrica condotta da Elisa Catanzaro con Graziella Priulla, dedicata oggi alla rappresentazione mediatica delle donne di potere e a qualche buona notizia per augurarvi buone vacanze. 

Una settimana caldissima dal punto di vista della cronaca nera con tantissimi altri episodi di femminicidio, ci ha spinto ad approfondire, ancora una volta, come i titoli di giornale raffigurino un sentire comune sbagliato, ad esempio confondendo le cause di un atto violento con le giustificazioni dello stesso.

Poi abbiamo affrontato il tema delle amministrative o meglio la rappresentazione mediatica che si è data delle candidate donne, e infine abbiamo trattato anche qualche buona notizia.

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Le parole sono importanti #3 VIDEO https://www.cataniapubblica.tv/le-parole-sono-importanti-3-video/ https://www.cataniapubblica.tv/le-parole-sono-importanti-3-video/#respond Sat, 04 Jun 2016 13:06:32 +0000 http://cataniapubblica.tv/?p=37170 Terza puntata di "LPSI , Errori e orrori nei titoli di giornale" la rubrica condotta da Elisa Catanzaro con Graziella Priulla, dedicata al tema del femminicidio.

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Terza puntata di “LPSI , Errori e orrori nei titoli di giornale”  la rubrica condotta da Elisa Catanzaro con Graziella Priulla, dedicata al tema del femminicidio.

Partendo dall’ultimo eclatante fatto di cronaca avvenuto domenica 29 maggio a Roma dove Vincenzo Paduano, ex fidanzato della 22enne Sara Di Pietrantonio, ha poi confessato di averla uccisa e data alle fiamme, ci siamo dedicate al femminicidio.

Troppo spesso, infatti, il modo in cui vengono raccontati gli episodi di violenza sulle donne, anche quelli che non giungono poi all’uccisione, hanno a che fare con modelli stereotipati e probabilmente inconsci, di comportamento nelle relazioni tra uomo e donna.

Lo sforzo dei giornalisti dovrebbe dunque essere quello di non assecondare questi modelli e provare a raccontare in un modo diverso questi fatti di violenza.

Nella puntata Graziella Priulla, docente di Sociologia della Comunicazione, ci suggerirà ad esempio quali parole e frasi non usare.

 

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Le parole sono importanti #2 VIDEO https://www.cataniapubblica.tv/le-parole-sono-importanti-2-video/ https://www.cataniapubblica.tv/le-parole-sono-importanti-2-video/#respond Sat, 28 May 2016 15:53:52 +0000 http://cataniapubblica.tv/?p=37043 Seconda puntata di "LPSI , Errori e orrori nei titoli di giornale" in cui si analizzano le principali notizie della settimana.

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Seconda puntata di “LPSI , Errori e orrori nei titoli di giornale”  la rubrica condotta da Elisa Catanzaro con Graziella Priulla, in cui si analizzano le principali notizie della settimana.

Oggi abbiamo parlato della gara di “misure” messa in atto su Instagram tra Susan Sarandon e Salma Hayek, e riportata, come spesso accade anche dai giornali, della passione sfrenata di Berlusconi per i selfie, ma abbiamo toccato anche argomenti importanti come il femminicidio e la violenza sulle donne.

Di seguito la fotogallery dei titoli di cui ci siamo occupate oggi

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Giornalismo e tecnologia: il punto di vista di una “giovane”. https://www.cataniapubblica.tv/giornalismo-e-tecnologia-il-punto-di-vista-di-una-giovane/ https://www.cataniapubblica.tv/giornalismo-e-tecnologia-il-punto-di-vista-di-una-giovane/#respond Sat, 25 May 2013 12:34:58 +0000 http://www.cataniapubblica.tv/?p=13053 Abbiamo già parlato dell'incontro organizzato dal Tavolo su come la tecnologia stia cambiando il giornalismo, qui diamo la possibilità a chi al giornalismo si sta appena avvicinando, di raccontare cosa ha visto ieri.

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Abbiamo già parlato dell’incontro organizzato dal Tavolo su come la tecnologia stia cambiando il giornalismo, (http://www.cataniapubblica.tv/giornalismo-protagonisti-a-confronto-nel-meeting-del-tavolo/)
qui diamo la possibilità a chi al giornalismo si sta appena avvicinando, di raccontare cosa ha visto ieri.

di Chiara Carbone

La prima cosa che salta agli occhi, assistendo al dibattito, è lo scontro generazionale. Due idee di giornalismo completamente differenti a confronto. Da una parte quella di chi ha deciso di puntare sul cambiamento e sul web, che cerca non solo di adeguarsi al presente, ma di guardare al futuro.

Dall’altra parte la “vecchia scuola”, che si è formata in redazioni che non avevano ancora visto l’avvento del pc. Una vecchia generazione di giornalisti che punta il dito contro i giovani che si improvvisano professionisti e che spesso, per il solo fatto di saper utilizzare uno smartphone o un tablet, li scavalcano e prendono il loro posto nelle redazioni. Si parla dei laureati in Scienze della Comunicazione non adeguatamente formati durante gli anni universitari, di contenuti scadenti pubblicati per la necessità di aggiornare i siti frequentemente, di un bombardamento di informazioni che punta alla quantità anziché alla qualità.

Ma non si comprende che la sfida del futuro è proprio questa: riuscire ad emergere nel mare magnum della rete proponendo contenuti sempre aggiornati, quasi in tempo reale, senza che questo vada a discapito della qualità.

Il meeting è iniziato con l’intervento di chi si chiedeva con rammarico come una città “viva” dal punto di vista editoriale come Catania sia potuta rimanere così indietro.

La risposta è presto data: fino a quando si continuerà a guardare al passato con nostalgia e a vedere quei giovani armati di telefonini di ultima generazione come delle minacce, anziché come una risorsa da formare; fino a quando si guarderà alla rivoluzione digitale con disprezzo e ai nuovi mezzi con sospetto, senza riuscire a scorgerne le immense potenzialità; fino a quando si utilizzeranno momenti di confronto pensati per discutere di nuovi temi, per riaprire vecchie diatribe, allora sarà impossibile anche solo parlare di futuro.

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Giornalismo: protagonisti a confronto nel meeting del Tavolo. https://www.cataniapubblica.tv/giornalismo-protagonisti-a-confronto-nel-meeting-del-tavolo/ https://www.cataniapubblica.tv/giornalismo-protagonisti-a-confronto-nel-meeting-del-tavolo/#comments Fri, 24 May 2013 19:15:34 +0000 http://www.cataniapubblica.tv/?p=13035 Oggi 1° meeting sui media organizzato dal Tavolo delle Imprese dal titolo: "Rivoluzione tecnologica: come cambia l'informazione a Catania". Un dialogo tra protagonisti del giornalismo catanese, rivolto agli imprenditori e al pubblico presente.
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Oggi 1° meeting sui media organizzato dal Tavolo delle Imprese dal titolo: “Rivoluzione tecnologica: come cambia l’informazione a Catania”. Un dialogo tra protagonisti del giornalismo catanese, rivolto agli imprenditori e al pubblico presente.
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Giornalismo: come cambia l’informazione a Catania. Meeting del Tavolo. https://www.cataniapubblica.tv/giornalismo-come-cambia-linformazione-a-catania-meeting-del-tavolo/ https://www.cataniapubblica.tv/giornalismo-come-cambia-linformazione-a-catania-meeting-del-tavolo/#respond Thu, 23 May 2013 06:47:40 +0000 http://www.cataniapubblica.tv/?p=12982 Il gruppo di imprenditori intende ragionare assieme ai protagonisti dell'informazione locale, sui cambiamenti che la tecnologia ha imposto al mestiere di giornalista.

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Il nuovo modo di fare giornalismo, prodotto dall’avvento del digitale terrestre e dall’ingresso prorompente dei giornali online, sarà al centro del 1° Meeting rivolto ai media catanesi, dal titolo “Rivoluzione tecnologica: come cambia l’informazione a Catania”.

L’incontro con i protagonisti, sarà impostato sul modello del brainstorming, cioè un dialogo informale e coinvolgente, animato da tutti gli attori dell’editoria catanese. Per leggere l’attualità con lo sguardo proiettato verso il futuro, esprimendo un atto di partecipazione al cambiamento sociale e culturale che investe la città, come spiegano dal Tavolo.

“La società moderna si impernia sull’informazione offerta dai mass media – afferma l’imprenditore Giuseppe Ursino – con ricadute rilevanti dal punto di vista culturale, sociale, economico e politico. Con l’evoluzione delle tecnologie si trasforma il modo di fare informazione e ragionare su questi cambiamenti è un must”.

Il meeting sarà anche condito dalla caricatura tagliente del vignettista Totò Calì, che dà una visione scompigliata e un po’ confusa del giornalista di oggi.

L’incontro si terrà venerdì 24 maggio, a partire dalle 15.30 alla Joyà Academy, di Via Scuto Costarelli 26.

L’evento è libero, aperto alla città.

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Giornalismo: crisi e nuove professionalità. https://www.cataniapubblica.tv/giornalismo-crisi-e-nuove-professionalita/ https://www.cataniapubblica.tv/giornalismo-crisi-e-nuove-professionalita/#respond Mon, 13 May 2013 07:03:15 +0000 http://www.cataniapubblica.tv/?p=12714 L'incontro è stato organizzato dall'Assostampa e ha fornito l'identikit del giornalista del futuro.

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Gestione avanzata dei social network, programmazione web, esperienza in cultura digitale, acquisizione continua di nuove abilità tecnologiche.

È il ritratto del giornalista del futuro, perlomeno in Italia, ma negli Stati Uniti, in Inghilterra, o in Germania è già questo il profilo di chi per lavoro si occupa di informazione.
Anche la redazione tradizionale, con una “catena di produzione” delle notizie sempre uguale e sedi come quelle delle grandi fabbriche, è destinata a scomparire.

È questa per grandi linee la sintesi dell’incontro sul tema “Giornalismo tra crisi e nuove professionalità – appunti da Perugia”, organizzato dall’Assostampa di Catania sulle ultime novità internazionali legate alla professione; trasformazioni emerse in occasione del recente Festival del giornalismo di Perugia.

A parlarne, la giornalista Rosa Maria Di Natale, introdotta da Daniele Lo Porto, segretario provinciale dell’Assostampa. La professionista ha fornito ai colleghi, e a studenti della facoltà di Scienze della comunicazione, un ampio e dettagliato resoconto di quanto discusso a fine Aprile a Perugia, oramai considerata dai giornalisti europei, la “città del giornalismo del futuro”.
Un appuntamento annuale, giunto alla sua settima edizione e consolidata occasione di analisi a tutto tondo, sulle dinamiche internazionali dell’informazione, e i riflessi su ciò che sarà il giornalismo in Italia, in termini di formazione professionale e di modelli di business, ancora lontani dall’aver trovato nuove forme di ricavi sicuri.

La Di Natale a Perugia ha tenuto un workshop sul mobile journalism per conto dell’Ona, l’On line news Association, e in particolare ha segnalato l’atteso intervento di Emily Bell, già responsabile del segmento digitale al Guardian, ora direttrice del Tow Center alla Columbia University, e autrice del dossier “Post industrial journalism”. Ne è uscito fuori uno scenario piuttosto impegnativo per i giornalisti, dove a salvare le grandi aziende non ci sarà più la pubblicità. A sopravvivere sarà appunto il professionista iper specializzato, lontano dal modello del “cronista tuttologo”, che ha oramai perso il ruolo di “custode unioi” delle notizie, e che sempre più spazio dà a Twitter e Facebook, ormai fonti di notizie, Iperlocali o nazionali, alimentate più dai cittadini che dai giornalisti stessi.

Alla relazione è seguito il dibattito con la partecipazione di Luigi Ronsisvalle, vice segretario nazionale della Federazione della stampa, di Alberto Cicero, segretario regionale dell’Assostampa, di Piero Maenza, già responsabile della sede Rai di Catania, di Graziella Nicolosi e di alcuni giovani aspiranti giornalisti.

Nella foto Rosa Maria Di Natale e Daniele Lo Porto.

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